La comunità di spettatori e operatori che costituisce l’Associazione CapoTrave/Kilowatt fonde insieme dimensioni molto lontane tra loro e che necessitano di molteplici punti di contatto e di presenza territoriale costanti, senza i quali sarebbe impossibile accogliere la sfida internazionale. Un’occasione per riflettere sulle tematiche relative alle performing arts e all’audience engagement facendo il punto sul primo quadriennio di attività sarà la quinta conferenza internazionale di Be SpectACTive, che avrà luogo nella giornata odierna presso lo York Theatre Royal anticipando la quarta edizione dello European Spectators Day. Tuttavia non vi è termine ma solo un rinnovato inizio, in quanto questa realtà progettuale avente come capofila l’Associazione CapoTrave/Kilowatt, e che tramite le parole del suo direttore artistico Luca Ricci abbiamo conosciuto gli scorsi anni, ha vinto nuovamente e per la seconda volta il bando europeo sulla cooperazione di larga scala promosso dalla Commissione Europea.
Prima di giungere alla considerazione del lavoro quadriennale svolto da Be SpectACTive, risulta necessario partire dalla comunità di Sansepolcro, borgo in provincia di Arezzo, dove quest’anno, e per la sedicesima edizione, ha avuto luogo nel mese di luglio Kilowatt Festival. La conoscenza di questo festival, e la consuetudine nel prenderne parte ogni estate, ci offrono la possibilità di osservarne la direzione progettuale da lontano, comprendendone le diverse ramificazioni e momenti, i quali prescindono dall’evento estivo e rispetto al quale non possono essere ridotti. «Le tante residenze ospitate al Teatro della Misericordia, i numerosi laboratori e progetti speciali lì realizzati e il lavorio dei Visionari, creano silenziosamente, ma con costanza, il terreno su cui poi si innalza l’evento di maggiore visibilità». Queste le parole di Mauro Cornioli, Sindaco di Sansepolcro, qui citate perché testimoniano come la giunta comunale abbia quantomeno consapevolezza e attenzione rispetto a pratiche che significano innanzitutto presenza nella comunità di riferimento. Nonostante permangano le resistenze di alcuni comitati o di commercianti del luogo, e non sempre risulti semplice per gli organizzatori dover “occupare teatralmente” il borgo per circa una decina di giorni l’anno, è indubbio che il festival estivo, come anche le altre eterogenee attività previste nel cartellone invernale, si siano guadagnati nel corso degli anni la riconoscibilità da parte dei cittadini, e che poi questa possa essere più o meno attesa, accolta o rifiutata.
La diversità che nei quattro anni CapoTrave/Kilowatt ha promosso sul macro piano internazionale nella scelta di 108 spettacoli da inserire nelle programmazioni artistiche dei paesi facenti parte della rete Be SpectACTive, la produzione di 21 spettacoli nati in seno a 54 periodi di residenza creativa (in cui si interagisce con le comunità locali), si riflette nel titolo di questa sedicesima edizione di Kilowatt Festival: Diversi perché umani. Dal 13 al 21 luglio scorso, il festival è diventato contenitore di una spiccata e fiera molteplicità di eventi che spaziano dal teatro, alla danza, alla ricerca sul gesto (l’edizione ha omaggiato il coreografo Virgilio Sieni, scelto come padrino), a workshop e convegni dedicati allo stato dell’arte (qui un approfondimento critico); contaminandosi poi alla musica pop (sold out e piazza gremita per il concerto di Eugenio Finardi), alle esposizioni d’arte e ai dj-set. Se da un lato il carattere eterogeneo di una simile offerta culturale risulta vincente ed efficace nella presentazione di eventi in grado di abbracciare il maggiore e più variegato pubblico possibile – dai fans adulti e nostalgici di Finardi fino ai tanti ed entusiasti adolescenti che si danno appuntamento al dopofestival – dall’altro questa stessa diversificazione rischia di perdere il suo fulcro e dissolvere la linea della direzione in una centrifuga concentrata di pratiche e stili in cui il singolo lavoro dell’artista si confonde, perde di attenzione e non viene recepito dagli spettatori.
Tra questi spettacoli si sono distinti per diversità drammaturgica e tematica, e per la capacità di instillare nello spettatore riflessioni tanto profondamente intime che socialmente e politicamente determinanti, Cosas que se olvidan fácilmente dell’artista catalano Xavier Bobés Solà e Mercinary – The Qatar Project del giovanissimo coreografo Ahilan Ratnamohan, entrambi presentati in prima nazionale. Il primo nasce da una lunga ricerca portata avanti dall’artista sulla cosiddetta poesia degli oggetti, la quale sviluppa una struttura drammaturgica interattiva portando cinque spettatori alla volta a sedersi attorno a un tavolo di un’abitazione privata. Questi sono invitati a riscoprire il piacere della memoria tattile nel toccare vecchie fotografie, ritagli di giornale e cartoline centenarie, a risvegliare l’olfatto con l’odore del petrolio estinto, delle creme di una volta e il gusto di cioccolatini e liquori; il tutto ripercorrendo la storia della Spagna della seconda metà del ventesimo secolo. Il secondo spettacolo invece, co-prodotto proprio nell’ambito del progetto Be SpectACTive, è un’intelligente e coinvolgente partitura coreografica dalla rigorosa maturità: una gestualità creola che fonde insieme gli stilemi delle danze urbane (breakdance, hip hop) a quelli calcistici (dribblate, stop, passaggi, esercizi di allenamento). Grazie alla perfezione tecnica dei danzatori/calciatori sud-asiatici e alla musica della dJ Mutamassik, il coreografo crea un’invettiva danzata coinvolgente e efficace la quale si scaglia contro lo sfruttamento della forza-lavoro migrante durante la costruzione degli stadi per la Coppa del Mondo di Calcio del Qatar 2022.
