N.E.R.D.s. lo spettacolo di Bruno Fornasari prodotto dal Teatro dei Filodrammatici di Milano, visto al Teatro Brancaccino di Roma. Recensione
Sul genere commedia abbiamo in questi anni cercato di riflettere, talvolta ci siamo trovati a constatare come il comico sia screditato non solo dai circuiti ufficiali e della stabilità pubblica, ma frequentemente dagli stessi autori: troppo facile cadere negli stereotipi, molto difficile bilanciare il ruolo catartico della risata con l’ambizione di una riflessione non smaccatamente “da divano”.
Da Milano è arrivato in questi giorni a Roma un testo che ha avuto modo già di riempire platee e di convincere pure la critica. Nella Capitale è arrivato in ritardo di qualche stagione, eppure N.E.R.D.s. – sintomi di Bruno Fornasari, anche codirettore del Teatro dei Filodrammatici, meriterebbe circuitazioni importanti. È stato ospitato nella stagione del Teatro Brancaccino che ancora una volta dimostra attenzione alle nuove scritture. D’altronde di N.E.R.D.s. si era accorta anche CuePress, la casa editrice emiliana specializzata in pubblicazioni teatrali, che di recente ha dato il testo alle stampe.
La penna di Fornasari (anche regista) è colta e intelligente, arguta e talvolta folgorante, guarda a certi meccanismi anglosassoni senza però snaturare linguaggio o tematiche.
In scena predomina il verde di un prato sintetico che si arrampica anche in verticale sulle quinte, poco altro sul palco se non qualche sedia – elemento, questo, usato con parsimonia ché questa fortunatamente è soprattutto una commedia all’impiedi. Quattro attori daranno voce almeno al doppio dei personaggi, ma non subito, prima saranno prologo epico con cui narrare il contesto: diranno di un anniversario di matrimonio di due sposi anziani, dei loro figli accorsi, di una celebrazione laica all’aperto, in un parco scelto grazie a una pubblicità su Facebook.
I quadri si susseguono, incalzanti, brevi strips che aprono scorci nel passato dei fratelli e di coloro che ruotano attorno a questi caratteri, poi sfumano via nel buio, in una sorta di evanescenza drammaturgica che prepara alla scena successiva. I genitori non si vedono se non nel finale (quando appariranno in una versione grottesca), se ne stanno sorridenti a festeggiare in lontananza facendosi fotografare in posa. Intanto i fratelli si incontrano – alcuni di loro dopo anni e dopo relazioni amorose disastrate – si scoprono gravidanze in arrivo, orientamenti sessuali fieri ma con qualche fuori strada, sentimenti e condizioni represse, un cinismo comico e tagliente che invade quasi ogni dialogo. Uno dei fratelli sta preparando un discorso che ogni volta gli si ferma in gola. Ma è un discorso che va oltre la situazione dei due due amati e fedeli sposini, invade la platea raccogliendo in sintesi gli umori che il testo semina con mestiere e talento in tutto lo spettacolo: è un tentativo scomposto (e per questo efficace) di riflessione sulle relazioni amorose senza odiosi tautologismi, ma evidenziando la messa in crisi delle certezze, il dubbio, la ricerca estenuante e il dolore che questa ci consegna.
Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice, Umberto Teruso sono quasi sempre in grado di neutralizzare retorica e affettazione, appoggiandosi con leggerezza alle numerose maschere che si trovano a vestire, trovando una certa credibilità anche quando danno voce a personaggi lontani tra loro per sesso o carattere. Non si cambiano d’abito ma rientrano in scena con piccoli elementi identificativi: una borsetta da donna, un braccio fasciato; il resto lo fa la recitazione minimalista e puntuale, rodata nei ritmi e nelle tensioni.
Il meccanismo relativo all’alternanza dei quadri forse rischia, per la lunghezza totale, un certo affaticamento centrale, ma è arricchito dalla ripetizione circolare di alcuni elementi drammaturgici (il tema relativo alla percezione di poca sicurezza nelle città ad esempio) che esplode definitivamente nel finale “a sorpresa” dopo gli applausi. Qui una doppia coppia, i genitori e la famiglia Darwin, fanno mostra di una comicità grottesca e borghese, in entrambi i casi la relazione è percorsa di quella dolce riottosità senza scampo. Perché appunto non c’è scampo all’amore, al tempo e al dolore.
Andrea Pocosgnich
N.E.R.D.s. – sintomi
testo e regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice, Umberto Teruso
scene e costumi Erika Carretta
assistenti alla regia Emanuela Caruso, Chiara Serangeli
produzione Teatro Filodrammatici di Milano