Il Nano Egidio presenta il suo ultimo lavoro La vita premium nello spazio di Carrozzerie n.o.t. Recensione.
La vita premium segna il ritorno del trio comico-demenziale romano composto da Marco Ceccotti, Simona Oppedisano e Francesco Picciotti che, pur non abbandonando la cifra delle “precedenti stagioni”, elabora una nuova modalità drammaturgica e mette il turbo alla scrittura ibridandola con elementi videografici, centralizzando la presenza attoriale e ridimensionando, fino a eliminare, i segni relativi al teatro di figura. La vis irriverente avanza ancora mutando e scoprendo una nuova forma, e non sorprende che sia un pubblico variegato e affezionato ad accoglierla nello spazio di Carrozzerie n.o.t. per due repliche, entrambe sold out.
Lo spazio è circoscritto a un’«unità abitativa standard»: un letto/tappeto bianco al di sopra del quale troviamo uno schermo su cui scorrerà la narrazione per immagini; la scena è abitata da un pollo di gomma col quale dialoga la protagonista Lucy (Simona Oppedisano) anche lei vestita di bianco e costretta a un’esistenza di contenuti free, standard. Free è l’attributo usato per indicare un’esistenza libera sì ma in quanto privata di elementi che la renderebbero migliore e quindi premium.
A seguito di un lacerante conflitto mondiale – spiegato nel prologo – il mondo è ora dominato dalla privazione: senza colori, senza tridimensionalità, senza un lavoro appagante ma con un’attività di stenti che relega Lucy a cronista televisiva d’arrembaggio. La speranza tensiva verso l’upgrade è raggiungibile però grazie al capo supremo Gentile Lucroso che concede, solo ai più meritevoli e coraggiosi individui abnegati al duro e inutile sacrificio, di passare all’agognata «vita premium». Del resto, il futuro gold non è per tutti ma solo per coloro che sono in grado di ambire al meglio. Proprio quando Lucy si sarà convinta a migliorare la propria misera vita da cronista, ecco che due loschi figuri di Ortignano Raggiolo la costringeranno a porsi delle domande sulla sua scelta…
In sala risate fragorose si alternano a sorrisi sommessi e sardonici, ma anche a densi silenzi e ascolto muto verso una storia che, nel mantenere l’impianto fiabesco tanto nella struttura (prologo – intreccio – agnizione e risoluzione finale) che negli elementi (protagonista – antagonista – “aiutanti”), strizza l’occhio a quell’impostazione della narrativa seriale che è elemento riconoscibile del trio. A spostare la percezione dello spettatore non è tanto il ricorso al genere distopico – al quale siamo avvezzi per il suo uso in ambito letterario e televisivo – quanto la capacità di cogliere con nettezza quegli elementi quotidiani ricorrenti (il dominio delle immagini, il refrain impositivo dei contenuti premium, il dialogo con e attraverso i dispositivi virtuali), esponendoli nella loro schietta evidenza, la quale diventa prima straniata, grottesca e poi comica.
Così la selezione di immagini viene personificata al punto che esse diventano veri e propri attori (prima fra tutte il volto da business man di Gentile Lucroso) dirette dai cosiddetti «burattinai di immagini», che le inseriscono in una drammaturgia videografica. Di fronte a questa, i video relativi ai mafiosi figuri appartenenti al fantomatico movimento di Ortignano Raggiolo risultano più deboli ed eccessivamente verbosi, nonostante in essi si riscontri un forte legame alla satira politica di maestri come Guzzanti e Luttazzi. La centralità data poi all’attrice Oppedisano si dimostra coraggiosa sia nella scelta registica – i precedenti lavori vedevano infatti maggioritaria l’intermediazione di marionette, pupazzi e oggetti – che in quella attorale. Pura, disincantata, stordita e inconsapevole protagonista, l’interprete riesce a far affezionare il pubblico grazie proprio ai tratti sinceri e naïf del suo personaggio Lucy. Tuttavia, nel corso dello spettacolo la sua presenza e il suo carisma sembrano affievolirsi e venire inglobati in un allestimento che, tra predominanza di elementi video e voci off, finisce per sovrastarla.
L’happy ending non ci sarà, manca il “e vissero felici e contenti”. Con La vita premium assistiamo a una maturità registica che sembra aver abbandonato il teatro comico di figura per virare verso una drammaturgia per immagine e corpo, non dimenticando tuttavia l’equilibrio tra black humour e parodia, tra la comicità e la satira. Una calibratura tematica che abilmente deride, criticandolo, il presente e porta il pubblico a rendere i confini tra la vita free e quella premium non tanto riconoscibili, a far debordare una nell’altra rivelando quel limbo di solitudine nel quale navighiamo quotidianamente. Resteremo sorpresi non dall’essere incapaci di scegliere in quale delle due dimensioni vorremmo vivere, quanto piuttosto dal fatto di allontanarci sempre più dalla realtà materica, scegliendone e preferendone la sua rappresentazione virtuale.
Lucia Medri
Carrozzerie n.o.t., Roma – marzo 2019
LA VITA PREMIUM
lo spettacolo che hai sempre sognato
-prima nazionale/internazionale-
drammaturgia Marco CHek Ceccotti
con Simona Oppedisano
burattinai di immagini Marco Ceccotti e Francesco Divisoperzero Picciotti
supporto tecnico Camila Chiozza Ciccia Mostra
foto Federica Ceccotti