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In Liguria, a Deiva Marina, dove il teatro è una piazza sociale


Il Festival Nuove Terre, organizzato da Officina Papage, cerca di ristabilire un contatto tra la piazza e il teatro, nella Liguria meno nota. Recensione de Il Misantropo del Mulino di Amleto

Il Misantropo – Il Mulino Di Amleto, Foto da Ufficio Stampa

Una piazza cittadina. Un palcoscenico a due passi dal mare. Anche in un luogo che non esiste come Piazza Bollo a Deiva Marina – non segnalata su Google Maps, più uno slargo di Via del Bollo – può esistere il teatro. Qui è arrivato il Molière de Il mulino di Amleto, nell’ambito del Festival Nuove Terre – Le Arti della Scena. Il Misantropo è uno spettacolo raffinato che tenta, con i panni della contemporaneità, di dare nuova accessibilità al testo classico nella sua purezza, di suscitare una risata sincera e amara sulla natura sempre uguale dell’uomo. L’allestimento è essenziale: solo un velatino separa il palco da un camerino di sedie e specchi: l’alternanza tra i due ambiti, la compresenza degli attori su fronte e su retro palco suggeriscono una metateatralità, un allestimento nell’allestimento. È ancora, sempre, solo teatro. Nonostante gli incidenti – la pioggia incipiente, due black out generali – la compagnia ha saputo creare un contatto reale ed empatico con la piazza di Deiva. Tra risate e party che sconfinano in mezzo alle sedie, si è levata forte la richiesta di un pubblico già appassionato, partecipe: lo spettacolo va avanti.

Il festival Nuove Terre, alla settima edizione, persegue l’obiettivo di collegare tramite una programmazione teatrale lunga due mesi, luglio e agosto, le varie zone del levante ligure, da Bonassola a Deiva Marina, da Framura a Moneglia e Riva Trigoso, in un territorio che, nonostante la vicinanza dei numerosi centri abitati, soffre di grandi immobilità e chiusura locale. La drammaturgia contemporanea arriva così in luoghi fortemente turistici ma piuttosto dimenticati da un punto di vista culturale, e cerca di porsi sia come attrazione verso l’esterno che come novità per gli abitanti del luogo, coinvolgendo questi, oltre che con gli spettacoli, con varie attività laboratoriali e partecipative quali il raccontafestival, dedicata ai giovanissimi.

Foto via Facebook Festival Nuove Terre

L’organizzazione mira, inoltre, a rendere più accessibile la propria programmazione con un progetto di nuova mobilità, incentivando lo spostamento di pubblici tramite navette e convenzioni con le ciclabili del territorio. Un lavoro a quattro mani con le amministrazioni locali e con le piccole e medie fondazioni come San Paolo, Carispe che, trasversali ed esterne al normale sistema dei finanziamenti teatrali, in questi anni hanno saputo investire e scommettere su numerosi progetti originali in tutto il territorio del Levante (basti ricordare l’attività di teatro scuola Link promossa a La Spezia fino a pochi anni fa).

Spiega Marco Pasquinucci, direttore artistico del festival: «Il progetto Nuove Terre nasce dalla vocazione della nostra compagnia, Officine Papage, che è proprio quella di residenza: cioè il fatto di lavorare direttamente con il pubblico e di porsi in ascolto dei territori e delle loro esigenze. Tra i componenti si è sviluppata la necessità di prendersi la responsabilità da artisti di ricollegare il pubblico agli eventi teatrali, stufi di ritrovarsi a fare spettacolo per gli operatori, in modo da ristabilire un rapporto sano fra un gruppo di persone che ha deciso appunto di salire su un palcoscenico a raccontare una storia e un altro che, seduto, vuole ascoltare».

