Inizia dalla bidimensionalità di segni lasciati su carta, poi si appropria di una terza dimensione: la voce per Chiara Guidi è un tracciato che scommette sulla percezione del proprio esistere materialmente. La voce in una foresta di immagini invisibili è un bel dono che la co-fondatrice della Socìetas Raffaello Sanzio (oggi Socìetas) rivolge ad attori e spettatori, illuminando i processi e lasciando riposare i risultati.
I libri scritti dagli attori sono sempre importanti, non solo per far luce su un lavoro che a teatro per lo più rimane nascosto, ma per mettere piede in una stanza dei tesori dove è custodita la memoria. I libri sono tracce di un teatro che la riproducibilità tecnica non riuscirà a trattenere, sono i testimoni che continueranno a parlarci oltre il tempo.
Chiara Guidi sceglie una forma sospesa tra autobiografia e saggio. Parte dalle esperienze e da molti racconti: la morte del padre, ricordi d’infanzia, la stanza buia di cui aver paura ma a cui non poter resistere. Il libro ci racconta di una ricercatrice sul campo, che mette in fila i propri materiali e li dona generosamente al lettore (foto di appunti, con i segni grafici tracciati sui fogli accanto alle parole usate per “suonare la voce”). Il lavoro dell’attrice scorre nei propri suoni che imparano a non cedere mai al valore semantico della parola.
Chiara Guidi lascia da parte il vocabolario che spesso accompagna le riflessioni sullo studio della voce: non si tratta di tono, sonorità, timbro, inflessione, colore, ancor meno di drammaturgia sonora. Si parla della voce come di un corpo. E illustri sarebbero gli esempi cui riferirsi. Pensiamo, tra tutti, all’Artaud del preambolo alle Oeuvres Complètes (1946): “Conosco uno stato fuori dallo spirito, dalla coscienza, dall’essere e dove non ci sono più né parole né lettere, ma in cui si entra per grida e per colpi. E non sono più suoni o sensi a venir fuori, niente parole, ma corpi”. L’autrice sceglie di raccontare la sua voce attraverso il percorso che la rende viva e organica, proprio come un corpo. Con generosità correda il libro di immagini tratte dai propri appunti, reticoli di segni grafici, esempio di una pratica artigianale che le ha permesso di arrivare al suono-immagine, mai cristallizzato, sempre polimorfo.
Ed è nell’immagine della laringe che sanguina per pronunciare le parole di Pol Pot in Santa sofia. Teatro Khmer (1986) che il suono non potrà più essere, per l’attrice e per chi l’ascolta, solo parole. La voce di Chiara Guidi scommette sulla percezione del proprio esistere materialmente e si fa immagine del buco nero che è in gola.
Nelle pagine finali su un foglio a righe (quelle della terza elementare, difficile dimenticarle), con una scrittura piana e una bella grafia che si fa ammirare, Chiara Guidi apre l’ennesima stanza segreta, e consegna un messaggio A te, povero attore! perché le parole non siano riparo e scudo, ma solo uno dei modi in cui suona la voce.
Doriana Legge
La voce in una foresta di immagini invisibili
di Chiara Guidi
Editore: Nottetempo
Prezzo: 20,00 euro
ISBN: 9788874526963
Data Pubblicazione: 30/11/2017