Il canto della caduta, il nuovo spettacolo dell’attrice regista e drammaturga Marta Cuscunà, debutta in questi giorni (25 e 26 ottobre) per la stagione Contatto del CSS di Udine. Intervista
Il nuovo lavoro di Marta Cuscunà, Il canto della caduta, ispirato all’antico mito del regno di Fanes, nasce a partire da diverse Residenze artistiche (a Centrale Fies e al CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia) e con il sostegno di due partner portoghesi, Sao Luiz Teatro Municipal e A Tarumba Teatro de Marionetas. Abbiamo incontrato Marta Cuscunà al teatro Palamostre di Udine a pochi giorni dal debutto, mentre nella sala principale si stava allestendo la scenografia del suo nuovo spettacolo.
Dalla Trilogia della Resistenza a una storia epica custodita dalla tradizione popolare dei Ladini. Da dove inizia il tuo percorso all’interno del mito di Fanes?
Mi trovavo in Alto Adige per una replica della Semplicità ingannata (all’interno del mio lavoro sulla Trilogia delle resistenze femminili), le organizzatrici della rassegna in relazione alle tematiche di cui mi stavo occupando mi hanno raccontato il mito di Fanes, la storia di un popolo pacifico ed egualitario, la cui esistenza viene stravolta dall’arrivo di un re straniero. Tra le scelte scellerate del re, che porteranno allo sterminio del popolo, ci sono le guerre per il controllo delle popolazioni vicine e l’ossessione verso la ricerca di una città sotterranea piena di tesori (questo è un modo fantasioso per descrivere il momento in cui sulle Dolomiti vennero scoperte le miniere). Gli antropologi sostengono che questo mito sia così antico da conservare al suo interno delle credenze precristiane che parlano di un modello sociale precedente i grandi sconvolgimenti che hanno riguardato tutta la società umana. Ad esempio il passaggio da società matrilineari a patrilineari, quello da società tendenzialmente pacifiche a società che invece usano la guerra per regolarsi tra di loro, il passaggio da un rapporto di sintonia con l’ambiente a quello di sfruttamento e dominio sulle risorse della natura. In quel periodo stavo già studiando i saggi di Riane Eisler e Marija Gimbutas e di fronte a queste storie di personaggi fantasiosi, nani, creature delle acque mi sono scoperta a raccontare sempre le stesse identiche cose.
In È bello vivere liberi! raccontavi la storia di Ondina Peteani, prima staffetta Partigiana d’Italia deportata ad Auschwitz, poi con Sorry Boys la controversa vicenda accaduta a dodici ragazze nella comunità di Gloucester in Massachusetts. Sono storie che appartengono a un tempo e un luogo ben preciso, ma riescono poi a raccontare ogni tempo. Credi possa accadere così anche per Il canto della caduta così legato al mito di Fanes?
Se da un lato noi abbiamo la fortuna di non vivere il tempo della guerra sulla nostra pelle, ne veniamo comunque toccati: per le persone che arrivano qui e scappano dalla guerra, ma anche perché il nostro Paese è coinvolto nelle cosiddette missioni di pace. La guerra continua ad essere un tema che ci riguarda e questo modello patriarcale che ci portiamo dietro da secoli e secoli mai come adesso si rivela motore evidente di una una serie di catastrofi umanitarie, ecologiche, economiche. Riane Eisler, in particolare ne Il calice e la spada, sostiene che il modo in cui strutturiamo il rapporto senza il quale la nostra specie non potrebbe continuare, cioè quello tra uomo e donna, influenza le strutture sociali e le istituzioni in cui crediamo, il sistema di valori, le religioni. In particolare secondo lei influenza il fatto che le società abbiano un carattere pacifico, quindi mutuale, paritario, collaborativo, comunitario, o piuttosto belligerante e dominatore. Si parte dunque dall’idea che laddove il concetto di differenza diventi sinonimo di superiorità o inferiorità la società avrà più possibilità di strutturare i rapporti basandoli su un concetto di dominanza. E questo è cruciale anche per l’idea che i diritti di parità delle donne non siano solo un problema che riguarda le donne, ma tutti. Perché una società più giusta è un posto migliore per tutti.
Per questo tuo ultimo lavoro, nella ricca bibliografia di riferimento, accanto a trattati di Riane Eisler e Marija Gimbutas c’è anche molta letteratura. Mi hanno colpito la Medea di Christa Wolf e Pentesilea di Heinrich von Kleis. Come sono entrate queste storie dentro Il canto della caduta?
