#MolloTutto e apro un teatro: una rubrica per raccontare di resistenza teatrale. Nel #4 appuntamento il direttore artistico Giancarlo Gentilucci ci racconta l’esperienza di Arti e Spettacolo e dello spazio Nobelperlapace a San Demetrio, vicino L’Aquila. Intervista
Aprire un teatro in luoghi periferici, in zone in cui le politiche territoriali non siano necessariamente abituate a gestire le attività culturali pensando al palcoscenico come uno dei primi luoghi deputati alla costruzione di un senso di comunità, in cui la comunità stessa non sia solita inserire il teatro nel novero delle possibilità di offerta, per consuetudine o per necessità. In un momento in cui i concetti di resistenza e resilienza culturale ritornano frequentemente abbiamo deciso di provare a indagare e raccontare, attraverso le parole dei protagonisti, delle piccole e grandi storie di coraggio, piccoli e grandi progetti che trovano casa per volontà fuori dai grandi centri e dai grandi giri di circuitazione nazionale.
Perché avete aperto un teatro in un territorio simile?
Abbiamo aperto uno spazio che inizialmente era una tenda teatro, trasformata in una sala cinematografica, diventata un’aula scolastica, evoluta in luogo di accoglienza e incontro per giovani ed anziani, diventata una casa che ha costruito una grande famiglia di spettatori in un luogo devastato da un sisma.
Il Teatro è stato aperto a ridosso di una tendopoli 3 mesi dopo il terremoto del 6 aprile 2009, perché avevamo bisogno di sentirci attivi, perché pensavamo potesse essere utile alle persone e perché è il nostro lavoro e lavorare ci sembrava la cosa più logica da fare.
Dopo 4 anni, per renderlo meno “emergenziale” e più “stanziale” è stato: svuotato, smontato, trasferito, riprogettato, ampliato, ricostruito, riallestito, 300 metri più in là su terreno concesso in affitto dal Comune. Quindi la domanda la collocherei a questo punto. Perché lo abbiamo ricostruito lì? Avremmo potuto cogliere l’occasione per spostarlo magari nel territorio del Comune dell’Aquila….. e invece no, siamo restati qui. Perché? La risposta è nelle persone e nei rapporti nati in un momento molto complicato con giovani, adulti, artisti che hanno trovato in questo luogo un punto di riferimento e una “casa”. Credo che questo sia il vero motivo.
Come avete fatto? Quali sono le difficoltà che incontrate?
Inizialmente abbiamo spacciato lo Spazio come sala cinematografica perché c’era una maggiore attenzione. Siamo fuori da ogni finanziamento e, interessandoci di teatro contemporaneo e lavorando nella formazione, questo ci rende sicuramente più liberi di interpretare il mondo di oggi.
Lo abbiamo costruito su un sito provvisorio con fondi di privati, che sono stati utilizzati per finanziare anche parte delle prime attività. Il trasferimento della struttura è stato possibile grazie a un finanziamento della Regione Abruzzo che ha coperto parzialmente le spese. Dopodiché, investite tutte le economie delle donazioni, si è aperta una nuova fase. La cosa paradossale è che dal 2009 al 2014 eravamo finanziati dal FUS come organismo di promozione. Poi, quando è entrato in vigore il nuovo D.M., il nostro progetto triennale è stato respinto dal Mibact perché “a forte impatto territoriale” e quindi di competenza regionale. La beffa è che la Regione Abruzzo ha deciso di destinare l’80% delle scarse risorse per la cultura agli organismi già finanziati dal Fus, abdicando così alla sua autonomia rispetto alle scelte statali e, di fatto, lasciando le strutture non Fus (quelle che davvero lavorano sui territori) fuori da ogni canale di finanziamento.
Come ci sosteniamo? L’organico è composto da tre persone impegnate a tempo pieno che contribuiscono al finanziamento delle attività interne, sia con il lavoro nello Spazio (sono remunerate per circa il 40% del loro lavoro) sia con lavori sul territorio nazionale che vengono utilizzati come forma di autofinanziamento. Facciamo poi progetti con Fondazioni private e Enti Pubblici con i quali ammortizziamo una minima parte delle spese.
Oltre noi tre “fissi”, possiamo contare sulla collaborazione costante di altre 4 persone per la formazione, la comunicazione e la gestione dei bandi.
Quali sono gli obiettivi?
Gli obiettivi non sono chiarissimi, infatti spesso cambiamo la rotta del nostro viaggio e continuamente modifichiamo il nostro punto di arrivo perché la società in cui viviamo ci sorprende spesso con la sua insensatezza.
Per il momento, comunque, l’obiettivo è uno solo: restare attivi, per non disperdere tutto quello che è stato realizzato.
Arti e Spettacolo per Teatro e Critica