Per la rubrica Quinta di Copertina parliamo di TbqVoices, nuovo trimestrale edito dal Teatro Biblioteca Quarticciolo
Cominciare da un trimestrale, ripartire dal pensiero, aprire le pagine invece del sipario, finché questo è ancora inagibile. Accade al Teatro Biblioteca Quarticciolo: il nuovo comitato di gestione, tra le varie opportunità di creazione di contenuti online con i quali cominciare a manifestare una presenza dopo l’assegnazione dello spazio, ha immaginato una rivista. TbqVoices sarebbe dovuta nascere anche nella sua versione cartacea e consegnata agli spettatori dell’ex teatro di cintura.
D’altronde uno degli effetti della pandemia, con la chiusura dei teatri, è stato proprio quello di rimescolare ruoli e campi di azione, i teatri che si stanno ponendo seriamente la questione della produzione dei contenuti online hanno ben compreso la possibilità dell’approfondimento creando spazi editoriali inediti.
In questo senso anche TbqVoices è un passo prezioso che ha l’ambizione di mettere in contatto la periferia con il piano nazionale e internazionale; Valentina Valentini (che intervista anche Luca Bergamo) nel suo prologo corale spiega come gli interventi siano nati da una domanda: Che ora è?
Nel primo numero del trimestrale (curato da Giorgio Andriani, Dalila D’Amico, Valentina Marini, Federica Migliotti, Antonino Pirillo, Valentina Valentini e con una versione anche in inglese) troviamo Roberto Latini con una risposta poetica; Ermanna Montanari che regala una Miniatura campianese inedita; Il Teatro delle Albe (Marco Martinelli e Ermanna Montanari) si confronta con un tentativo di analisi della situazione e la gestione difficile del Teatro Rasi di Ravenna; un’analisi lucida delle questioni politiche e organizzative del comparto spetta a Carlotta Garlanda: «.[…] le nostre vite di lavoratori dipendono fortemente da un mercato che ci ha abituato a degli standard che non reggono il confronto con alcuni dei più avanzati paesi europei, sia per quanto riguarda i temi della tutela che il reddito medio»; lo sguardo di Mario Martone è in grado di tenere insieme la New York degli anni ‘80 con la periferia napoletana di oggi; il coreografo libanese Omar Rajeh evidenzia come ci sia necessità di ricominciare mettendo in evidenza qualità come attenzione e solidarietà; Ilenia Caleo mescola la forma diaristica con la riflessione politica; Chiara Bersani e Marta Montanini cercano parole e immagini per guardare fuori dall’isolamento della quarantena e dall’isolamento dato dalla disabilità; alle radici giocose del fare teatro è diretto lo scritto di Franco Lorenzoni, «Ci può essere un teatro solitario in cui il lenzuolo steso tra uno sgabello e il divano si fa tenda, vela o vessillo e comincia un’avventura che riguarda solo chi la compie.»
Poi ci sono le fotografie originali di Paolo Cenciarelli, che ha fermato in un bianco e nero senza tempo strade e Palazzi del Quarticciolo, quasi a voler rispondere proprio a quella domanda, “Che ora è?”. È l’ora del vuoto, ma, come dimostra l’ex teatro di cintura, è un’assenza da riempire col pensiero.
Andrea Pocosgnich
info: https://www.tbqvoices.com/
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