Ho conosciuto di testi di Riane Eisler e Marija Gimbutas grazie a Giuliana Musso, quando mi ha coinvolto come attrice nel suo progetto La città ha fondamenta sopra un misfatto ispirato appunto alla Medea di Christa Wolf. Poi lavorando con Paola Villani e Marco Rogante è venuta fuori la figura di Pentesilea. Infatti nel mito di Fanes c’è un momento, presente anche nello spettacolo, in cui la principessa Dolasilla viene costretta da suo padre a diventare una guerriera. Nella prima battaglia si trova davanti un guerriero che invece di combattere le offre un mazzo di papaveri, per tutta una serie di sortilegi lei lo uccide e se ne rende conto attraverso una visione in sogno soltanto successiva, è lì che prova il sentimento di amore. Questo episodio mi ha colpito moltissimo perché ne La Nascita del Piacere di Carol Gilligan l’autrice ragiona su come l’amore sia estremamente temuto dal patriarcato perché sovverte quell’ordine gerarchico che proprio il patriarcato cerca disperatamente di mantenere all’interno del nucleo fondante della società: la famiglia. Anche in questo caso ho trovato un segno in questa storia antica, ovvero che nel bel mezzo di una battaglia ci possa essere l’elemento d’amore che potrebbe far fallire tutti i piani guerrafondai del re padre.
Da una parte storie ataviche, miti e racconti popolari, dall’altra la tecnologia. In questo spettacolo infatti avete ideato dei pupazzi molto diversi da quelli che hai usato finora. Come è nata l’idea di questi corvi animatronici?
I corvi sono in qualche modo un upgrade delle teste animatroniche di Sorry boys, funzionano con questo sistema di leve che utilizzo sempre con il sistema di freni di bicicletta. La differenza è che mentre in Sorry boys ogni movimento facciale aveva bisogno di un freno, quindi per azionare un qualcosa dovevo agire su una manopola, qui i corvi vengono mossi con joystick che mi permettono di realizzare con una sola mano un sistema di 7 movimenti diversi. Abbiamo anche aumentato la distanza tra i manovrati e il manovratore e questo implica una diversa complicazione. Sicuramente lo sviluppo di questi progetti ha molto a che fare con le competenze di Paola (Villani ndr) che vanno molto al di là di quelle di scenografa. C’è un progetto ingegneristico e una grande passione per l’aspetto meccanico. Tutto questo inoltre ha a che fare con il tema dello spettacolo: pensiamo alla guerra e proprio quei joystick che sono nati nell’aeronautica militare, per il lancio dei missili ad esempio. I pupazzi de Il canto della caduta sono molto scarni, lasciano in vista il meccanismo che li rende creature ancora più dure e apparentemente fredde, creature che si cibano di carogne, e quindi attendono e sperano nelle prossime battaglie, eppure in questo spettacolo sono quelli che si pongono più dubbi sulla guerra, su cosa implica uccidersi l’uno con l’altro.
Doriana Legge
prima nazionale
25-26 ottobre 2018 ore 21
Teatro Contatto
Udine, Teatro Palamostre
Tournée
16-17 novembre 2018 ore 21
Vicenza, Teatro Astra
23 novembre 2018
24 novembre 2018 matinée
San Marino, Teatro Titano
30 novembre 2018
Gorizia, Teatro Verdi
8, 11 gennaio 2019 ore 19.30
9, 10, 12 gennaio 2019 ore 21
13 gennaio 2019 ore 17
Trieste, Il Rossetti
17 gennaio 2019 ore 20.45
Sedegliano (UD), Teatro Plinio Clabassi
25 gennaio 2019 ore 20.45
Artegna (UD), Teatro Mons. Lavaroni
29 gennaio 2019
Rubiera (RE), Teatro Herberia
15-16 febbraio 2019 ore 21
Lisbona, São Luiz Teatro Municipal
27 febbraio 2019 ore 20.30
Gries (BZ), Teatro Comunale
12 marzo 2019 ore 21
13 marzo 2019 matinée
Bologna, Arena del Sole, Sala Leo de Berardinis
19-24 marzo 2019
Torino, Teatro Gobetti
28 marzo 2019
Rassegna Materia Prima
Firenze, Teatro Cantiere Florida
4 aprile 2019
Cervignano (UD), Teatro Pasolini
Il canto della caduta
testo liberamente ispirato al mito del regno dei Fanes
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
assistente alla regia Marco Rogante
progettazione video Andrea Pizzalis
lighting design Claudio “Poldo” Parrino
costruzioni metalliche Righi Franco Srl
partitura vocale Francesca Della Monica
sound design Michele Braga
esecuzione dal vivo luci, audio e video Marco Rogante
costruzioni metalliche Righi Franco Srl
assistente alla realizzazione animatronica Filippo Raschi
collaborazione al progetto Giacomo Raffaelli
distribuzione Laura Marinelli
produzione co-produzione Centrale Fies, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, Sao Luiz Teatro Municipal | Lisbona
in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona
residenze artistiche: Centrale Fies, Dialoghi–Residenze delle arti performative a Villa Manin, Sao Luiz Teatro Municipal, La Corte Ospitale
con il contributo del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale”
sponsor tecnici: igus® innovazione con i tecnopolimeri; Marta s.r.l. forniture per l’industria
Si ringraziano Daniele Borghello, Cattivo Frank-Franco Brisighelli, Erika Castlunger, Ulrike Kindl, Andrea Macaluso, Alessandra Marocco, Famiglia Medioli-Valle, Giuseppe Michelotti, Giuliana Musso, Bernardetta Nagler
Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies