#sottocento. Inchiesta sui piccoli spazi teatrali indipendenti a un anno dalla pandemia. Nel 4° appuntamento intervistiamo Nuovo Teatro Sanità, Napoli.
#sottocento vuole indagare insieme alle direzioni artistiche degli spazi più esposti (piccoli teatri, indipendenti, ecc.), quali siano state le problematiche affrontate e da affrontare, quali le strategie di sopravvivenza messe in atto – economiche artistiche e umane. Leggi l’introduzione completa
Abbiamo posto le 6 domande di #sottocento al Nuovo Teatro Sanità di Napoli, diretto da Mario Gelardi.
Quali attività avete messo in campo per reagire a quest’anno di pandemia?
Nella prima fase abbiamo cercato una sostenibilità economica per tutto il collettivo che gestisce il teatro. Abbiamo creato una cassa comune in modo che ognuno di noi potesse avere un gettone per sopravvivere. Nella seconda fase abbiamo provato a progettare percorsi alternativi al classico spettacolo, soprattutto progetti di creazione comune, scritture a più mani, abbiamo continuato a lavorare sui rapporti internazionali cercando di essere pronti a quello che il presente ci presentava.
Quali contributi statali, regionali o comunali siete riusciti a intercettare?
Noi riceviamo circa 20.000 euro da Mibact come ente di formazione nell’ambito del perfezionamento professionale di giovani drammaturghi (ART.41). Cifra similare dalla Regione Campania. Fondi abituali a cui si sono aggiunti solo 2000 euro per le partite iva che ha dato lo stato. Il Comune non è pervenuto.
Valutando la situazione attuale dal punto di vista economico e organizzativo, quanto potete sopravvivere ancora?
Il nostro orizzonte arriva fino a settembre se le cose restano in questo modo. Non abbiamo ricevuto alcun ristoro come tutti i teatri sotto i cento posti, i costi di una possibile ripresa con le normi vigenti sono impraticabili per noi.
Con le condizioni sanitarie attuali riaprireste il vostro teatro?
Attualmente la nostra sala potrebbe ospitare 22,5 persone. Al magrissimo incasso andrebbero sottratte anche le spese per la sanificazione e i previsti tamponi ogni 72 ore. Dobbiamo restare chiusi ora per non chiudere per sempre. Cercheremo di rafforzare ancora di più la nostra vocazione di residenza per giovani artisti.
Cosa chiedete adesso alla politica nazionale, agli enti locali e alle grandi istituzioni culturali (teatri pubblici, musei, università, fondazioni….)?
Iniziamo da una parte positiva, le grandi istituzioni culturali della Campania ci sono state davvero vicino. Cito il Teatro Stabile di Napoli che ci ha dato la possibilità di portare in scena un nostro spettacolo, A Freva. Il Museo Madre, diretto da Laura Valete, ha sostenuto e ospitato tutti i nostri progetti estivi. Il Teatro Bellini di Napoli ci aveva aperto le porte dando ospitalità ai nostri spettacoli, ma il nuovo lockdown ci ha fermati. Infine il Napoli Teatro Festival che recepisce sempre le nostre proposte. I laboratori sono sostenuti attualmente dalla Fondazione Altamane Italia, in questo modo possono continuare a restare gratuiti per i nostri allievi. Per lo Stato ci sentiamo invisibili.
Ci raccontereste un’attività, messa in campo in questo periodo da un’altra realtà teatrale, che vi ha interessato o colpito?
Ci è piaciuta molto l’iniziativa del Teatro Pubblico Campano, che ha premiato con ben 5000 euro a testa dieci giovani drammaturghi campani. Abbiamo seguito con interesse le iniziative del Teatro Bellini di Napoli e Mezz’ore d’autore del Teatro Due di Parma.
Nuovo Teatro Sanità per #sottocento
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