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Teatro dell’Argine e il contagio teatrale

Il Teatro dell’Argine vince il Premio ANCT 2017 per il progetto Futuri Maestri e presenta Casa del popolo, ultimo lavoro della compagnia. Un confronto

Foto di Luciano Paselli

Fogli bianchi cadono dall’alto, la luce li inonda e aspettano di essere raccolti. La verticalità della discesa viene interrotta e accolta dalla presa, orizzontale, di una moltitudine di ragazzi. Le pagine del copione arrivano come strumenti da afferrare e fare propri nelle mani dei veri protagonisti del racconto. Questa è una delle immagini più rappresentative e poetiche dello spettacolo conclusivo dell’avventura di Futuri Maestri, progetto voluto e curato dal Teatro dell’Argine e insignito al Teatro Argentina del Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro 2017: «Per il bene del teatro e della vita sociale, del benessere e della cultura». Futuri Maestri è la realizzazione di un’utopia possibile che ha coinvolto per due anni, a partire dal 2015, enti come Emilia Romagna Teatro Fondazione in occasione del quarantennale della sua attività, Teatro Arena del Sole, Teatro Comunale di Bologna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Mediateca di San Lazzaro di Savena. Si aggiungano inoltre una quindicina di collaborazioni che nel mese di giugno scorso sono approdate alle nove serate di spettacolo all’Arena del Sole, a una mostra, a cinque serate speciali e a una decina di percorsi laboratoriali. Un «mega progetto per esprimere le nostre visioni» affermano decisi alcuni ragazzi intervistati nel documentario realizzato da Moviementi; ed è stato proprio così: 1500 i ragazzi coinvolti dai 3 ai 18 anni di età di 73 classi appartenenti a 32 istituti scolastici diversi.

Foto di Luciano Paselli

«Scusi prof posso dire la mia?» prendere la parola, quella teatrale, e trovare il coraggio di esprimere ciò che si pensa, che sia una riflessione, un gioco, un racconto, una canzone, un dissenso. Ciò che conta è esserci con tutto se stessi, e poter pensare, e scambiarsi opinioni sulle cinque parole scelte dai direttori artistici e fondatori della compagnia Teatro dell’Argine: i registi Andrea Paolucci e Nicola Bonazzi, l’attrice Micaela Casalboni e la direttrice della sezione teatro ragazzi, Vittoria De Carlo. Amore, guerra, lavoro, crisi, migrazione sono dunque le tematiche rispetto le quali il nucleo centrale dei 50 special è chiamato a intervenire perché, come sottolineato più volte da Casalboni, «volevamo interrogare chi non viene mai ascoltato». Motivazione che spinge i quindici attori della compagnia a prendere parte allo spettacolo con il compito di asservire alla sua realizzazione e svolgimento, non intervenendo come attori ma come servi di scena, vestiti di nero e senza battute, per lasciare pieno spazio ai ragazzi. Nello stesso mese di giugno a Roma, si sperimentavano parallele strade di coinvolgimento di giovanissimi cittadini e spettatori con il progetto Alles Enfants e non possiamo fare a meno di notare, a tal proposito, come tutti questi incubatori di nuova spettatorialità partecipata (da Allez Enfants a Futuri Maestri, il recente Manifesto e Inferno) sono accomunati dall’intento, politico, di ripensare le modalità attraverso le quali le nuove generazioni hanno accesso al linguaggio della scena contemporanea e quali strumenti hanno per guardare, capire e fruire. «Una pratica di teatro che abbiamo dovuto reinventare» afferma Andrea Paolucci in un’intervista, e che per la compagnia del Teatro dell’Argine è stata motore di stimoli, suggestioni, inventive utili a comprendere da vicino la generazione alla quale il teatro deve rivolgersi. In questi ultimi giorni, ci è capitato già di discutere dello scarto generazionale affrontato in relazione alle prime rappresentazioni del Premio Scenario, in cui risultava esplicita la necessità di una cesura rispetto a dei modelli, ma anche la difficoltà di poter incarnare questa crisi, come se a mancare fosse quella capacità interpretativa necessaria a tradurre scenicamente i segni del presente. In un passaggio dell’articolo di Francesco Brusa e Lorenzo Donati della redazione di Altre Velocità – che ha condotto Futuri giornalisti, laboratorio di scrittura e racconto delle nove repliche dello spettacolo – si parla del progetto inserito nel contesto sociale odierno affermando che esso «ci dice molto dell’apparente impossibilità di rappresentazione di un conflitto generazionale, o del conflitto tout court». Proprio in questo scarto tra il presente e la sua rappresentazione, tra l’accesso al teatro e le frontiere della partecipazione, si collocano le esperienze citate in precedenza e definite, sempre da Donati, «teatro delle moltitudini».
Del resto, la drammaturgia di Futuri Maestri è stata costruita attorno al nodo tematico del viaggio, una sorta di racconto di formazione che ci parla della forza di un gruppo di ragazzi che vogliono andarsene dal loro paese di vecchi malati e dalle «arterie fangose». Trentacinque pagine di un brogliaccio, spiega Nicola Bonazzi, frutto sì delle suggestioni elaborate dai ragazzi stessi, accuratamente inserite però all’interno di una struttura ricavata dalla lettura e sistemazione di testi incentrati sul tema dell’utopia possibile.

