L’Associazione Culturale VAN ha organizzato Oroscopo, think tank incentrato sul tema del futuro, rivolgendo un invito alla riflessione agli artisti della danza e delle arti dal vivo a partire dall’intervento di Daniel Blanga Gubbay e dalle sessioni di social dreaming condotte dalla coreografa Elena Giannotti.
Se è vero che riflettere sul futuro significa soprattutto riflettere sulle condizioni di possibilità della storia, allora è possibile raccontare di Oroscopo come di un’esperienza innovatrice che situa il fuoco della propria indagine all’incrocio tra sincronia e diacronia, ovvero tra le trame dei nessi che legano un lessico al proprio uso, da un lato, e tra le istanze di trasformazione della storiografia e le sue rappresentazioni, dall’altro. L’evento è stato pensato e organizzato da VAN, «organismo di produzione della danza» fondato nel 2013. «Oroscopo è nato – affermano gli artisti ideatori del progetto, sollecitati dalle nostre domande a conclusione dei due giorni di lavoro – per propagare una chiamata e per testare la possibilità di una sintonizzazione, pur estemporanea. Come artisti legati al mondo della danza in Italia abbiamo sempre sofferto l’impossibilità di riconoscersi in un “noi” che si facesse forza dei propri caratteri comuni, che provasse a ragionare assieme, a guardare dalla stessa parte». Uno spazio e un tempo per pensare, per immaginare e per desiderare insieme, dunque, ma soprattutto un invito, rivolto agli artisti e alle artiste della danza e delle arti dal vivo per riflettere attorno al tema del futuro. «Abbiamo pensato – continuano – che fosse necessario che un piccolo gruppo di artisti investisse delle risorse per organizzare un appuntamento, che creasse le condizioni per un temporaneo assembramento e che quell’incontro fosse più cose allo stesso tempo: una breve scuola dove fare esercizio di pensiero, il banco di prova per una piccola chiamata alle armi, l’inizio di un possibile percorso collettivo».
Questo è stato Oroscopo, think-tank ideato e realizzato dagli artisti dell’Associazione Culturale VAN (Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Andrea Costanzo Martini, Camilla Monga, Giorgia Ohanesian Nardin, Ginevra Panzetti, Irene Russolillo, Enrico Ticconi, Davide Valrosso) che si è svolto il 26 e 27 novembre 2018; il progetto è parte di Boarding Pass Plus Danza sostenuto dal Mibac ed è stato ospitato dal Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa del quale Roberto Casarotto è responsabile dei programmi di danza.
In apertura il programma ha previsto un intervento a cura di Daniel Blanga Gubbay, studioso di performing arts, co-curatore di LiveWorks insieme a Simone Frangi e co-direttore artistico, insieme a Dries Douibi, del Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles. Presente in videoconferenza a causa di un’improvvisa indisposizione, Blanga Gubbay ha avviato la discussione tra i partecipanti presenti nella sala conferenze del Museo Civico di Bassano del Grappa ponendo le basi di un discorso collettivo che ha ruotato intorno a una domanda fondamentale: qual è il nostro rapporto con il futuro?
Secondo lo studioso, la creazione artistica può essere vista come uno spazio dedicato al ristabilirsi di un rapporto e all’esercizio dell’incertezza. Per gli artisti della danza, queste riflessioni si sono immediatamente rivelate una sponda utile per ragionare collettivamente sul sistema delle arti, sull’organizzazione e sulla gestione del tempo (laddove spesso è molto difficile inserire nella propria agenda l’appuntamento col riposo, per esempio), ma anche sul senso della creazione quando ci si accorge che questa – liberata, finalmente, dalla pressione di dover necessariamente creare qualcosa di nuovo – può riaprirsi all’incertezza instaurando un rapporto vitale e positivo con ciò che ancora non esiste.
Particolarmente centrale in questo discorso è stata l’idea di poter slegare l’innovazione dall’idea di nuovo: quella “rincorsa alla novelty” che determina come anche la creazione artistica sia spesso inscritta in una concezione lineare, quasi “protocollare”, di sviluppo che punta a un determinato risultato, dove ogni passo è concettualmente successivo al precedente. Liberandosi, invece, dal virus della costante prefigurazione, può allora essere possibile pensare il tempo futuro come una forma di scrittura aperta.
