Fuori Programma – International Dance Festival, dopo la prima tappa estiva al Teatro India (qui un nostro approfondimento), presenta dal 17 al 30 settembre la seconda parte di festival in alcuni luoghi del V Municipio, con gli spettacoli di Zerogrammi, Balletto Civile e Spellbound Contemporary Ballet. Intervista alla direttrice Valentina Marini. Articolo in media partnership.
Questa seconda parte di Fuori Programma 2020 presenta tre diversi approcci alla danza: dallo studio quasi antropologico dei gesti di M.A.D. (Balletto Civile, 19-20/09) alla danza pura ed emozionale in Spiazzato (Spellbound Contemporary Ballet dal 28 al 30/09), fino alla rielaborazione coreutica di un romanzo per Elegia (Zerogrammi, 17-18/09). Ci racconteresti da questo punto di vista, quali sono aspetti che emergono e cosa si aspetteranno gli spettatori?
Sono tutti progetti nati e pensati per spazi aperti, non sono stati concepiti per spazi chiusi e poi riadattati. Pensando a Elegia delle cose perdute nato a partire dal romanzo I Poveri dello scrittore portoghese Raul Brandao e che aprirà questa seconda tappa, volevamo recuperare quegli sguardi verso i grandi orizzonti che si ritrovano nell’archivio fotografico che documenta i primi due anni di residenza del progetto di Zerogrammi, pertanto abbiamo pensato che il luogo ottimale potesse essere il parco Alessandrino.
M.A.D._Museo Antropologico dell’Attore è uno spettacolo che nasce in maniera evidente e dirompente sotto le restrizioni del Covid: Michela Lucenti è partita dalla lista dei protocolli di limitazioni sotto ogni profilo e l’ha rielaborata in questa immaginaria visita guidata di teche-bolle al cui interno sono rinchiusi i danzatori e che sono la trasposizione performativa delle limitazioni pandemiche che abbiamo vissuto. Ma anche questo “museo immaginario” è stato pensato per una dimensione all’aperto.
Il progetto di Spellbound è una commissione per gestire gli spazi del V municipio e trasformare i cortili non propriamente in piccoli palcoscenici, perché si mantiene sempre una dimensione site specific, ma in un’occasione che racconti in corpi e gesti la condizione di reclusione delle persone vissuta durante il periodo del lock-down. Delle singole performance all’interno dei vari cortili presentate i primi due giorni, verrà poi restituita una visione d’insieme in un piccolo docufilm visibile online il 30, in grado di ricucire diversi sguardi e punti di vista.
Ciascuno a proprio modo, dunque, i tre spettacoli si confrontano con il tempo attuale, sia sul piano formale (le teche come materiali separatori tra uomini, la rievocazione della reclusione negli ambienti casalinghi fino all’invasione del digitale) che su quello tematico, dove parole chiave sono spaesamento, riscatto, preghiera. Come pensi che si comporteranno nel prossimo futuro danzatori, coreografi, curatori e organizzatori per adattarsi/ribellarsi allo stato d’eccezione in cui viviamo?
Ci sono diverse forme d’adattamento e non sempre tutte positive; esistono modi, però, a patto che si abbia qualcosa di forte da dire, che trasformano quella condizione limitativa in un momento di ispirazione da cui elaborare suggestioni, stati d’animo collegabili alla situazione attuale che evitano la banalità o il didascalismo. Certo, si protrarrà anche un filone di spettacoli sul tema, portando l’artista a “fare pur di fare”, in una condizione in cui il limite supera la creatività che si mette in atto nell’attraversarlo.
La ribellione però non potrà essere scevra dalla consapevolezza di quanto sta accadendo: ci sono state sempre infinite mutazioni nelle diverse ere geologiche, le modalità con cui ogni artista attraversa gli choc addizionali cambia di volta in volta, sta a ciascuno di noi alzare il livello oppure scegliere di accomodarsi. Io spero che potremo approdare a un modo di vivere e convivere con quanto ci influisce e descrivere un nuovo ecosistema all’interno del quale gli autori possano avere un maggiore margine di pensiero e di elaborazione artistica.
Vorrei rilanciare uno spunto: questa condizione ci ha costretto a guardare fuori dalla scatola nera, dalla dimensione spaziale più tradizionale; in quei casi in cui davvero l’artista ha qualcosa da dire si sono trovate delle soluzioni ambientali molto interessanti, tra performance outdoor e spazi non teatrali. Ecco potrebbe essere questa una spinta a poter utilizzare questa prospettiva molto di più e non solo “in emergenza”.