Lo spettatore è, per la macro e micro dimensione progettuale di CapoTrave/Kilowatt, termine primo e ultimo, mittente e destinatario, fruitore e attivatore. Gli active spectators sono infatti gli spettatori attivi coinvolti nella participatory programming, modalità che – prima di trovare incidenza sul piano internazionale di Be SpectACTive – è nata a Sansepolcro con il gruppo di Visionari, i quali selezionano ogni anno nove spettacoli da inserire nel cartellone di Kilowatt Festival (quest’anno Il desiderio segreto dei fossili di Maniaci D’Amore, Almost dead, 46 ore di felicità di Mitmacher, Beast Without Beauty di C&C, Dove tutto è stato preso di Bartolini/Baronio, Neve di Giovanni Betto, Heretico di Leviedelfool, Il bambino dalle orecchie grandi di Teatrodilina, Nessuna pietà per l’arbitro di MaMiMò e Meru di Daria Menichetti). Questa selezione – che può per alcuni spettacoli visti non trovarsi concorde, in maniera legittima e anche proficua, con lo sguardo di un operatore o di un critico – è la conseguenza di una delle pratiche di audience engagement che hanno come precipua finalità l’incontro e la discussione tra gli spettatori Visionari – una trentina in tutto a Sansepolcro – e gli artisti. Durante le mattinate a loro dedicate, all’interno del fitto cartellone di Kilowatt Festival, il gruppo di Visionari risoluto e convinto, forse troppo, del suo sguardo ha intrapreso vivaci conversazioni con gli artisti, interrogandoli, cercando di riflettere con loro sulla natura dei lavori presentati, e non è mancata neppure la provocazione e il giudizio, a volte severo. Ciò che Luca Ricci ha definito «intelligenza collettiva che non vota uno spettacolo ma lo interroga all’interno di una dinamica virtuosa dal valore aggiunto», corre il rischio di cedere a eccessivi estremismi selettivi, troppo rivolti alla propria individualità e al “sé spettatoriale” (“mi piace”, “non mi piace”, “mi colpisce”, “mi ha infastidito la polvere”). Deriva dovuta forse a una convinta autogestione che può gravare su una pratica virtuosa e che si è affermata come modello da replicare e da allargare al sistema dei partners associati a Be SpectACTive.
Nella giornata odierna del convegno di York, dunque, i curatori e project managers Luca Ricci e Giuliana Ciancio, oltre a elaborare un bilancio di questa passata quadriennalità, nel loro intervento costruiranno un ponte tra la località partecipativa di Sansepolcro e l’internazionalità europea tracciando le linee principali dei futuri quattro anni. Questi si articoleranno innanzitutto nel consolidamento del Peer Learning Network che trova il suo centro nello scambio di pratiche e conoscenze tra i partners e i rispettivi progetti finora citati. Rispetto a questi, sarà istituita la nuova figura professionale del Community Manager il cui compito sarà proprio quello di mediare tra l’organizzazione di riferimento e il gruppo di spettatori e artisti della comunità locale: una sorta di tutor che possa sostenere anche gli artisti durante le fasi di creazione e quelle successive di produzione e circuitazione. Tali attività di co-programming, co-managing e co-commissioning coinvolgeranno otto comunità locali nella commissione di opere artistiche; saranno 222 gli spettacoli scelti dagli spettatori attivi, e quindici le nuove produzioni di teatro/danza – una per ciascun partner – la cui circuitazione permetterà agli stessi partners di investire risorse nell’acquisto di repliche degli spettacoli coprodotti dalla rete. In anticipo rispetto alla futura progettualità, questa “avventura intellettuale” che unisce Kilowatt Festival a Be SpectACTive e definita così dal sociologo Emmanuel Négrier dell’Università di Montpellier, testimonia quindi una rilevanza tale da essere sostenuta, oltre che finanziariamente, da un’osservazione storico critica, dallo sguardo della ricerca, parallela e conseguente alla pratica dell’azione. Una ricerca capace di non perdere di vista entrambe le dimensioni, locale e globale, né tantomeno le differenti fasi e momenti del progetto per poterne evitare la dispersione.
Lucia Medri