Tre appuntamenti (in gennaio e febbraio) portano al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma due testi inglesi e uno americano, per uno sguardo alla drammaturgia anglosassone. Contenuto creato in media partnership.
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In un’intervista del 2001 il regista inglese Ken Loach rispondeva a chi gli chiedeva del perché le sue storie – fatte di lotta sindacale, di proletariato, di periferie – fossero quasi sempre ambientate in quartieri decentrati. È perché lì si annidano le esistenze più sofferenti? «No, direi di no. Quanto a soffrire, soffriamo tutti. Parlo dei quartieri perché è il modo più sincero di parlare a tutti. In fondo, anche la Terra stessa non è che un minuscolo quartiere dell’universo».
Torna alla mente questo stralcio quando, guardando alla programmazione del Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma – il proverbiale “teatro di quartiere” – si incontrano ben tre titoli di drammaturgia contemporanea anglosassone.
Si parte il 25 e 26 gennaio con La sua grande occasione (Her Big Chance) di Alan Bennett, diretto da Alfonso Postiglione, Love&Money di Dennis Kelly inaugura il nuovo mese (1-3 febbraio) comparendo nell’allestimento della Compagnia del Sole e si completa il tour il 21 e 22 febbraio con Proprietà e Atto (Title and Deed) dello statunitense Will Eno, in prima rappresentazione italiana per la regia di Leonardo Lidi. Si tratta di un’ottima occasione per tracciare un triangolo sulla drammaturgia di lingua inglese, osservando le comuni radici e il loro estendersi verso diversi immaginari.
Her Big Chance, nel 1987, compiva a ritroso il percorso di successo convenzionale: se è usuale che testi teatrali molto acclamati vedano un adattamento cinematografico e audiovisivo, questo titolo nasceva proprio per la maggiore emittente britannica, la BBC (come quinto episodio della serie Talking Heads, interamente scritta dal geniale Alan Bennett). La sua fortuna di pubblico lo portava prima alla radio, poi in giro per i palchi internazionali, finendo per farne uno degli audiolibri più venduti di sempre.
La parola fluviale, l’energia semantica, la graffiante ironia sono i marchi di fabbrica di Bennett, che qui dà voce a una giovane aspirante attrice (Lesley, interpretata da Bianca Nappi) e alle sue tribolazioni in un sistema lavoro che sembra non avere posto per lei, fino a che non le si presenta una (grande davvero?) occasione in un film tedesco. Il filtro del cinema e della recitazione diventano una chiave di accesso per parlare della dualità tra essere e apparire, per trascrivere le difficoltà di affermazione nel mondo – specialmente per una donna – attraverso un monologo interiore denso di caustica sofferenza.
Dal monologo si passa a uno spettacolo corale, Love&Money, finendo nelle trame intricate del londinese Dennis Kelly, da sempre impegnato a mettere in crisi la linearità drammaturgica. Questo, come altri titoli, ci ricordano le strutture narrative delle odierne serie TV, investendo una crisi di coppia e la nevrosi contenuta dal conflitto amore-successo con flashback, rimandi, piccoli enigmi che si ricompongono lentamente, come completando un puzzle inesorabile. Al centro pulsa la ricerca di uno “stato di grazia del vivere”, la sofferta riscoperta di un equilibrio spirituale (si parla di “Sacro”) che dovrebbe portarci a fare ciò che siamo e non a essere ciò che facciamo.
La Compagnia del Sole spazia dalla rielaborazione dei classici al teatro per ragazzi fino all’epica contemporanea, dimostrando come la tradizione dell’attore e della compagnia siano ancora vive. Qui si innamora di un testo complesso, che offre un generoso squarcio sull’arte dello scrivere britannico.
Leonardo Lidi, infine, già vincitore del bando Registi under 30 alla Biennale Teatro 2017 diretta da Antonio Latella, dirige Francesco Mandelli nel capitolo finale di quella che potrebbe definirsi una trilogia. Dopo Thom Pain (finalista al Premio Pulitzer Drama nel 2005) e Lady Grey, con sì si completa una «riflessione sull’esistenza e sul valore del tempo nelle nostre vite», si legge nei materiali. Per questo acclamato drammaturgo la parola teatrale è anche parola poetica, immaginifica, evocativa. Un concitato e però profondo ragionamento sulla vita come «esilio permanente» compone un monologo denso di variazioni, un viaggio introspettivo che parla a tutti di questo nostro vivere contemporaneo.
Come avendo di fronte una mappa sommaria e però esaustiva, in questi tre appuntamenti c’è dunque modo di attraversare la Manica o l’Atlantico, per scoprire quanto tematiche e linguaggi siano solo apparentemente lontani nel tempo o nello spazio. Dal quartiere di una città a un quartiere dell’universo.
Andrea Pocosgnich
25 e 26 gennaio, ore 21
LA SUA GRANDE OCCASIONE (Her Big Chance)
di Alan Bennett – traduzione Adele D’arcangelo e Francesca Passerini
con Bianca Nappi
regia Alfonso Postiglione
costumi e spazio scenico Giuseppe Avallone
musica Paolo Coletta
una produzione Associazione InArte
3 febbraio, ore 18 / Prosa
LOVE & MONEY
di Dennis Kelly – traduzione Gian Maria Cervo
con Stella Addario, Flavio Albanese, Antonella Carone, Patrizia Labianca, Tony Marzolla, Domenico Piscopo
regia Marinella Anaclerio
scena e costumi Luigi Spezzacatene
disegno Luci Franz Catacchio
scenotecnica Damiano Pastoressa
assistente ai costumi Marta Genovese
assistente alla regia Francesco Casareale
riprese video Giovanni Botticella
foto Laila Pozzo
una produzione Compagnia del Sole
21 e 22 febbraio, ore 21
PROPRIETÀ E ATTO
Esilio permanente
Monologo per un uomo leggermente straniero
di WILL ENO
traduzione Chiara Maria Baire
revisione Elena Battista
con FRANCESCO MANDELLI
regia Leonardo Lidi
Testo inedito – prima rappresentazione in Italia
Coproduzione BAM Teatro e La Corte Ospitale