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La Veronal, forme dinamiche tra gesto e scultura

Marcos Morau, coreografo e fondatore nel 2005 del gruppo La Veronal, è tra gli artisti selezionati all’interno del Festival Fuori Programma 2019. Lo abbiamo intervistato riguardo a Equal Elevations, progetto realizzato per il Museo Nacional de Arte Reina Sofia di Madrid, legato all’opera dello scultore Richard Serra Equal-Parallel: Guernica-Bengasi (1986) che presenterà il prossimo 24 luglio presso il Teatro India. Contenuto creato in media partnership con Fuori programma 2019.

Potresti spiegarci come hai deciso di giustapporre il “Kova movement” all’arte plastica di Richard Serra? Quali sono le analogie che legano i due linguaggi?

Equal Elevations è stato concepito per la fruizione all’interno del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, in una delle aree dedicate allo scultore americano Richard Serra. Focus della performance è dunque la giustapposizione spaziale tra la danza e la scultura, il peso e il movimento, gravità e leggerezza; tra il dinamismo del gesto e quello della scultura. E quando il lavoro è stato presentato poi in altri contesti, senza dunque la presenza delle sculture di Serra, abbiamo lavorato con l’assenza e la memoria dei volumi scultorei. La pesantezza di essi in equilibrio con la levità dello spazio circostante crea un rapporto unico: i danzatori rappresentano sia il gesto coreografico che quello scultoreo, sono forma e peso, gravità e aria. Le sculture di Serra sono dunque lì, presenti, sono in questo labirinto di forme e pesi ricreato dalla memoria degli interpreti e dagli occhi dei fruitori che li osservano.
Tra il 1968 e il 1969, all’interno di una poesia minimalista che ne divenne il manifesto, Richard Serra sintetizza e definisce il suo lavoro attraverso una serie di azioni che fungono da fonte di ispirazione per la scrittura coreografica: «srotolare,
riporre, piegare, accorciare, ruotare, intrecciare, ammaccare, radere, strappare, tritare, dividere, tagliare, tirare, rimuovere, semplificare, differenziare, disarmare, aprire, mescolare, annodare, versare, gocciolare, scorrere, agitare, ungere, inondare, bruciare, stampare, sollevare, curvare, trattenere, agganciare, sospendere, spargere, appendere, diluire, illuminare, rivedere, modulare, distillare, cancellare, sistematizzare, riferire, forzare, parlare…»

Non solo scultura: come hai lavorato con la musica di Steve Reich e in che modo la tua concezione di caduta potrebbe corrispondere al tempo musicale “ritardando”?

La musica di Steve Reich è sempre stata strettamente connessa al lavoro di Richard Serra. Entrambi, scultura e movimento sono forme di ritmo, ripetizione, costanza e, soprattutto, presenza. Richard Serra e Steve Reich sono stati spesso associati l’uno all’altro ed è facile trovare punti di contatto e di fuga tra i loro linguaggi. La musica di Reich ci aiuta nella reiterazione di un concetto: a progredire, diventare ed evolvere. La musica non solo ci muove in una direzione, ma porta con sé il teatro e le ombre dei materiali in ferro, il loro volume, peso, matericità e la relazione di essi con lo spazio. Il mistero ricreato da questi due artisti che coincide con uno spazio tempo ben preciso e che pone in contatto i loro lavori in maniera rinnovata, sviluppa così una partitura formale nata dagli assunti di intensità, ordine e plasticità.

Cosa pensi della relazione tra gli spazi museali e la danza rispetto a quella tra danza e teatro?

Credo che gli spazi espositivi non dovrebbero essere sacralizzati e che gli artisti dovrebbero essere in grado di abitare differenti contesti. Lo spettatore è colui che, ora più che mai, ha bisogno di essere smosso e portato fuori dalla sua comfort zone, ha bisogno di fruire di un’arte che non possegga limiti tra la fruizione museale e la necessità di tradurre il mondo circostante, scuotendoci e ponendoci delle domande.

Che valore dai al significato del nome del festival, Fuori Programma?

Ritengo sia un’alternativa a qualcosa di dato per certo, l’altra faccia della medaglia, una prospettiva diversa. O forse siamo coloro che hanno abbandonato il sistema e l’idea preconcetta di come dovrebbe essere un festival… Dovremmo dunque considerare cosa voglia dire “essere dentro” o essere “fuori” per capire come è diviso il mondo, il pubblico e le idee.

EQUAL ELEVATIONS

prima nazionale

regia e coreografia: Marcos Morau

produzione La Veronal

creazione per quattro danzatori

Presentazione e tutti i contenuti in media partnership con Fuori Programma 2019

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