Il Teatro di Roma produce e ospita la prima edizione di Scritture – 6 nuove voci della drammaturgia italiana, ideato da Lucia Calamaro. Abbiamo incontrato gli autori e le autrici per approfondire questo processo collettivo.
Un laboratorio è un luogo protetto. È possibile portare a termine operazioni delicate, andare a fondo della struttura delle cellule, mescolare composti chimici, scindere atomi. Usiamo guanti di lattice, mascherine, macchinari a lungo testati per assicurare la più ferrea sterilità. In un laboratorio si può sbagliare, si deve sbagliare. Lo stesso esperimento deve essere ripetuto decine e decine di volte, su decine e decine di soggetti perché la sua evidenza sia riconosciuta attendibile, possa giustificare una seconda e poi una terza fase di applicazione e arrivare poi a consegnarsi alla comunità di chi beneficerà dei risultati.
Scritture – 6 nuove voci della drammaturgia italiana è il titolo di un progetto di Lucia Calamaro, tra le maggiori autrici del nostro teatro, che prova a fare un passo avanti, ibridando la dimensione laboratoriale con un vero e proprio processo produttivo, grazie al sostegno del Teatro di Roma in collaborazione con Fivizzano27 (spazio indipendente di cui molti artisti in creazione stanno usufruendo) e Carrozzerie n.o.t., baluardo della scena indipendente capitolina.
Mentre l’11 e il 12 maggio e poi dal 16 al 19 il Teatro India accoglierà le sei restituzioni al pubblico, nella Sala C abbiamo incontrato gli autori e le autrici, Marco Ceccotti, Mariagiulia Colace, Mariasilvia Greco, Luca Oldani, Costanza Pannacci e Sara Parziani.
Questi nomi sono stati scelti tra persone che avevano già partecipato ad altri laboratori tenuti dalla drammaturga romana, sono stati scelti – attraverso una prima occasione di selezione a Carrozzerie n.o.t. – a partire da testi non per forza compiuti, da idee messe su carta e contenenti un preciso lavoro attorno alla parola da consegnare a una comunità di spettatori, una parola che emergesse da «qualcosa che ci appartenesse, di cui potevamo parlare», spiega Mariasilvia Greco. Nel mese di aprile gli autori hanno lavorato a una ultima fase di scrittura e ai processi di allestimento in compagnia di Lucia Calamaro e del giornalista e critico Graziano Graziani in qualità di consulente alla drammaturgia.
«La regola era che ciascuno di noi non potesse leggere il proprio testo, veniva letto per la prima volta dagli altri – racconta Luca Oldani – e questo ti mostra subito se funziona o se non funziona. Ho provato, ad esempio, a riscrivere il mio monologo in un testo per cinque attori, ma appunto non funzionava». Il contributo di Lucia Calamaro si è svolto sul testo “detto”, non su quello “scritto”, come se le potenzialità reali di un testo scritto per il teatro si rivelassero solo nel momento della sua “messa in piedi” su un palco.
Nella conversazione torna però la dimensione protetta del laboratorio, un contesto dove è possibile ritrovarsi in una delle sale di un teatro nazionale – lo stesso che non sempre lascia le porte aperte alle nuove creatività – con «una buona dose di ingenuità» che non lascia più che tanto avvertire la tensione di un vero e proprio debutto, specialmente per coloro che realizzano in Scritture una prima esperienza di drammaturgia e regia, o per coloro che – come Marco Ceccotti – si sono sempre mossi ai margini dell’istituzione, spesso anche per scelta. Il co-fondatore della compagnia Il Nano Egidio, molto popolare nei circuiti off romani, vede in Scritture un’opportunità di confrontarsi con un pubblico più ampio, ma anche quella di mettere in crisi il proprio linguaggio, fatto di comicità immediata, «di maschere, di pupazzi: per me non è la prima volta in cui sono autore, ma il risultato è qualcosa di molto diverso, che mi calcia fuori dalla mia comfort zone».
