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L’Opera nell’era della distanza, al Circo Massimo

Il 16 luglio l’Opera di Roma da il via alla stagione estiva al Circo Massimo: sei produzioni inaugurate dal Rigoletto di Daniele Gatti e Damiano Michieletto, nel rispetto del distanziamento per spettatori e artisti.

Damiano Michieletto durante le prove. Foto di Kimberley Ross

Si dice che non importi quante volte si cada, l’importante è rialzarsi. Il teatro cade da secoli: spinto dalla censura, per lo sgambetto del progresso o buttato giù dalla crisi economica. Lì, in ginocchio, da solo, si è sempre rialzato, con grandissima dignità e disponendo quasi sempre solo delle proprie forze. Oggi il mondo intero è in crisi e, con terribile leggerezza, si crede che il teatro non sia una priorità della ripartenza. Anche oggi, allora, il teatro si alza da solo, fiero, fastidiosamente indistruttibile.

È così che, con tempi contingentati e un’apparente semplicità disarmante, il Teatro dell’Opera di Roma presenta la sua nuova stagione estiva 2020. Tutti gli spettacoli previsti a Caracalla vengono slittati al 2021, con la solida speranza che lì rimangano, e 6 nuovi appuntamenti vengono allestiti in quattro e quattr’otto: due opere in forma di concerto, due concerti, un balletto e un’opera in forma scenica. Il tutto su un gigantesco teatro all’aperto creato ad hoc al Circo Massimo, pensato per il distanziamento dei cantati e degli spettatori: 1400 posti a sedere e 4 ingressi, per 1500 metri quadrati di palcoscenico.

Non devono stupire i numeri – per quel che riguarda le dimensioni del palco sono le stesse di Caracalla – ma lo spettacolo con cui si è deciso di inaugurare questa particolare stagione: l maestro Daniele Gatti e il regista Damiano Michieletto porteranno in scena quella che probabilmente è la prima opera mai pensata nel rispetto delle norme anti-Covid. In un contesto moderno, della malavita anni ’80, con gangster e auto in scena, il loro Rigoletto (in scena dal 16 al 20 luglio e trasmesso in diretta su Rai 5 la sera della prima) sarà “a distanza”, con cantanti che non si potranno toccare e, si passeranno oggetti indossando i guanti. Il tutto coadiuvato da tre operatori steady che riprenderanno i cantanti live sul palco e altri spezzoni video realizzati con la Indigo film. Michieletto non è certo estraneo a questa pratica di fare teatro e i limiti, in questo caso, diventano occasione di creatività. Vedremo sul palco nel ruolo di Rigoletto Luca Salsi, Iván Ayón Rivas come Duca di Mantova e Rosa Feola interpreterà Gilda.

Seguiranno due opere concerto, entrambe dirette dal maestro Stefano Montanari. La prima, il Barbiere di Siviglia di Rossini (6 repliche dal 22 luglio al 16 agosto), con Davide Luciano come Figaro, Giorgio Misseri nel ruolo del Conte d’Almaviva e Chiara Amarù in alternanza con Miriam Albano nel ruolo di Rosina, oltre a Marco Filippo Romano (Don Bartolo), Nicola Ulivieri (Don Basilio), Francesca Benitez (Berta) e Alessandro Della Morte (Fiorello), proveniente dal progetto “Fabbrica” del Teatro dell’Opera di Roma. La seconda La vedova allegra di Franz Lehár, eseguita in lingua originale da Nadja Mchantaf nel ruolo di Anna Glawari e Markus Werba in quello di Danilo Danilowitsch, oltre a Andrea Concetti (Mirko Zeta), Hasmik Torosyan (Valencienne), Juan Francisco Gatell (Camille de Rossillion), Simon Schnorr (Vicomte Cascada), Marcello Nardis (Raoul de St. Brioche), Roberto Maietta (Kromow), Andrii Ganchuk (Prischitsch), Sara Rocchi (Prascowia), Timofei Baranov (Bodganowitsch e ancora Marianna Mappa (Sylviane), Angela Schisano (Olga), dall’edizione di quest’anno del progetto “Fabbrica”.

