Teatro in video. In occasione del trentennale dalla caduta del Muro di Berlino, presentiamo il video integrale della coreografia di Pina Bausch Palermo Palermo del 1989, il cui incipit era appunto un muro che crollava.
«Passa qualche secondo e il muro di colpo cade a pezzi, provocando un terremoto che riempie il palco di mattoni accatastati e sbrecciati. È come un presagio. Di lì a poco cade il muro di Berlino. Nel pezzo di Pina Bausch il crollo del Muro è solo la prima minaccia, la prima irruzione lacerante e rischiosa del profondo». Così descriveva Leonetta Bentivoglio l’incipit di Palermo Palermo, iconico stück di Pina Bausch che debuttò a dicembre 1989, mentre aveva visto la prime luci palermitane nella primavera precedente, qualche mese prima di quel 9 novembre, giorno in cui il muro che divideva Berlino Est da Berlino Ovest veniva buttato giù.
Sul palco, in quel muro crollato non c’era previsione – che pure sarebbe potuta essere sorella dell’attenzione quasi sovrumana della coreografa -, non c’era la speranza che la barriera sarebbe stata presto abbattuta, che Berlino potesse riunirsi dopo più di trent’anni e la Germania risollevarsi dal disastro della guerra. Se si fosse fermata a quel pensiero sarebbe stato uno di quelli felicemente naïf, di quelli che sperano che tutto possa andare bene. C’erano le sofferenze di una città come Palermo, a nove anni da un terribile terremoto, a più di quaranta da quella stessa guerra che aveva devastato e lasciato in macerie la città. C’era il paradosso dell’esistenza, dove una donna, la prima ad attraversare la scena polverosa chiedeva che le si prendesse la mano, che la si abbracciasse, mentre nel frattempo veniva messa faccia a terra, mani dietro la schiena, poi seduta, quasi il suo corpo venisse trivellato di pomodori. C’erano il suono lento del marranzano, le campane, c’erano uomini che facevano volare in aria altri uomini. C’era l’anima di una città, impossibile da raccontare in poche parole. C’erano ritmi molli e frenetici, sguardi omertosi e altri richiedenti. C’era terra e c’erano i tazzin ‘i café, , la Santuzza disegnata di fumo e i salti da bambini, processioni in cui lanciare vestiti e veli neri e mani rapide che dalla bocca passavano a disegnare gesti spigolosi e languidi, mondi interi in cui perdersi. C’erano donne e uomini che raccontavano l’anima di una città intera, Palermo come Berlino, spiriti del tempo con le proprie altezze e i propri dolori.
A trentanni dalla produzione di questo spettacolo, è ora possibile vedere liberamente a questo link sul sito pinabausch.org una sua registrazione storica.
IMPRESSIONEN von PALERMO PALERMO ein Stück von PINA BAUSCH from TANZweb on Vimeo.