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Scrittura in azione. Da Lecoq a Spin Time

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«Avrei dovuto partecipare soltanto come uditrice, così da trascrivere tutto quanto sarebbe avvenuto durante il laboratorio, e invece  Pierre Byland mi guarda semplicemente e controbatte: bene, scriverai a casa; adesso sali sul palco e partecipa agli esercizi». A raccontare così è un’amica attrice, F., che incontro allo spettacolo Confusion, il primo della nuova stagione di Spin OFF, visto all’interno della ex sede INPDAP già da sei anni trasformata in una comunità polivalente composta da una grande occupazione abitativa multiculturale e da diverse associazioni artistiche, che condividono spazi e attività.

Quel gentile rifiuto a un approccio esclusivamente teorico della pratica teatrale è indice di una trasmissione che da sempre è stata “corpo a corpo”, che vedeva anche la scrittura come qualcosa di imprescindibilmente legato alla scena. Byland è stato allievo di Jacques Lecoq, poi insegnante del suo teatro per lungo tempo e per molti attori, alcuni dei quali ritrovati all’interno del laboratorio che ha preceduto di alcuni giorni lo spettacolo. F. lo ricorda come uno dei maestri fondamentali che l’hanno instradata verso lo studio del mimo e del clown: «si lavorava moltissimo sul fiasco e sulla comicità che ne scaturiva, spesso, quando non riuscivamo a contenere il riso, a mo’ di finta punizione ci mandava faccia a parete e continuavamo a ridere facendo risuonare tutto il corpo…e andava avanti per ore…».

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La comicità che scaturisce dall’inatteso, la conoscenza profonda del corpo come veicolo primo di trasmissione delle emozioni, la scansione “a numeri”: sono questi i principi attorno cui si costituisce lo spettacolo, originariamente creato e diretto anni prima assieme al grande pedagogo francese. La scena accoglie pochi oggetti, qualche sedia, un tavolo con alcune maschere, si intravede una scala semicelata da una quinta. Ma a entrare per primo non sono né Byland, né la compagna di scena Mareike Schnitker, bensì una piccola palla pazza. Al rapido rimbalzo fa da contrainte  il secondo ingresso di una palla pesante e dura, goffa. Tutto lo spettacolo portato avanti dai due attori si regge su questa alternanza di leggerezza e caduta che intercorre tra riuscita, fallimento e sua accettazione, in un accumulo di situazioni che trascinano pienamente il pubblico straripante dell’Auditorium di Spin Time, che ride e perdona anche qualche slabbratura nel ritmo complessivo.

Nonostante la struttura autonoma dei singoli quadri, è chiara l’intenzione che fa emergere quel Corpo poetico (come titola uno dei volumi di Lecoq, pubblicato un anno prima della scomparsa), con tutte le sue variabili e peculiarità, all’interno della dimensione quotidiana. Sembra di assistere quasi a una sessione di training, in cui gli esercizi vengono presentati direttamente agli allievi: Byland e Schnitker indagano le possibili varianti su temi quali il saluto, la camminata, la postura, l’interazione; le sfumature animalesche e affettive si dipanano da quelle tecniche del corpo che vengono così dispiegate senza preoccuparsi di mantenere un’idea di finzione. Potrebbero andare avanti ancora a lungo, continuando a sfidare un corpo che reca i segni dell’età, pronti per “collezionare altri gesti”, innumerevoli come i segni del linguaggio, poiché «l’azione si è inscritta nelle parole, il linguaggio articolato si è servito di immagini analogiche. Ogni lingua ha riconosciuto una parte di un movimento, ne ha privilegiato un momento […] Le parole contengono nella loro sonorità la dinamica delle materie, delle immagini e delle azioni di cui più o meno si ricordano».

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Confusion ha dunque inaugurato brillantemente la nuova stagione teatrale di Spin Off, che dividerà come di consueto il palco con l’orchestra notturna clandestina diretta da Enrico Melozzi e che per ora ha già presentato i titoli degli spettacoli fino a fine gennaio. Una metà stagione (dal titolo “Senza di noi”) che vedrà sul palco artisti vicini, consapevoli e incuriositi dell’identità del luogo, scelti, all’interno delle lunghissime riunioni del collettivo, con la volontà di dare uno spazio a Roma a progetti che difficilmente avrebbero potuto accedervi (la seconda parte di stagione sarà composta quasi integralmente da compagnie non romane). Tra le proposte in fieri c’è la possibilità di far sì che Spin Time Labs diventi anche luogo per residenze artistiche, cogliendo in pieno una delle necessità della Roma teatrale, a patto che si prosegua nella direzione di un sempre maggiore coinvolgimento con le dimensione abitativa di questo luogo, proseguendo una pratica già sicuramente in atto, che vede aumentare il numero degli abitanti curiosi di esplorare il mondo teatrale che vive letteralmente ai loro piedi, liberi di frequentarlo gratuitamente e di trovare sempre maggiori momenti di messa in gioco.

Viviana Raciti

Visto a Spin Off – settembre 2019

CONFUSION
di Jacques Lecoq e Pierre Byland
con Pierre Byland e Mareike Schnitke

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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