Teatro in Video. Dedichiamo il 54° episodio della nostra rubrica a Flavio Bucci, recentemente scomparso, attore potente e geniale sia nelle prove cinematografiche che in quelle teatrali. Qui lo ricordiamo con I giganti della montagna del 1989
Quel viso allungato, il naso generoso, gli occhi scuri, in alcune foto sembra Al Pacino. Ma era nato a Torino, nel maggio del 1947, Flavio Bucci, 7 anni più tardi della star hollywoodiana; se n’è andato in silenzio, lontano dalla ricchezza dei divi del cinema, passando gli ultimi anni in una casa famiglia a Passoscuro, vicino Roma, fino alla scomparsa avvenuta il 18 febbraio del 2020. A proposito di divi americani, Bucci fu la voce italiana di John Travolta nella Febbre del sabato sera. In una intervista apparsa sul Corriere nel 2018 disse «Mi presentano a Travolta: Vedi John, lui è la tua voce italiana. E io: ma sarà lui che è la mia faccia americana».
Quella stessa intervista, di Giovanna Cavalli, colpisce per un finale commovente, nel quale l’attore afferma «la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?».
In questi giorni in molti lo ricordano per i ruoli in pellicola, l’esordio con Elio Petri ne La Casse operaia va in paradiso, fino al Divo di Paolo Sorrentino. In televisione prestò il volto plastico allo sceneggiato su Ligabue, era il 1977. Ma il personaggio con cui rimase nella memoria popolare di intere generazioni fu il Don Bastiano del Marchese del Grillo, un prete ribelle che il marchese interpretato da Sordi trova sul proprio cammino in una chiesetta sconsacrata in mezzo alla campagna: in una scena da presepe allucinato l’ex parroco è un brigante cinico e sboccato. Il monologo che pronuncerà prima della ghigliottina non avrebbe potuto avere interpretazione migliore.
Ma Bucci, nato attorialmente allo Stabile di Torino, segnò il proprio percorso anche con importanti allestimenti teatrali, negli anni ’90 fu particolarmente legato ad Aksentij Ivanovič Popriščin, il protagonista di Diario di un pazzo di Nikolaj Gogol’, lo portò in scena per una decina di anni con una versione firmata da Mario Moretti.
Quella che vi presentiamo qui è una messinscena del 1989 con la regia di Mauro Bolognini de I giganti della montagna di Luigi Pirandello. Bucci non poteva che vestire i panni di Cotrone, tra gli altri con lui in scena c’era Irene Papas, l’occasione era quella di una registrazione Rai dalla Valle dei Templi di Agrigento per la rassegna Panatenee Pompeiane. Bucci è un mago Cotrone che qui gioca con la voce, in un’interpretazione enfaticamente ironica, qua e là in maschera, ma anche in grado di divenire improvvisamente furente e carnale.
Andrea Pocosgnich
Aggiornamento: purtroppo la Rai ha chiesto l’eliminazione del video da youtube
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