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Viaggi attraverso la danza. Intervista a Sita Ostheimer

Sita Ostheimer, danzatrice, coreografa e direttrice artistica della compagnia berlinese che porta il suo nome dal 2015, all’interno del Festival Fuori Programma 2019, presenterà il prossimo 27 luglio al Teatro India DUE CREAZIONI DEL 2018, Us eTwoIntervista creata in media partnership con Fuori programma 2019.

Us. Sita Ostheimer Company

Hai parlato del tuo lavoro come un’interazione tra mente, corpo, spirito ed emozioni. Come si traduce all’interno del tuo sistema coreografico?

È una domanda molto semplice e molto complessa allo stesso tempo. Prima di creare con i danzatori, ognuno di loro ha bisogno di attraversare un lungo processo di improvvisazioni. Queste sessioni aiutano il danzatore a “muoversi onestamente”; fare ciò per la maggior parte del tempo significa scardinare le proprie abitudini e imparare a focalizzarsi sulle sensazioni che attraversano e circondano il tuo corpo e i movimenti da esso generati.

A proposito del processo di creazione, quali dinamiche attiva?

Il valore di questo tipo di improvvisazione risiede nel fatto che noi tutti iniziamo ad avere lo stesso linguaggio e la stessa comprensione dei movimenti. Ci permette di attivare una lunga serie di processi legati alla consapevolezza del sé, molti dei quali hanno a che fare con il nostro ego, sia all’interno della dinamica di movimento che in relazione alla realtà e al tipo di lavoro che facciamo.

Come lavori con i materiali prodotti dai danzatori durante le improvvisazioni e quali sono le tappe successive nella creazione di una coreografia?

Il materiale in US è improvvisato e prodotto da ogni singolo danzatore. Per cui io non interferisco, ci stiamo muovendo con lo stesso linguaggio. Mentre, il materiale prodotto per pezzi coreografici, come in TWO, è creato da me e ispirato dalle energie dei danzatori con cui lavoro. Una volta che il materiale è fissato, sta ai danzatori farlo proprio. Questi due pezzi sono completamente opposti, anche se creati a partire dagli stessi interpreti e dallo stesso codice di movimento. Creano un assoluto contrasto e sono però intimamente connessi.

Qual è il valore che dai al nome del festival, Fuori programma?

Quando ho incontrato per la prima volta il nome del festival non ne conoscevo il reale significato, tuttavia credo che il termine “fuori” si possa riferire a qualcosa che vada all’esterno, magari all’esterno di noi stessi, invitando gli spettatori a percepire viaggi differenti attraverso la danza.

US

created 2018 for Sita Ostheimer Company
dancers Manuel Molino, Jonathan Sanchez, Jens Schyth Brøndum, Patric Lindström, Sita Ostheimer
choreography Sita Ostheimer and dancers
music Pepe Galán
light Barnaby Booth and Daniele Paive de Miranda
length 25min

TWO

created 2018 for Sita Ostheimer Company
dancers Manuel Molino & Jonathan Sanchez

choreography Sita Ostheimer
music Sita Ostheimer
light Barnaby Booth
length 7:30 min

Presentazione e tutti i contenuti in media partnership con Fuori Programma 2019

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