Le Belle Bandiere in scena con la versione teatrale del romanzo epistolare di Choderlos de Laclos al Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche. Recensione
Il Visconte di Valmont alla Marchesa di Merteuil: «Non è la prima volta, lo sapete, che rimpiango di non essere più vostro schiavo e, quando mi dite che sono un mostro, mi ricordo non senza piacere quando mi onoravate di appellativi più dolci, anzi spesso desidero meritarli di nuovo e finire a dare con voi un esempio di fedeltà al mondo». Una partita disonesta che ha inizio col sentimento e finisce in risentimento, col dongiovanni che, nel tradimento, tradisce se stesso e sulla quale ha poi la meglio il potere, quello che l’amore scioglie ma che si centuplica con egoismo e morbosità e diventa mille dita a puntare e altrettante bocche a ordinare.
Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos è un romanzo epistolare scritto nel 1782, con leggero anticipo sulla Rivoluzione Francese, che porta evidenti sulle pagine i sintomi dello Stato liberale. Edonista e libertario, verrà tradotto in più di un riadattamento cinematografico, ma è celebre la versione diretta da Stephen Frears nel 1988 con John Malkovich, Glenn Close, Michelle Pfeiffer, Uma Thurman e Keanu Reeves, la cui sceneggiatura è alla base della rielaborazione drammaturgica curata da Elena Bucci e Marco Sgrosso, che la dirigono al Teatro Annibal Caro di Civitanova Alta.
La Marchesa di Merteuil al Visconte di Valmont: «L’amore che vantiamo come la causa dei nostri piaceri non ne è in realtà che il pretesto».
Ieratici per metà, i due attori protagonisti (Bucci e Sgrosso) svelano la solitudine della struttura epistolare dipanando verso il pubblico un gomitolo di parole, ma devono incontrarsi di sottecchi perché il nucleo fondativo dello spettacolo non smetta di essere la narrazione di amplessi celati e più che mai lontani nel tempo. Attorno gravita una terza figura (Colella), talvolta nella parte dello scrittore stesso, talvolta in quella di altri personaggi, l’unico a mantenere le proprie sembianze, a non avere altri costumi se non quello del medio borghese, pur essendo molti : dà larga voce a una quindicenne spersa, da ancorare a un uomo col matrimonio; e al tempo stesso al suo fedele innamorato, che se è riuscito a vincolarle il cuore non potrà fare altrettanto con l’anulare. Questi due i fantocci più facili da manovrare, secondo il piacere della Marchesa e dell’amante suo Valmont, competitori abilissimi nel passatempo che unisce il duello alla tregua.
Il quadro del quotidiano non ha i contorni della realtà, non ha mura cintate, né carrozze, né armi da maneggiare: i personaggi seguono il corteo ideale di statuine meccanizzate, si susseguono in brevi sipari sgargianti, prendono identità e luogo soltanto nella parola studiata dagli attori e nei costumi più che mai fedeli al segno storico: espediente che trova una paradigmaticità nel passaggio dell’attrice da una figura alla sua antagonista. Anche Bucci è più d’una, due amanti, due abiti, due calibrature vocali, assoluzione e condanna di una storia che sfida il pericolo delle relazioni, in fin dei conti, soprattutto con se stessi.
Danzano tutti meccanicamente intorno a una scenografia parietale e sulla drammaturgia sonora di Raffaele Bassetti, che da Vivaldi arriva a Preisner e Tiersen, cucendo insieme tutti i tempi della musica per annientare le distanze.
I personaggi sono i giostranti dei propri corpi, creature infinitesimali, in preda a una sensibilità snaturata dal piacere dell’inganno. Si stagliano in ovali di luce che sistematicamente ne evidenziano i contorni lasciando somigliare i profili, più che a un’impronta, a una traccia caratteriale.
Nel conoscere le storie di quegli insolenti che si spingono oltre la consapevolezza di non voler aprire nemmeno uno spiraglio agli scrupoli, c’è un gusto altrettanto spregiudicato; e ancor più nel compatire la credulità delle vittime fino al compiacimento. Al pubblico accade di essere spoglio nel fare da contraltare scheletrico ai fasti di questa umanità così poco manifesta, che prova a spingersi al sole senza sciogliersi le ali; parte di quest’epoca prerivoluzionaria, ci sentiamo redenti e scagionati guardando al declino della classe aristocratica, sgravata dall’onere dei sentimenti e subito occupata in licenziosità e perversione; pensiamo alla vittoria della borghesia dominante, edotta a sufficienza della pericolosità di alcune relazioni e precauzionalmente in fuga dalla libertà.
Francesca Pierri
Teatro Annibal Caro, Civitanova Marche, gennaio 2018.
Centro Teatrale Bresciano
collaborazione artistica Le Belle Bandiere
LE RELAZIONI PERICOLOSE
conto aperto tra la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont
ovvero lettere raccolte tra un gruppo di persone e pubblicate a scopo d’istruirne alcune altre
dal romanzo omonimo di Choderlos de Laclos
progetto ed elaborazione drammaturgica Elena Bucci e Marco Sgrosso
regia Elena Bucci, con la collaborazione di Marco Sgrosso
con Elena Bucci, la Marchesa di Merteuil e la Presidentessa di Tourvel
Marco Sgrosso, il Visconte di Valmont, Gaetano Colella, Pierre Ambroise Choderlos de Laclos che dà voce a Cécile de Volanges, il Cavaliere Danceny, M.me de Volanges, M.me de Rosemonde
assistenza all’allestimento Nicoletta Fabbri, Sara Biasin
luci Loredana Oddone
drammaturgia del suono Raffaele Bassetti con la collaborazione di Franco Naddei
consulenza ai costumi Ursula Patzak
sarta Marta Benini
parrucche Denia Donati
collaborazione alle scene Carluccio Rossi
macchinismo e direzione di scena Viviana Rella, Michele Sabattoli
direzione tecnica Cesare Agoni
amministratrice di compagnia Gaia Ricci
foto di scena Marco Caselli Nirmal, Gianni Zampaglione
ufficio comunicazione CTB Sabrina Oriani
si ringrazia il Teatro Comunale di Russi