La piazza di Deiva è piacevolmente rumorosa, piacevolmente piena di un pubblico genuino e popolare, di gente del luogo. «Stasera andiamo a teatro», questo lo spirito con cui un paese tanto piccolo, tanto assorbito da un turismo di massa e pop, sembra aver accolto una proposta alternativa di intrattenimento. Con serietà e interesse questo pubblico eterogeneo si è lasciato trasportare da una compagnia capace e puntuale, seppur molto giovane. Il ritmo del Misantropo è ora serrato, ora più meditativo, la recitazione scorrevole, pulita. Si alternano continuamente scene dalla comicità fisica ed esilarante, con le quali il gruppo di attori riesce a catturare la fiducia e la simpatia dello spettatore, a momenti intimi, più psicologicamente complessi. «Il Misantropo: commedia sulla tragedia del vivere insieme», recita un cartello all’inizio dello spettacolo. 

Hoopelai – Jerome Van Grunderbeeck. Foto da Ufficio Stampa

«Siamo riusciti a diffondere l’intuizione di un festival diffuso tra le varie realtà, coinvolgendo persone, mettendo insieme territori e amministrazioni diverse», continua Pasquinucci. «Queste ultime ci hanno aiutato molto anche nel conoscere e comprendere la differenza tra i pubblici soprattutto rispetto ai territori. La loro collaborazione ci ha permesso di ragionare su una continuità, a una programmazione che incuriosisse il pubblico, che lo rassicurasse ma che nel tempo permettesse il presentarsi di nuovi linguaggi, di nuove prospettive, soprattutto legate alla drammaturgia contemporanea, nell’intento di fornire, col tempo, un minimo di strumenti per poter comprendere nuove complessità».

La fiducia sul campo, costruita anno dopo anno, ha fatto la differenza. «Abbiamo cercato, in questo modo che forse è quello che ci viene meglio ma che forse è anche più necessario, di mantenere aperto un dibattito, di ricreare un contatto persona per persona; perché comunque il teatro è fatto di piccoli numeri, e c’è ancora la possibilità di diventare un riferimento per questi pubblici. Ci deve essere, ed è quello che ci proponiamo di fare promuovendo la qualità prima della notorietà, una sorta di riferimento al di là dell’artista, e qui la figura del residente e dell’organizzatore diventa il tramite: abbiate fiducia e conoscete». 
Il festival continua fino a fine agosto con Officine Papage, Carlo Massari, Sabrina Vicari e Federica Aloiso, Michele Sinisi e Deflorian-Tagliarini.

Angela Forti

Deiva Marina (SP), Festival Nuove Terre – Le Arti della Scena, agosto 2019

IL MISANTROPO
di Molière
con Fabio Bisogni, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Marco Lorenzi, Federico Manfredi/Angelo Tronca, Barbara Mazzi, Raffaele Musella
regia, traduzione e adattamento Marco Lorenzi
visual concept Eleonora Diana
tecnico di compagnia Giorgio Tedesco
assistente alla regia Yuri D’Agostino
foto di scena Manuela Giusto
consulente ai costumi Valentina Menegatti
distribuzione Valentina Pollani – Codici Sperimentali
organizzazione Annalisa Greco
produzione Il Mulino di Amleto – Tedacà
in collaborazione con La Corte Ospitale – residenze artistiche 16-17
Vincitore bando Theatrical Mass Milano 2017

 






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Angela Forti
Angela Forti
Angela Forti, di La Spezia, 1998. Nel 2021 si laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo presso La Sapienza Università di Roma, con un percorso di studi incentrato sulle arti performative contemporanee. Frequenta il master in Innovation and Organization of Culture and the Arts all’università di Bologna. Nel 2019 consegue il diploma Animateria, corso di formazione per operatore esperto nelle tecniche e nei linguaggi del teatro di figura. Studia pianoforte e teoria musicale, prima al Conservatorio G. Puccini di La Spezia, poi al Santa Cecilia di Roma. Inizia a occuparsi di critica musicale per il Conservatorio Puccini, con il Maestro Giovanni Tasso; all'università inizia il percorso nella critica teatrale con i laboratori tenuti da Sergio Lo Gatto e Simone Nebbia e scrivendo, poi, per le riviste Paneacquaculture, Le Nottole di Minerva, Animatazine, La Falena. Scrive per Teatro e Critica da luglio 2019. Fa parte della compagnia Hombre Collettivo, che si occupa di teatro visuale e teatro d’oggetti/di figura (Casa Nostra 2021, Alle Armi 2023).

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