Claudio Morici presenta Il grande carrello al Teatro Biblioteca Quarticciolo, spettacolo tratto dal libro omonimo di Fabio Ciconte e Stefano Liberti edito da Laterza. Recensione
Chi decide cosa mangiamo? Ci siamo mai interrogati, vagando sperduti per le corsie di un supermercato, che significato abbia quella disposizione, quale sia il processo che porta i prodotti prima sugli scaffali e, subito dopo, nella nostra dispensa? Ce lo raccontano Fabio Ciconte e Stefano Liberti ne Il grande carrello edito da Laterza, rielaborato da Claudio Morici nell’omonimo spettacolo visto al Teatro Biblioteca Quarticciolo. Siamo in America, è il 1930. Anche questa, come tutte le rivoluzioni che si rispettino, nasce in un garage, dove Michael Cullen decide di avviare il proprio business sostituendo alla vendita al dettaglio l’idea dell’ingrosso e del relativo taglio dei prezzi. Passano soltanto sei anni dall’apertura del “King Kullen” perché in America ci siano 1200 supermarket. L’idea viene esportata in Italia solo vent’anni dopo: il primo di questi negozi (una primitiva Esselunga) apre a Milano nel 1958. Oggi, in Italia, il 70% degli acquisti alimentari viene compiuto in un esercizio della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
Claudio Morici ci introduce a questo mondo tanto famigliare quanto, al contempo, sconosciuto e dominato da leggende metropolitane, con un’impostazione scenica semplice, intuitiva: un tavolo sulla sinistra ospita il modello in miniatura della filiera, una poltrona gialla accoglie di volta in volta gli ospiti di questo viaggio, un leggio tiene le fila della narrazione e, sulla sinistra, un telefono rosa, all’antica, è l’unico segno sensibile del mondo supermercato: l’assistenza clienti. La GDO, che gli autori definiscono “partito populista ante litteram“, sembra quella che meglio conosce le abitudini, i gusti, i vizi dei cittadini, o meglio, dei consumatori; essa li ascolta, li studia tramite tessere associative e calcoli sulle vendite, tenta ogni strada per assecondare il loro volere e, spesso, per creare nuovi bisogni da poter soddisfare. Morici ci presenta, uno per uno, i cinque consumatori-tipo individuati dal mercato: incontriamo il Cliente Cacciatore, quello che studia i volantini e conduce studi dettagliati per il confronto delle offerte, che non è fedele né al brand né al supermercato ed è pronto a tradire con il miglior offerente. Il Cliente Pragmatico, macchina in seconda fila con cane, moglie, figli, va dritto al punto, rapido e allenato. Il Cliente Prudente ha bisogno di essere rassicurato, dall’uomo al banco della gastronomia, dalle pubblicità, dalle marche conosciute, mentre il Cliente Esperto vive la spesa come un processo di scelta consapevole a cui dedicare tutto il tempo necessario: etichette, informazioni nutrizionali, certificazioni di qualità sono il suo campo di specializzazione. Infine il Cliente Brand Fan, guidato nella scelta quasi esclusivamente da elementi sovrastrutturali ed emozionali; è quello più legato alle marche, il più fedele.
Sulla poltrona gialla, sedia da talk show, lettino da studio psicanalitico, e nella pluralità vocale di Morici questi personaggi si alternano senza sosta, si incrociano nelle corsie, alla cassa, tra gli scaffali del supermercato. Il lessico non esce mai dal contesto della spesa e le proprietà tipiche del cliente vengono applicate, in un processo inverso, alle sue modalità relazionali. Come siamo agli occhi del mercato, questo vediamo sul palcoscenico. La caccia all’offerta diviene titanica impresa, tenero e paradossale il tentativo di abbordaggio del Cacciatore nei confronti dell’inarrivabile Cliente Esperta, intenta nello studio di calorie, luoghi di provenienza, chilometri di distanza, garanzie di biologicità e sostenibilità. Le categorie clientelari non solo delineano un diverso atteggiamento all’interno del supermercato, ma quasi sempre corrispondono a categorie sociali (ad esempio lavoratori/non lavoratori) e, soprattutto, economiche.
Il linguaggio sconfina continuamente dalla spesa alla quotidianità, dal supermercato alle relazioni personali. Una volta al tavolo l’attore ci guida nell’analisi dei diversi anelli della cosiddetta “filiera”: produttore – industriale – cittadino/consumatore nel tentativo di rintracciare l’origine e, soprattutto, la reale destinazione dei vertiginosi sconti con cui le diverse catene si contendono i consumatori. Dal produttore il prodotto passa all’industria, dove viene raffinato, e poi alla grande distribuzione. Dove sta lo sconto? “Ve lo faccio rivedere”: dal produttore all’industria, per la raffinazione, e poi alla distribuzione. Per comprendere come sia possibile acquistare prodotti ad un costo decisamente inferiore rispetto al costo di produzione dobbiamo, da una parte, risalire al primo vero anello della catena: i braccianti, quella massa di personale sottopagato e sfruttato che lavora i campi del produttore. Dall’altra parte, dobbiamo calcolare il danno all’industria raffinatrice, soprattutto le piccole-medie industrie, per le quali il rapporto con la grande distribuzione comporta una lunga serie di variabili imposte, a cominciare dalla listing fee, la somma da versare per ogni prodotto che viene messo su uno scaffale.
Senza mai abbandonare l’ironia e il gioco linguistico che caratterizzano i suoi testi, Claudio Morici ci accompagna nei significati e nelle conseguenze delle nostre azioni quotidiane e, insieme agli autori del libro, in un processo di consapevolezza nei confronti di un mercato labirintico, globale, complesso. Verso un cliente che possa essere, semplicemente, migliore.
Angela Forti
Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma – dicembre 2019
IL GRANDE CARRELLO
uno spettacolo di e con Claudio Morici
liberamente tratto dal libro di Fabio Ciconte e Stefano Liberti
Terra! onlus, con il sostegno di Lush e in collaborazione con TeatroxCasa