Foto di Luciano Paselli

Come nasce un progetto di simili dimensioni? Come si gestiscono i rapporti coi partner coinvolti, gli enti, i minori, i rispettivi genitori e il pubblico? Sicuramente si tratta di una metodologia di ricerca e di lavoro che può trovare terreno fertile in un contesto già predisposto alla relazione sinergica tra luoghi e persone. Dalla fine degli anni Novanta, la compagnia del Teatro dell’Argine ha sede nell’ITC Teatro di San Lazzaro nella città di San Lazzaro di Savena e qui è riuscita a creare attorno a sé una comunità di spettatori che si sente a casa. Questa è la percezione che si ha nell’essere stati ospitati alla prima delle repliche di Casa del popolo, lavoro scritto da Nicola Bonazzi e diretto da Andrea Paolucci, che ha debuttato a fine novembre nel Teatro Pedrazzoli di Fabbrico. Subito dopo lo spettacolo, e nello spazio ITC lab, tensostruttura posizionata nel cortile del teatro, c’è un corso gratuito e domenicale di ballo e già si sente nel foyer il chiacchiericcio di alcuni che si organizzano per rimanere, come hanno fatto i giorni precedenti per la tombola o il burraco. Il popolo e la sua storia fatta di occupazioni, rivendicazioni di ideali e contraddizioni è protagonista di questo spettacolo di teatro d’attore, rigoroso nella cura registica e nella precisione dei tre interpreti in scena Micaela Casalboni, Giovanni Dispenza, Andrea Lupo, che ricoprono i ruoli di svariati personaggi dai tratti caricaturali, raccontati attraverso gli anni che passano, la storia del Novecento che irrompe nella cittadina bolognese e la disillusione di un ideale sfociata nell’individualismo. Casa del popolo nasce dalla raccolta di una lunga serie di interviste fatte a partecipanti di età variabile dei vari centri ricreativi di Bologna e dell’Emilia ed è prima di tutto la rappresentazione scenica di un luogo di potenziali possibilità; estremizzando, potremmo dire che lo spettacolo, per le tematiche affrontate, si configura come lo specchio di quella “operatività teatrale e militante” che vede il Teatro dell’Argine impegnato su vari fronti. La compagnia è attiva sul versante internazionale con coproduzioni e scambi di tecniche e metodologie, su quello interculturale iniziato a partire dagli anni Duemila, nell’ambito educativo attraverso laboratori extrascolastici condotti da una équipe di professionisti tra registi attori e drammaturghi affiancati da pedagoghi e psicologi, e anche nell’apertura al sociale con importanti progetti dedicati alle vittime di reati, ai disoccupati e precari, e all’associazione Gli amici di Luca per la riabilitazione delle persone uscite dal coma.

www.facebook.com/teatrodellargine

Il Teatro dell’Argine, nella sua casa di San Lazzaro di Savena, continua a delineare in questi anni una direzione artistica e progettuale sempre attenta a mantenere come riferimento l’accessibilità culturale, e la conseguente cura da riservare alle modalità di fruizione e partecipazione del cittadino in primis e dello spettatore poi. Tra queste iniziative ricordiamo gli aperitivi col critico pre e post spettacolo condotti nel Teatrobus, ora fermo e parcheggiato fuori nel cortile, ma un tempo viaggiante, a prosieguo di certe strategie di partecipazione sperimentate dall’avanguardia degli anni Settanta.

Torniamo alla scena finale del quinto capitolo dello spettacolo di Futuri Maestri, «Ce l’hai!», in cui tutti i ragazzi corrono ad attaccare agli spettatori la peste del teatro perché il teatro è, appunto, il luogo del contagio. Una linea di coerenza attiva lega tra loro tutti gli eventi che costellano la progettualità del Teatro dell’Argine, e in questo particolare passaggio drammaturgico possiamo rintracciare la diretta rappresentazione del lavoro della compagnia : capillare, quotidiano, territoriale e familiare, ripensato dai ragazzi attraverso il linguaggio del gioco e “detto” teatralmente alla loro maniera.

Lucia Medri

Teatro dell’Argine, San Lazzaro di Savena Bologna – dicembre 2017

FUTURI MAESTRI

è un progetto del Teatro dell’Argine

partner Emilia Romagna Teatro Fondazione in occasione del quarantennale della sua attività, Teatro Arena del Sole, Teatro Comunale di Bologna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Mediateca di San Lazzaro di Savena

collaborazioni Altre Velocità, Biografilm Festival – International Celebration of Lives, Centro Documentazione Handicap – Accaparlante, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, ITC Teatro di San Lazzaro, La Baracca – Testoni Ragazzi, teatro per l’Infanzia e la Gioventù di Bologna, librerie.coop, Mediamorphosis, Persinsala – Cultura e Critica Teatrale, Teatro Comunale Laura Betti – ATER circuito regionale dell’Emilia Romagna, Teatro delle Temperie

enti Regione Emilia-Romagna, Città Metropolitana di Bologna, Comune di Bologna, Comune di San Lazzaro di Savena, Università di Bologna – Dip.to di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”

con il contributo di Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, Gruppo Unipol, Coop Alleanza 3.0

coordinamento comunicazione Profili

CASA DEL POPOLO

Teatro dell’Argine in collaborazione con Teatro delle Temperie
di Nicola Bonazzi
da un’idea di Andrea Lupo
con Micaela Casalboni, Giovanni Dispenza, Andrea Lupo
scene di Carmela Delle Curti
aiuto regia Mattia De Luca
regia Andrea Paolucci

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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