Il rapporto con il luogo, quindi con gli spazi adiacenti al V Municipio, è diventato sempre più fondante. Come viene vissuta questa coabitazione dai cittadini? Quanto si sentono coinvolti?
È una cittadinanza particolare questa del V Municipio, c’è tanta varietà e spontaneità che sono già un valore, sebbene possa esserci anche un approccio iniziale di estraneità nei confronti di certe forme artistiche, ma a un certo punto bisogna darsi la mano, bisogna trovarsi! In questi giorni ci sono le prove del progetto di Spellbound all’interno dei cortili, dunque l’incontro avviene in diretta, la reazione della gente del posto è diversissima, ma già costituisce una frizione interessante, che crea un pensiero.
C’è un necessario ritorno a una platea non costituita di soli addetti ai lavori; bisogna interrogarsi rispetto a quello che facciamo e capirne il senso rispetto a una fruizione di questo tipo. Una performance, soprattutto in questo caso, non può ruotare su se stessa, deve per forza trovare un gancio per entrare in relazione con un’umanità che normalmente non andrebbe a vedere uno spettacolo di danza contemporanea. Anche questo è un gioco che volevo innescare. Io amo molto questo quartiere e il lavoro stratificato negli anni, promosso e operato dal Teatro Biblioteca Quarticciolo, ha creato i presupposti per cui un’operazione come questa non plani da Marte come qualcosa di totalmente avulso. Osservare come diverse umanità si confrontino tra loro è un altro degli scopi per cui non per forza si deve lavorare chiusi in teatro. L’attraversamento di luoghi, spazi, ambienti è qualcosa che mi interessa molto, dà prova di non rimanere fermi.
Dall’abbraccio circolare della prima tappa estiva all’esplosione verso il fuori di questa tappa settembrina, che sembra porsi felicemente a contrasto con quell’atteggiamento timoroso che stiamo recuperando nella vita di tutti i giorni. Che cosa augura ai propri spettatori Fuori Programma, attraverso tutti i suoi appuntamenti?
Auguro il piacere di ritrovarsi, in tutte le direzioni, tra spettatori, tra organizzatori, tra artisti, riconnettere tutte quelle congiunture che si erano sfilacciate durante i periodi di lontananza. Auguro agli spettatori che, attraversando queste attività volutamente gratuite, possano assumere un più libero approccio, anche senza il pensiero, lo stress di dover pagare un biglietto. Quello che mi auguro è che questa offerta culturale venga percepita come un dono, con cui iniziare a rendere partecipi diverse fette di umanità e che siano delle partecipazioni non occasionali ma continue nel tempo. Già l’anno scorso avevamo presentato le camminate al parco; quello stare insieme “obbligato” ha portato le persone a salutarsi come se si conoscessero da prima, anche se così non era. Il mio augurio è che si possa ricreare sempre di più questa sensazione di familiarità, e trovare in Fuori Programma un luogo in cui far nascere nuove relazioni, spontaneamente.
*Programma spettacoli*
17 e 18 settembre ore 19.00 e ore 20.00, Parco Alessandrino
Zerogrammi/Stefano Mazzotta
Elegia
Prima romana
19 e 20 settembre ore 21.00 e ore 21.30, Parco Alessandrino
Balletto Civile/Michela Lucenti
MAD
Prima romana
28 e 29 settembre ore 19.30 e ore 20.00, Cortili di Via Manfredonia e Via Ostuni
Spellbound Contemporary Ballet/Mauro Astolfi
Spiazzato
Prima assoluta
30 settembre ore 20.30, online sulla pagina facebook del Festival
Spellbound Contemporary Ballet/Mauro Astolfi
Spiazzato
Prima visione
*Programma incontri*
17 settembre ore 18.00, Teatro Biblioteca Quarticciolo
Incontro sulla performance di Zerogrammi
a cura della Casa dello Spettatore
19 settembre ore 20.00, Teatro Biblioteca Quarticciolo
Incontro sulla performance di Balletto Civile
a cura della Casa dello Spettatore
20 settembre ore 12.30 Incontro streaming sulla pagina Facebook del festival
Incontro con Dalila D’Amico e Michela Lucenti