Gli Omini portano in scena Il controllore, terzo episodio della trilogia ferroviaria “Progetto T” che ha debuttato per Vie Festival al Teatro delle Moline di Bologna. Recensione
Si parte e si arriva sempre da lì. Praticamente è il primo sguardo e l’ultimo di un luogo e di un luogo dovrebbe poter essere il migliore punto di vista. Alla stazione ci sono stati i piedi di tutti quanti: donne o uomini, matti, ricchi, gli handicappati, i froci, tu ed io che siamo tutte e nessuna categoria e camminiamo senza guardarci perché il passo è lungo e svelto, l’occhio vuole essere rapito dalla città sconosciuta o da cosa lo porterà via. Sui binari, interi blocchi umani che si spostano alla stessa velocità dentro una scatola di latta. Verso un’unica direzione, durante il tragitto si fermano in luoghi che non sono né arrivo né sosta ma una distrazione per consumare il tempo. La vita tua uguale a quella di tutti gli altri per un viaggio. E il controllore?
Il controllore è il terzo spettacolo di una trilogia ferroviaria, Progetto T, nata sulle rotaie della Porrettana che agganciano Pistoia a Bologna. Uno studio condotto da tre insoliti Omini (Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini) assieme a una dramaturg (Giulia Zacchini), prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese e che vede l’ingresso – per questo terzo esperimento soltanto – di Emilia Romagna Teatro. Per il debutto dei primi due episodi, Ci scusiamo per il disagio nel 2015 e La corsa speciale dell’anno successivo si è trattato di dare impulso alle idee a partire dal loro naturale luogo di nascita: un deposito ferroviario e il regionale Pistoia-Porretta, una delle prime linee ferroviarie a rigare l’Italia, inaugurata nel 1864. Due posti vivi e moventi, dove il particolare resiste al vaglio della regia per diritto d’appartenenza e sprigiona l’originalità del suo odore, un dettaglio che a teatro si costruisce con immagini e parole. Quest’ultimo capitolo, al contrario, ha debuttato in un Teatro, quello delle Moline di Bologna per Vie Festival 2017, prendendo al cuore la città senza rimanere sospeso negli istanti prima di arrivarci.
Allora, la scenografia è una cortina bucata da alcuni passaggi, vari e sproporzionati battenti, della misura di ogni cosa o persona che possa filtrare attraverso di essi direttamente sul palcoscenico. Questo banco tarlato di fessure è indispensabile a distinguere due dimensioni quasi psichiche: non si separano l’interno e l’esterno di una realtà topica ma di un ruolo. Il controllore, appunto, dicono che debba essere meno umano di ogni umano, ma è inevitabilmente scisso tra l’animo di un cristiano qualunque e la divisa di un incarico. Di là dal mascheramento scenografico, i tre controllori – che a turno sono anche passeggeri tra il ritratto e la caricatura – lavorano, indaffarati in ciò che rende degli stereotipi divertenti e tragici le stazioni e i convogli periferici, e di qua, scendono a patti coi viandanti, ascoltano e narrano bieche e favolose intimità, promettono favori e si lasciano corrompere dalla cedevolezza.
Esattamente come dev’essere stato per questa compagnia di teatro che la storia di Silvana – che “pulisce le tombe sotto il sole d’agosto”, cieca come Guido che tiene sottobraccio – del trans con gli stivali, della donna sposata all’abbandono e di tutte le altre carte umane, non se l’è inventate a tavolino ma l’ha conosciute davvero, passando in rassegna le vite e controllandone il viaggio. Dopotutto, dall’altra parte del palcoscenico, c’è chi per una stazione sembra essere passato mille volte senza sapere di stare in un teatro e bisogna pur dirlo a tutta questa umanità che è fatta di attori eccezionali.
Francesca Pierri
ideazione Gli Omini
con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini
dramaturg Giulia Zacchini
luci Alessandro Ricci
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale