Al Todi Off 2020, dal 3 al 6 settembre 2020, quattro gli spettacoli in rassegna al Teatro Nido dell’Aquila: Barletti/Waas, Anton Giulio Calenda, Nicola Russo, Phoebe Zeitgeist. Materiali creati in Media Partnership.
Verso l’alto. Se il teatro è una strada tortuosa di montagna, se farlo è cercare sentieri e punti d’appoggio, se dall’alto è più evidente il panorama della realtà tutta intorno, allora che a Todi Off 2020 gli spettacoli in scena dal 3 al 6 settembre – tutti alle ore 19 con ingresso gratuito su prenotazione – siano tutti nel Teatro Nido dell’Aquila non è da sottovalutare. Chissà se l’onomastica, capace di far immaginare una dimora accogliente in cima a un percorso pericolante di rocce e fatica, non sia un buon viatico per riprendere a fare teatro in questo inizio di una stagione enigmatica, intrisa di postumi sensibili dentro e fuori la grande pandemia di Covid-19 che ha colpito il mondo intero.
Si comincia il 3 settembre con Barletti/Waas, coppia ormai storica del teatro contemporaneo italiano e tedesco che si misura con una progetto legato al mondo classico, portando in scena il debutto nazionale di Parla, Clitemnestra!, (ovvero: se di parole fosse fatto il mondo) Un’eterna tragedia in versi. Il testo, dell’attrice e autrice Lea Barletti, affonda nel personaggio dell’Orestea che da moglie di Agamennone si macchia di colpe assassine verso il grande re acheo e che, pertanto, sarà a sua volta uccisa dal figlio Oreste. Ma quali ragioni avranno spinto Clitemnestra a compiere un simile omicidio? Barletti – attraverso la cui scrittura si intravede in trasparenza la sorte di molte donne contemporanee – indaga i molti antefatti che la tragedia sottoespone, antefatti di profonda violenza e privazione, in virtù dei quali la donna è incapace di sopportare oltre. Saranno Simona Senzacqua e Gabriele Benedetti ad agire in scena un dialogo che ne scavi la motivazione, finché per una volta, almeno, la storia infestata di morte da ogni direzione sappia disinnescarsi e bloccare il destino di sangue.
Ancora un debutto il 4 settembre, con Anton Giulio Calenda che presenta D.N.A. Dopo la nuova alba, il nuovo testo dell’autore che sarà diretto da Alessandro Di Murro per il Gruppo della Creta. Una situazione sospesa tra il reale e l’irreale, dove i personaggi agiscono storie intrecciate attorno a una domanda fondamentale: se gli uomini fossero particelle come li vedremmo muoversi tra loro e porsi in relazione? L’idea intrigante sembra porre attenzione sul legame tra la vita di superficie, quella trascorsa da esseri umani nel mondo attraverso le proprie azioni, e la vita biologica di ognuno, intesa come un contenitore di particelle che entrano tra loro in un rapporto di contatto o separazione. Come se, in fondo, la vita fosse metafora di sé stessa. Ai cinque attori – Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Maria Lomurno, Eleonora Notaro, Laura Pannia – il compito di saper restituire questa forma complessa ma di sicura attrazione.
Nicola Russo scrive e dirige invece Christophe o Il posto dell’elemosina, al debutto il 5 settembre. È questa la storia invece di un uomo, conosciuto molti anni prima dall’autore e che rivive attraverso le lettere scambiate allora; il mondo dentro e fuori Cristophe, sans-papiers conosciuto a Parigi, che vive di elemosina per le strade della capitale francese, dal 1995 a oggi emerge in tutta la sua evidenza, con tutto il fascino di una vita di strada che, dall’apparente povertà esteriore, rivela una profondità interiore capace di rivivere sul palco. A far da contraltare alla sua storia sarà quella di un ragazzo italiano che si legherà ai ricordi di Cristophe, clandestino di un’epoca ormai lontana, capace però di portare con sé tutta la poesia di una vita ai margini, perché sia esempio di un’accoglienza oggi sempre più difficile da attuare.
Sarà Phoebe Zeitgeist a chiudere, il 6 settembre, la rassegna umbra con Aspra. La compagnia milanese, nata nel 2008, presenta questo debutto regionale liberamente ispirato ai testi di grandi autori come Fassbinder, Bataille, Mishima, Copi, Bachmann, Jelinek; l’idea compositiva del regista Giuseppe Isgrò, con in scena Francesca Frigoli e Chiara Verzola, è quella di unire queste suggestioni testuali a una ricerca sonora del Live electro acoustic di Shari DeLorian, con il fine ambizioso di combinare un vero e proprio concerto fatto di musiche mutanti, di corpi e di parole, così da esplicitare l’espressione di quegli artisti, il loro rapporto con la realtà, attraverso una ricerca filosofica profonda e rivitalizzata attraverso la concretezza sensibile del suono.
Redazione
La rassegna avrà luogo dal 3 al 6 settembre 2020. Qui tutte le info