Il momento della restituzione, inserito in un contesto istituzionale, può rappresentare una sfida più alta rispetto a ogni altro laboratorio. Che cosa può aspettarsi il pubblico di fronte a queste Scritture? «Credo che questa sia una fase di scavallamento, è qualcosa di più un esito di laboratorio», commenta Oldani, mentre subito si aggiunge Ceccotti confermando che «questa è una vera e propria produzione: le giornate di prova raggiungono quasi la media di uno Stabile, non lo chiamerei un laboratorio, c’è un reale investimento».
Ed è vero, anche l’atmosfera di attenzione ai dettagli che si respira in Sala C ricorda più quella di una produzione che non di un laboratorio, con tavolino di regia, luce sulla consolle, costumi indosso, memoria da affinare, movimenti scenici da segnare su un copione che appare già un po’ consumato.
Si sarebbe potuto scegliere di assegnare lo stesso impegno economico a un solo autore/autrice, puntare su “una nuova voce della drammaturgia italiana”; invece alla base di questo progetto sembra esserci un interesse di fondo alla dimensione collettiva. Se Mariasilvia Greco e Mariagiulia Colace compaiono anche in veste di interpreti una nel testo dell’altra, in generale il lavoro d’insieme si è incentrato su una generale disponibilità reciproca; «nella fase ospitata da Carrozzerie n.o.t. c’è stato più confronto – rileva Colace – perché eravamo sempre tutti presenti: dopo ogni tentativo scenico ci siamo scambiati idee, mentre qui dentro siamo entrati davvero in una dinamica di produzione, con date, tempi serrati e calendari da rispettare».
L’ambientazione della famiglia è molto tipica nella scrittura teatrale italiana, secondo Graziano Graziani quasi sempre declinata verso elementi «disfunzionali» torna, pur se non sollecitata da indicazioni tematiche, sotto forme diverse, in tutte e sei i titoli: Assenza Sparsa (Luca Oldani); Questa splendida non belligeranza (Marco Ceccotti); Anche i cori russi mi consolano (Mariagiulia Colace); Il mondo cieco (Costanza Pannacci); Romanzo di un’anamnesi (Sara Parziani); Amo i paragrafi corti (Mariasilvia Greco).
A dare corpo a queste parole è un gruppo eterogeneo di attori, due dei quali sono presenti al tavolo della nostra conversazione: Alessandro Pezzali sottolinea l’agio con cui, insieme a Carolina Balucani, si è inserito come interprete, ma ci tiene a ricordare il titolo del progetto: «il focus non è tanto sulla messinscena o sull’arte dell’attore; il pubblico vedrà comunque sei testi, non sei spettacoli, non sei prime». La differenza c’è, come se i riflettori fossero puntati su «sei proposte» di immaginario, sei esperimenti di scrittura, dove il testo mantiene l’importanza principale.
Rivolgendo al gruppo una domanda sul futuro di questi primi esperimenti, la prospettiva resta di certo quella di accogliere Scritture come un invito a dare ai testi una vita produttiva, ma l’aspetto virtuoso di questo progetto pare essere l’occasione di entrare in relazione con altre “voci” e, dunque, la speranza quella di gettare basi solide per la replicabilità di un format che proprio nella dimensione collettiva può confermare la propria identità. «Mi sembra – aggiunge Ceccotti – che per la prima volta la nuova drammaturgia si raccolga in una rassegna e non in un premio o un concorso, forme che in genere non si traducono sulla scena».
Chiudiamo la chiacchierata con un giro di brevi risposte alla domanda: «Perché hai scelto il teatro?».
Costanza Pannacci: «Io provengo dal mondo della psicologia, ma il teatro è stata sempre la mia più grande passione, quindi questo è il coronamento di un sogno. Avrei potuto scrivere le stesse cose in un romanzo o in un saggio, ma credo che ci sia un punto di connessione importante tra psicologia – regno dell’inconscio – e teatro: entrambi sono mondi della rappresentazione, dove si può dare corpo a qualcosa di intangibile».
Mariagiulia Colace: «Io ho a disposizione diversi strumenti: l’illustrazione, la recitazione, carta e matita e corpo. Nel momento in cui è nato il germe di questa mia storia io l’ho visto crescere in uno spazio fatto di altre persone che assistevano e ascoltavano. Così sono venuti fuori dei personaggi a dare corpo al tutto».
