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Teatro in video. Eimuntas Nekrošius e la folgorazione scenica

Teatro in video 50° appuntamento. In occasione della scomparsa del regista lituano dedichiamo a Eimuntas Nekrošius un episodio speciale di Teatro in Video

Di pochi spettacoli, film o romanzi diresti che ti hanno “cambiato la vita”. Ecco, gli spettacoli di Eimuntas Nekrošius, che ci ha lasciati ieri all’improvviso, li ascriverei in questo ristrettissimo elenco. La sua trilogia shakespeariana è stata una folgorazione. Non il solito adattamento, aggiornamento, rivisitazione del repertorio, piuttosto una creazione completa, visionaria, emozionante. Nekrošius non toglieva una virgola al testo di partenza, scriveva per immagini negli interstizi del copione, inventava sottotesti, rendeva visibile l’invisibile, sviluppava una drammaturgia parallela. Faceva teatro.
A Vilnius, dove ha sede il suo Teatras Meno Fortas e dove gli saranno tributati i funerali di stato, era una celebrità; in Italia abbiamo avuto il privilegio di ospitarlo più volte e di conoscere alcuni dei suoi più importanti spettacoli, da Le tre sorelle a Ivanov, da Amleto, Macbeth e Otello a L’idiota e Anna Karenina. Lo abbiamo visto a Taormina, dove ha ritirato il Premio Europa per il Teatro, alle Orestiadi di Gibellina, alla Biennale di Venezia, all’Olimpico di Vicenza (che ha diretto nel biennio 2012-13), al Piccolo di Milano, al Teatro Argentina di Roma, a Tivoli a Villa Adriana, al Biondo di Palermo e in diverse altre occasioni.
Grazie all’impegno pionieristico di un critico militante come Franco Quadri (il primo dei quattro premi Ubu l’ha avuto nel ’96), di direttori di teatro illuminati e di un impresario come Aldo Miguel Grompone, abbiamo imparato a conoscerlo a fondo e a familiarizzare, per quanto possibile, con la sua figura enigmatica e introversa. Schivo e taciturno, capitava di vederlo accovacciato tra i corridoi dei camerini o del retropalco in attesa che finisse uno spettacolo. Si dice che raccomandasse ai suoi attori, che in locandina comparivano sempre in ordine alfabetico senza smanie di protagonismo e vanaglorie tutte italiane, di non indugiare troppo nei ringraziamenti durante gli applausi. Importante per Nekrošius era il lavoro, il rigore delle prove, che duravano mesi.
Si era formato come attore all’Istituto Lunačarskij, la più antica accademia teatrale russa, dove aveva appreso quella tecnica rigorosa che ci fa sembrare gli attori russi così autentici nella loro sublime finzione. Ma Nekrošius quella tecnica l’aveva posta al servizio di un teatro affatto originale, simbolico, allusivo, antinaturalistico, ricco di suggestioni e invenzioni sceniche che rendevano straniante ed epica la recitazione. Come dimenticare il coltello col quale Amleto ucciderà Polonio, racchiuso in un cubo di ghiaccio sgocciolante appeso al centro della scena? O il fantasma di Banquo, col pugnale conficcato nella schiena, che attraversa il palco sorridendo a Macbeth? O ancora i grandi orologi che, col ritmo di un treno in corsa, scandiscono il tempo della fine in Anna Karenina?
La capacità di Nekrošius di lavorare con gli oggetti e con i materiali poveri, come il legno e la terra, era pari solo a quella di Kantor, mentre la scelta delle luci e dei costumi e la partitura sonora, che accompagnava ininterrottamente i suoi spettacoli, davano un’impronta irreale, straniata e talvolta barbarica all’insieme, come nei dipinti del pittore georgiano Niko Pirosmani.

Roberto Giambrone

HAMLETAS – 1997

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