Quinta di copertina. Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017 è una pubblicazione corale edita da AkropolisLibri. Recensione.
Alcune cose accomunano il mito di Elena di Troia e il Convegno di Ivrea sul Nuovo Teatro del 10-12 giugno 1967. Come molti poeti parlano della donna senza averla incontrata, così molti odierni ricordano le giornate di Ivrea senza averne avuto esperienza. Le stesse persone che parlano di Elena e di Ivrea ne restituiscono poi versioni diverse, spesso contraddittorie. Sia la donna che il convegno alimentano infine la nostra riflessione e immaginazione, malgrado la base documentaria esigua.
Di recente, è apparso il libro Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017 (Premio Ubu 2017 nella categoria Progetti Speciali), che costituisce gli atti delle giornate di studi tenutesi a Genova dal 5 al 7 maggio 2017 e organizzate da Teatro Akropolis, in cui si è cercato di ricostruire e interpretare i contenuti delle giornate di Ivrea. Un convegno su un convegno, dunque. Sul piano teorico, Ivrea Cinquanta consiste invece nel tentativo più sistematico di spostare Ivrea dalle nebbie del mito alla concretezza del logos o ragionamento, senza per questo distruggerne il mistero. Come osserva Marco De Marinis nella prefazione (pp. 13-14), infatti, il volume è un’«opera collettiva» che racconta l’evento di Ivrea «non già per demitizzarlo semplicemente ma per restituirlo a una più fondata prospettiva storica». Lo stesso farebbe uno studioso del mito di Elena, distinguendo al suo interno ciò che è reale e ciò che è irreale o poetico.
Sarebbe presuntuoso riassumere un volume di oltre 400 pagine. Una domanda guida può essere questa: se Ivrea Cinquanta voglia trasformare Ivrea in un logos, quante strategie si possono elaborare per razionalizzare un mito in un discorso bello e ragionevole?
Si possono forse individuare quattro atteggiamenti. Alcuni interventi usano le poche trascrizioni dei contenuti delle giornate di Ivrea per ricostruirne la fisionomia storica. Altri intendono Ivrea come un interlocutore dialettico per ripensare temi quali il lavoro attorale, la critica, i modelli di produzione teatrale. Altri ancora ne fanno un pretesto per estrapolare ricordi di vita e pensiero. Infine, altri individuano i limiti sia teorici che pratici delle proposte di Ivrea, comunque riconoscendone l’importanza e l’impatto.
Tale pluralità di voci soddisfa diverse tipologie di lettori. Le menti filologiche troveranno informazioni che ignoravano. Le intelligenze poetiche ricaveranno spunti per ripensare concetti vecchi e nuovi. Gli ingegni tra il filologico e il poetico affineranno entrambe le propensioni, riflettendo su un oggetto sfuggente che ha lasciato tanti semi dietro di sé.
Resta il fatto che nemmeno Ivrea Cinquanta pone un punto fermo. Le diverse ricostruzioni continueranno a co-esistere, tanto che sarà impossibile capire quale sia più fedele alla lettera e allo spirito di Ivrea. Un po’ come non sapremo mai se ha ragione Omero che canta che Elena seguì Paride, o se è nel giusto Euripide, che riferisce che a Troia andò un fantasma, dunque che gli eroi dei due schieramenti si massacrarono per un’ombra fallace.
Enrico Piergiacomi
AA.VV.
(edizione a cura di Clemente Tafuri e David Beronio)
Ivrea Cinquanta. Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967-2017
AkropolisLibri, 2018
pp. 454
ISBN: 9788890454776
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