Sul rapporto tra diritto e dovere nella maternità. Farsi fuori di Luisa Merloni per Psicopompo Teatro al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma. Recensione.
È un uomo che scrive. Dotato certo di una sensibilità senza la quale proprio scrivere sarebbe arduo, audace. Ma pur sempre un uomo cui il mistero della riproduzione è ignoto per essenza intima del proprio connotato umano. Eppure è un uomo, che scrive. Appressato dai molti dubbi che pur si devono a un tema così controverso e come detto inconoscibile, come la maternità. Il primo appiglio necessario, al fine di mostrarsi quanto meno competente su un piano culturale, è la conoscenza di dati più o meno certi, che possano testimoniare dello scrivente, qui, una certa dedizione a comprendere e dare conto. Pertanto chi scrive si avvicina al dato allarmante di un calo demografico occidentale notevole, frutto di due fattori: condizioni di vita – un paradosso – dal tenore troppo elevato perché una donna possa chiamarsi fuori dal sistema produttivo capitalista; in secondo luogo il richiamo a un’emancipazione estremizzata fino al punto di negare la maternità come atto tradizionalista e retrogrado (qui, già i primi sintomi di scompenso per lettrici, di fronte a chi sta scrivendo). Ma, appunto, non è che il dato sia poi troppo utile a misurarsi all’argomento con cognizione e una pressoché abusata empatia. Ma qualcosa bisognerà pur dire di questo Farsi fuori che Luisa Merloni ha scritto, diretto e interpretato, con Marco Quaglia, per Psicopompo Teatro al Teatro Biblioteca Quarticciolo.
La scelta di essere madre, al centro dell’indagine teatrale. Ma proprio “la scelta” in sé si carica di un senso sfaccettato, poiché il termine non corrisponde sempre e comunque allo stesso concetto di riferimento: è mai libera una donna di scegliere se essere o non essere madre? La società ha davvero integrato il pensiero di libertà che appartiene al nuovo corso dei diritti di genere? Sembrano apparire dubbi nel testo di Merloni (per la cui frase qui precedente chi scrive confessa di aver avuto la sensazione, subito taciuta, di dover usare la preposizione al femminile), sembra la posizione sia da porre, per essere davvero compresa, sul crinale dell’estremizzazione esplicita. È dunque nella situazione paradigmatica, esemplare, che si va a misurare la vicenda: una donna, la quale sta cercando di fare il proprio lavoro, è interrotta definitivamente da un novello Arcangelo Gabriele (Marco Quaglia) che le annuncia una prossima gravidanza; la donna reagisce sorpresa, ha un momento di scompenso, poi ribadisce la propria estraneità all’esperienza e decide di rimandare al mittente l’offerta biblicamente irrinunciabile.
Il testo, dunque, pur tarato su una tematica urgente e in continuo rivolgimento per il diverso stadio cui accede la consapevolezza femminile del rapporto tra diritto sociale e vocazione essenziale, non rinuncia a divertire e cercare un grado di interazione piuttosto spiccato con il pubblico, attività alla quale la stessa Merloni da attrice è sempre particolarmente incline. È semmai sul piano compositivo che lo spettacolo denuncia una competenza ancora troppo acerba, incalzando a lungo su snodi drammaturgici di gittata più corta e sentendo così la mancanza di una regia solida in grado di stringere i concetti perché fossero più fluidi. Ma c’è una volontà profonda di discutere, è questo che emerge con forza, il tema da un punto di vista proprio esistenziale, ne è prova l’insistenza sul contesto reale e la volontà di tenere la relazione con la platea sempre senza barriera, sempre sul punto del dibattito, come a dire che l’emancipazione femminile, la coesistenza di diritto umano e dovere naturale, l’universo stesso della maternità, riguarda tutti, attori e spettatori, fino a quell’ultimo, in fondo, con la penna in mano. Che sono io.
Simone Nebbia
Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma – novembre 2018
FARSI FUORI
testo e regia Luisa Merloni
con Luisa Merloni e Marco Quaglia
voce Alessandra Di Lernia
collaborazione artistica Fiora Blasi
produzione PsicopompoTeatro