Invitata a prendere la parola, anche chi qui scrive ha avuto modo di presentare una piccola riflessione che, su più fronti, si è intrecciata a quella portata da Blanga Gubbay. Il cuore dell’intervento è stato il tema dell’immaginario, nella prospettiva di una riflessione sul futuro, soprattutto in riferimento al tema della creazione artistica e dei linguaggi. In filigrana ho voluto tenere vicina la visione di Paul Ricoeur: egli, nella sua poetica della volontà, descrive un approccio al potere creativo e alla libertà dell’immaginazione, elementi che – come la danza – hanno subìto continui tentativi di espunzione dalla storia delle idee e dalla storia della cultura in quanto elementi instabili, dotati di cattiva reputazione. Nella riabilitazione dell’immaginario umano è inscritta un’abilitazione del dubbio inteso come espressione della potenza dell’indisciplina; sono questi spazi di azione oltre che di pensiero, cui la danza e le arti dal vivo tutte possono avvicinarsi proprio in virtù della propria capacità di aprire immaginari condivisi, generando metafore e riconsiderando la memoria esponendola a nuove narrazioni.
Nel corso del pomeriggio e della mattinata successiva, Elena Giannotti – danzatrice, coreografa e studiosa di medicina cinese – ha condotto la pratica collettiva del social dreaming. Si tratta di una metodologia nata in Inghilterra negli anni Ottanta che invita i partecipanti a prendere posto in uno spazio definito “matrice”, con le sedie disposte a grappolo in forma circolare in modo da coadiuvare spazialmente la condivisione di pensiero, e che propone ai partecipanti di associare liberamente tra loro, in sessioni della durata di 45 minuti, sogni, ricordi e brevi riflessioni che vengono considerati, in questa pratica, espressione dell’ambiente sociale e materia utile, proprio tramite la condivisione, alla liberazione di nuovi immaginari. Nella sostanza della condivisione emergono paure, proiezioni, traumi e ricordi e si rileva un forte desiderio di spingere la capacità di visione oltre i propri confini grazie all’ascolto degli altri. Ciò che accade è – in sintesi – che l’esperienza onirica delle persone che partecipano a una sessione di social dreaming diventa in qualche modo comune, attivando una memoria collettiva dell’esperienza e dell’esperienza dell’inconscio in grado di generare nuove possibilità.
L’invito conclusivo della seconda giornata rivolto ai partecipanti, nutriti da questa pratica, è stato un vero e proprio gioco di immaginazione. Gli artisti di VAN hanno chiesto, infatti, di dividersi in piccoli gruppi e di immaginare, progettandolo insieme, un appuntamento futuro. Senza nessun’altra coordinata, ogni gruppo ha pensato a un modo diverso per verificare il limite del possibile e includere la dimensione naturale dell’incertezza all’interno della propria proposta.
Quel che è emerso da Oroscopo è che un pensiero sul futuro è un pensiero sul tempo che manca, è un pensiero su una forma talmente positiva di nostalgia da essere forma del desiderio, è un pensiero sull’incerto che, una volta accolto, si fa motore creativo e fonte d’ispirazione. Nello spazio sospeso e lussuoso di un tempo dedicato a pensare e immaginare insieme, «ci siamo tutti sintonizzati molto prepotentemente su un’idea di futuro calata fortemente nel momento presente. Ci è chiaro che la chiamata che arriva dal futuro, quella che noi stessi, e che le future versioni di noi stessi, ci stiamo facendo, ci chiede di agire ora, di unirci ora, di collaborare ora». Affermano gli artisti VAN: «Durante Oroscopo si sono molto ben innestate in noi soprattutto due idee: la prima è che occorra considerare meglio quali dispositivi per pensare il futuro abbiamo ereditato; la seconda è che per un processo creativo di qualsiasi natura sia indispensabile creare nel presente le condizioni favorevoli per il manifestarsi nel futuro di eventi imprevedibili, unico modo per mettersi a lato del reiterarsi delle certezze e per aprire scenari di deflagrante e meravigliosa incertezza». Non resta che attendere – impazienti – la prossima occasione in cui si riaprirà questo spazio dedicato allo stare insieme, al pensiero, alla danza.
Gaia Clotilde Chernetich
CSC Bassano del Grappa, 26-27 novembre 2018
OROSCOPO – think tank sul futuro§
Ideazione e realizzazione Associazione Culturale VAN: Giorgia Ohanesian Nardin, Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, Camilla Monga, Davide Valrosso, Andrea Costanzo Martini, Irene Russolillo
con il sostegno di MIBAC, Funder35, CSC Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa, AiDAP
Azione inserita nel programma di internazionalizzazione professionale del Progetto Boarding Pass Plus