Il tempo della follia e la follia del tempo: i Rimbambimenti di Andrea Cosentino. Visto a Kilowatt Festival 2020. Recensione
In un’intervista rilasciata sulla sua raccolta di racconti La sinagoga degli iconoclasti, lo scrittore Juan Rodolfo Wilcock afferma che le teorie scientifiche che l’umanità ha prodotto lungo i secoli si sono rivelate sbagliate, ridicole e bizzarre. Quelle di oggi sulla fisica quantistica sono poi «diventate completamente folli: perché i calcoli vengano bene si deve credere che l’elettrone non sta in nessun posto, che non si muove a nessuna velocità, che non lo si potrebbe mai trovare, e che un’onda è allo stesso tempo una particella». Le sue parole sollevano così una questione. È il nostro sguardo che studia il mondo naturale a esser folle, o è la natura stessa che manifesta una sua oggettiva follia?
Lo stesso problema si ripresenta sotto altra forma nel lavoro Rimbambimenti di Andrea Cosentino, visto all’Auditorium Santa Chiara di Sansepolcro, nel programma di Kilowatt Festival 2020. Si tratta di un primo studio per una conferenza-spettacolo sul tempo, accompagnato dal pianista Fabrizio De Rossi Re e con la consulenza drammaturgica di Dario Aggioli, che gioca proprio su questa ambiguità dell’analisi scientifica della temporalità. Immaginiamo che a parlare sia un vecchio fisico specialista del tempo, affetto dal morbo di Alzheimer: si cadrà in un cortocircuito dove è difficile distinguere realtà e finzione, la scienza dalla non-scienza. Infatti, le cose folli che il fisico riferisce al pubblico sulla temporalità e che cerca di spiegare attraverso gag con oggetti di scena improbabili (come uno scopettone del water e una banana), con associazioni bizzarre (e.g. il buco nero e la droga), con discorsi privi della minima logica lineare e proposizionale, sono tali perché lo scienziato è affetto da follia, o perché egli riconosce con lucidità l’andamento delirante del tempo? In altri termini, chi soffre dei Rimbambimenti? Il fisico o il tempo?
Provo a chiarire il problema distinguendo due interpretazioni della conferenza-spettacolo. La prima è che Rimambimenti descriva il «tempo della follia». Se il capitolo 3 dell’Ecclesiaste ha ragione nel decretare che c’è un tempo per ogni cosa (uno per nascere e uno per morire, uno per seminare e uno per raccogliere, ecc.), così c’è anche un tempo per ragionare e uno per impazzire. Il fisico ha ragionato tutta la vita sui misteri della temporalità, ma ora è arrivato il suo momento di perdere la ragione. Ciò che Cosentino legge e cerca di spiegare con mezzi comici ed eccentrici dipende dalla sua difficoltà a esprimere i concetti partoriti dalla mente di un vecchio scienziato pazzo. Si ride e si delira, insomma, di fronte allo spettacolo della senilità umana.
D’altro canto, è anche possibile leggere Rimbambimenti come un esperimento di divulgazione scientifica sulla «follia del tempo». Il fatto che il vecchio fisico sia malato di Alzheimer non ci deve trarre in inganno. Prima di cadere nella pazzia, egli ha fatto in tempo a registrare con rigore e genio una serie di fenomeni che dimostrano scientificamente che il tempo stesso è pazzo. Qui si raggiunge quindi la conclusione opposta rispetto all’esegesi precedente. I gesti e i discorsi cretini di Cosentino sono volute strategie scientifiche per rendere ancor più evidenti i folli paradossi temporali: un modo serissimo per esprimere il gioco delirante del tempo, che come già scriveva Eraclito è un «bimbo che tira a dadi: il regno di un fanciullo».
Quale delle due interpretazioni è corretta? La risposta che forse Cosentino suggerisce è che non va adottata la logica dell’aut aut, bensì dell’et et. Alla domanda «Chi soffre dei Rimbambimenti? Il fisico o il tempo?» occorre rispondere: «entrambi». Il fisico rimbambito dall’Alzheimer ha trovato il modo di rispecchiare con parole e azioni assurde il rimbambimento del tempo. Le fluttuazioni della sua mente rispecchiano alla perfezione le indeterminazioni quantistiche, il suo contino andare e tornare nei ricordi coincide con i viaggi “avanti e indietro” nel tempo, le vibrazioni delle stringhe cosmiche che producono la realtà che conosciamo non sono diverse dalle emozioni destate dalle melodie suonate da De Rossi Re al pianoforte. Il fisico pazzo non studia dunque più il tempo folle come qualcosa di diverso da sé. Tramite la sua follia, egli lo conosce perché è diventato il tempo.
Lo stesso spettacolo rispecchia infine in piccolo il mondo grande della natura. Come il lavoro parte apparentemente dalla battuta «comunque buonasera» a quella finale «E voi chi siete? Che vogliono da me?», quando invece il suo inizio e la sua fine sono simultaneamente presenti nel testo della drammaturgia, così anche il tempo sembra seguire una progressione lineare, benché in realtà contenga già in sé tutti gli eventi passati, presenti, futuri. Anche il teatro è dunque il luogo del rimbambimento – un’esperienza folle per precipitare nella più grande, cosmica follia.
Enrico Piergiacomi
Auditorium Santa Chiara di Sansepolcro (AR), Kilowatt Festival – Luglio 2020
RIMBAMBIMENTI
di e con Andrea Cosentino, Fabrizio De Rossi Re
collaborazione alla drammaturgia Dario Aggioli