La scelta di allestire un balletto nel rispetto delle norme di distanziamento è un’ulteriore sfida, accettata dal coreografo Giuliano Peparini, che per l’Opera di Roma ha già realizzato Lo schiaccianoci e Il Romeo e Giulietta, e che ora porta in scena Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi (dal 25 luglio al 3 Agosto) su base registrata dell’Orchestra del Teatro dell’Opera con Vincenzo Bolognese come violino solista. Il corpo di ballo, sotto la direzione di Eleonora Abbagnato, porterà in scena il capolavoro di Vivaldi ripercorrendo le stagioni che vive la coppia durante una relazione, con l’innamoramento che nasce in Primavera, la passione che si sviluppa nell’Estate, l’indebolimento dell’amore in Autunno e la fine della relazione coincidente con l’Inverno. Il tutto accompagnato dalla voce narrante di Alessandro Preziosi e danzato rimanendo a un metro di distanza. Vedremo impegnati nell’impresa i danzatori Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Sara Loro, Marianna Suriano, Michele Satriano, Claudio Cocino, Alessio Rezza e Giacomo Castellana.

Foto Kimberley Ross

Chiude il ciclo di spettacoli l’attesissimo Omaggio a Roma, concerto di Anna Netrebko e Yusif Eyvazov (Dal 6 al 9 agosto). La coppia si star internazionali, in arte e nella vita, torna a Roma dopo sette anni dalla Manon Lescaut diretta da Muti che li ha fatti incontrare per la prima volta. Questa volta, diretti dal maestro Jader Bignamini, si esibiranno nei brani d’opera più famosi del loro ampissimo repertorio da Verdi a Puccini, passando per Dvorák, Mascagni, Francesco Cilea e Umberto Giordano.

Vale la pena di ricordare che, a latere di questa piccola ma sostanziosa stagione estiva decisamente sui generis, l’Opera di Roma è rimasta sempre attiva per i suoi spettatori nel duro periodo del lock down, rendendo disponibili gratuitamente online (sulla piattaforma di Rai Play e in alcuni casi su YouTube) moltissimi titoli degli scorsi anni registrati in video, ritrovabili facilmente sulla pagina del sito del teatro alla voce: “Teatro digitale”.

Sarà difficile sapere quando tutta questa incertezza generale e in particolare quella dei lavoratori dello spettacolo avrà fine. Con certezza però possiamo dire che si comincia a reagire con forza, lanciandosi in nuovi, si spera graditi, esperimenti.

Flavia Forestieri

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Flavia Forestieri
Flavia Forestieri
Flavia Forestieri ha studiato all’Università “La Sapienza” di Roma, laureandosi in Letteratura, Musica e Spettacolo, con una tesi in storia della musica sull’opera di Bertolt Brecht “Ascesa e caduta della città di Mahagonny”, e, successivamente, in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi sulla regia lirica contemporanea, analizzando quattro regie de “La traviata” di Verdi. Dopo aver vinto il bando Luiss “Generazione cultura”, ha lavorato in ambito della comunicazione come addetta e stampa e social media manager alla Reggia di Caserta. Attualmente frequenta il Master in “Drammaturgia e Sceneggiatura” all’Accademia Nazionale “Silvio d’Amico” di Roma. Dal 2017 collabora con Teatro e Critica occupandosi di recensioni di spettacoli d’opera.

2 COMMENTS

  1. Quella del rigoletto è stata una regia orribile: un capolavoro teatrale massacrato scenicamente. E anche fuorviante, perchè trasferisce l’orgia del potere (uno dei temi dell’opera di Hugo e di Verdi) nel suo opposto. Segno dei tempi, della peggiore delle decadenze in cui viviamo. Musicalmente invece è stata eccellente: per direttore orchestra e cantanti un applauso meritatissimo

  2. Ottimo il Rigoletto al circo Massimo di Roma. Lo trovo davvero un capolavoro. Fondere il classico con il moderno in assoluta armonia è davvero da persone geniali. Lo spettatore sembra leggere due storie contemporaneamente: ” il re si diverte” e ” il covid si diverte”. Allestire uno spettacolo nel rispetto delle norme di distanziamento è davvero da eroi. Bravissimo Michieletto, un mostro di bravura.

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