#MolloTutto e apro un teatro: una rubrica per raccontare di resistenza teatrale. Nel #5 appuntamento Alessandra Crocco e Alessandro Miele raccontano la loro esperienza di Ultimi Fuochi Festival e l’apertura di uno spazio a Spongano, in Salento. Intervista
Aprire un teatro in luoghi periferici, in zone in cui le politiche territoriali non siano necessariamente abituate a gestire le attività culturali pensando al palcoscenico come uno dei primi luoghi deputati alla costruzione di un senso di comunità, in cui la comunità stessa non sia solita inserire il teatro nel novero delle possibilità di offerta, per consuetudine o per necessità. In un momento in cui i concetti di resistenza e resilienza culturale ritornano frequentemente abbiamo deciso di provare a indagare e raccontare, attraverso le parole dei protagonisti, delle piccole e grandi storie di coraggio, piccoli e grandi progetti che trovano casa per volontà fuori dai grandi centri e dai grandi giri di circuitazione nazionale.
Perché hai aperto un teatro in un territorio simile?
Dal 2014 lavoriamo in alcuni piccoli centri del Basso Salento. Ci siamo capitati un po’ per caso, un po’ perché cercavamo dei luoghi dove far nascere da zero un nostro progetto.
Noi non siamo nati in quella zona. È stata una scoperta, un innamoramento, un mettere a reazione la nostra identità e il nostro bagaglio di esperienze con una realtà che non conoscevamo.
A volte le iniziative culturali in provincia si focalizzano sulle tradizioni, sul racconto del locale. Si rischia di non guardare con lucidità al presente e soprattutto di non immaginare un futuro. La storia di un luogo fa parte del DNA dei suoi abitanti, è imprescindibile, ma è solo la base da cui partire per continuare a trasformarsi, a creare.
La sfida più interessante in questo territorio ci sembra questa: mettere a reazione il passato con il presente, l’identità con l’alterità, creare ponti tra il locale e il mondo, percorrere strade poco battute.
Confidiamo in cortocircuiti imprevedibili che possano dare ancora più senso al nostro lavoro.
Come hai fatto? Quali sono le difficoltà che incontri?
Negli anni ci siamo arricchiti delle energie dei ragazzi che partecipavano ai nostri laboratori, abbiamo scoperto il territorio grazie alle loro famiglie, siamo entrati nelle scuole e ci siamo confrontati con gli insegnanti, abbiamo conosciuto giovani artisti come Cristiana Verardo, che ci affianca per la parte musicale, e ci siamo visti con il tempo circondati da una comunità che aveva voglia di accompagnarci in un percorso.
Da questo innamoramento è nata un’idea: “Ultimi Fuochi”, un festival che porta spettacoli di teatro contemporaneo in luoghi naturali segreti all’ora del tramonto (gli ultimi fuochi del giorno). Gli spettatori si affidano a noi e salgono su delle navette, ignari della destinazione, per scoprire il teatro in parchi, oliveti, campi affacciati sul mare, aree archeologiche.
Con due edizioni di festival siamo diventati sempre di più e ora stiamo per aprire un teatro in uno spazio pubblico, un ex mercato coperto a Spongano (circa 3500 abitanti a 45 km da Lecce), grazie al finanziamento di “Luoghi Comuni”, un’iniziativa delle Politiche giovanili della Regione Puglia e dell’Arti.
Le difficoltà non sono poche. Lavoriamo con piccole economie e facciamo i salti mortali per ottenere comunque il massimo dei risultati. Ma soprattutto ci esaspera che, anche alla luce di risultati molto positivi, dobbiamo sempre ricominciare da capo a causa di un sistema che spesso non scommette fino in fondo sui giovani.
Quali sono gli obiettivi?
Ci proponiamo di rendere lo spazio dell’ex mercato coperto di Spongano un teatro in divenire. Dal punto di vista tecnico ed estetico non è ancora un teatro ma per quanto riguarda l’aspetto comunitario crediamo di essere già molto avanti.
Poi vorremmo continuare a fare il Festival, avere la possibilità di confrontarci con una programmazione più a lungo temine, su più anni.
Un altro nostro obiettivo è offrire sempre ai ragazzi che seguono i nostri laboratori spettacoli di alta qualità e dare loro la possibilità in un futuro di scegliere il teatro non solo come hobby ma anche come un lavoro, magari al nostro fianco.
Ci proponiamo di attirare sempre più persone diventando un centro anche se in periferia, in contatto con altri centri con cui ci sentiamo già idealmente collegati.
Alessandra Crocco e Alessandro Miele per Teatro e Critica