Una Quinta di copertina dedicata al prezioso volume recentemente uscito per Editoria & Spettacolo: Scritti vol.1, 1938-1974 di Tadeusz Kantor, curato da Silvia Parlagreco.
Il Novecento ci ha dato artisti di teatro in grado di lasciare una visione non sfuggente, compatta e facilmente assimilabile della propria arte, alcuni addirittura capaci di trasmetterla attraverso metodologie e scritti, Maestri che hanno fatto, in qualche modo, scuola. Ce ne sono altri poi che al contrario, più o meno volutamente, o spesso per formazione e vocazione, non avrebbero mai potuto creare delle linee di discendenza chiare e nette. Tadeusz Kantor è uno di questi: la sua provenienza e formazione dal mondo delle arti visive, la sua necessità di procedere attraverso un pensiero rabdomantico che si esplicitasse per mezzo di una ricerca continua, mai doma, hanno fatto in modo che la personalità del grande artista polacco si stagliasse in modo frammentato, in una continua mobilità. Bisogna però ammettere che questa immagine sfocata, di un pensiero artistico “in perpetuo movimento”, paradossalmente è arrivata in Italia nel suo momento finale e forse più statico: quello del Teatro della morte. Lo spiega bene Silvia Parlagreco (nome imprescindibile per gli studi e le pubblicazioni kantoriane) nella postfazione al primo volume di un trittico dedicato agli scritti di Kantor, edito da Editoria & Spettacolo nella collana Ripercorsi, con la traduzione di Ludmila Ryba.
Questo volume di quasi 500 pagine è dunque fondamentale per il nostro paese perché per la prima volta sistematizza gli scritti del regista de La classe morta con un lavoro di traduzione eseguito direttamente sulla lingua originale, indicizzando un percorso di tracce sparse che finora il lettore italiano poteva raccogliere soltanto attraverso il reperimento di frammenti presenti in altri libri, non sempre disponibili in italiano. Parlagreco lavora su una curatela silente, laterale, aggiungendo solo una breve postfazione e una nota della traduttrice lasciando così fluire il pensiero dell’artista dalla fase iniziale, giovanile, della fine degli anni Trenta, fino al 1974: è un percorso che si svolge attraverso le varie fasi artistiche, con i manifesti che rappresentano i momenti di passaggio, nei quali pittura e teatro si intrecciano. Il simbolismo, il Teatro indipendente, la nascita del Cricot 2, l’approdo all’informale e poi agli imballaggi e agli happening, una corsa continua; fino al manifesto del Teatro indipendente degli anni ’70, ovvero un passo prima della nascita del Teatro della morte, summa e passaggio fondamentale di un artista che ha influenzato il teatro europeo (e non solo) in maniera naturale ed emotiva, attraverso quella “costruzione delle emozioni” che precisava il suo segno in modo inequivocabile, senza fare scuola.
Andrea Pocosgnich
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SCRITTI VOL. 1
1938-1974
di Tadeusz Kantor
editore Editoria & Spettacolo
collana Ripercorsi
a cura di S. Parlagreco
traduttore L. Ryba
data di pubblicazione 2018
EAN 9788832068023
ISBN 8832068028
pagine 484
formato rilegato
prezzo 30 euro