Marco Ceccotti: «Per adesso il teatro è l’unico medium di rappresentazione che può supportare le mie idee. Web, cinema, televisione e cortometraggi sono difficili da realizzare. Il teatro resta l’ambiente più facile per creare, e forse l’unico mezzo in cui poter davvero usare. Credo che solo il teatro potrebbe sostenere una mia vicenda personale in cui compare anche Saddam Hussein».
Luca Oldani: «Mi interessa che ci sia un incontro tra una persona viva che parla e altre vive che ascoltano. Si crea insieme una sorta di catarsi e mi affascina che il teatro sia quasi l’unica arte in cui viene accettata la finzione, in cui il trucco del mago sia rivelato di fronte a tutti, in modo da poter esistere in un posto ma anche da un’altra parte».
Mariasilvia Greco: «Mi sono formata nel teatro come attrice, dunque se mi trovo con foglio e penna quello è il mio universo. È come se riuscissi a sentire il ritmo delle parole e questo ritmo dei corpi in scena mi muovesse la fantasia e di conseguenza la scrittura».
Sara Parziani: «Con il teatro è come se si desse vita, carne e ossa a un certo grado di relazione. Diventa più reale, vivo e concreto fuori dall’autore o dall’autrice, qualcosa che non esiste e che improvvisamente appare, acquistando tridimensionalità. È come se per un momento sogno e realtà potessero coesistere, perché tramite il teatro acquistano una forma condivisa».
Sergio Lo Gatto
Teatro India, Roma – 11-12 maggio / 16-19 maggio 2019
SCRITTURE
6 nuove voci della drammaturgia Italiana
ideazione artistica Lucia Calamaro
consulente alla drammaturgia Graziano Graziani
testi di Luca Oldani – Costanza Pannacci – Sara Parziani Marco Ceccotti – Mariagiulia Colace – Mariasilvia Greco
con (o. a.) Francesco Aiello | Giordano Domenico Agrusta | Carolina Balucani
Emilia Brandi | Luca Di Capua | Mariagiulia Colace | Alessandro Cosentini
Mariasilvia Greco | Luca Oldani | Simona Oppedisano | Sara Parziani
Alessandro Pezzali | Emilia Verginelli
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in collaborazione con Fivizzano27 e Carrozzerie|n.o.t
11 maggio ore 18.30 e 12 maggio ore 20.30 (60′)
Luca Oldani
ASSENZA SPARSA
appunti scenici per qualche domanda sull’amicizia
con Luca Oldani
con la partecipazione audio
Dottor Paolo Malacarne, Responsabile del reparto di Rianimazione dell’ospedale di Pisa
Dottor Ugo Faraguna, professore e ricercatore di Fisiologia all’Università di Pisa
Dottor Francesco Tani, Medico in un centro di Riabilitazione neurologica di Sarzana
11 maggio ore 20.30 e 12 maggio ore 18.30 (70′)
Marco Ceccotti
QUESTA SPLENDIDA NON BELLIGERANZA
Una storia così, poi così e infine così
con Giordano Domenico Agrusta, Luca Di Capua, Simona Oppedisano
16 maggio ore 18.30 e 17 maggio ore 20.30 (50′)
Mariagiulia Colace
ANCHE I CORI RUSSI MI CONSOLANO
Ode a un padre militante
con Alessandro Cosentini, Mariagiulia Colace, Mariasilvia Greco
16 maggio ore 20.30 e 17 maggio ore 18.30 (45′)
Costanza Pannacci
IL MONDO CIECO
Indagine su un gruppo di genitori scomparsi sotto gli occhi dei figli assenti
un adattamento di Emilia Verginelli
con Carolina Balucani, Alessandro Pezzali, Emilia Verginelli
18 maggio ore 18.30 e 19 maggio ore 20.30 (50′)
Sara Parziani
ROMANZO DI UN’ANAMNESI
con Sara Parziani
si ringrazia Tiziana Francesca Vaccaro
18 maggio ore 20.30 e 19 maggio ore 18.30 (60′)
Maria Silvia Greco
AMO I PARAGRAFI CORTI
lezioni introduttive sulla solitudine
con Mariagiulia Colace, Francesco Aiello, Emilia Brandi