Teatro dei Borgia presenta Medea per strada con la drammaturgia di Fabrizio Sinisi ed Elena Cutugno per la programmazione speciale InMovimento all’interno della stagione del Teatro Eliseo di Roma. Recensione
Medea. Si nasce o si diventa? L’acquisizione categorizzata della tragedia, o meglio del lascito disposto per il mondo che le succede, sembrerebbe suggerire un’inviolabilità dei caratteri, pertanto una riproposizione di colpe primigenie in una ciclica evoluzione. Ma se consideriamo il piano esemplare, l’unico realmente trasmissibile in forma concreta, non si giunge lontano dall’idea opposta che ci sia, in contrario, una continuità esistenziale che disconosce la genetica delle intenzioni e vi mescola l’esperienza diretta, individuale, esclusiva. Tale è la posizione, che affranca dalle macchie di responsabilità indelebili, entro cui si muove la Medea per strada in scena nei dintorni del Teatro Eliseo a Roma e firmata da Gianpiero Borgia per il Teatro dei Borgia, libera riscrittura dell’omonimo mito tragico operata da Fabrizio Sinisi ed Elena Cutugno, unica in scena a bordo di un furgone che attraversa strade di qualunque città.
La strada. Termine che si riversa in diverse sfumature di significato: da un lato è il percorso esistenziale visto in un punto qualsiasi che ne avrà tanta alle spalle e ancora davanti, dall’altro è il luogo dell’azione, peripatetico e soggetto ai mutamenti, o meglio agli eventi che interferiscono con la prevedibile scansione del tempo. Lungo la strada è lo spettacolo a bordo di un furgone che raccoglie gli spettatori a un angolo convenuto per l’appuntamento e li trasporta per un viaggio cittadino fino ad entrare nella storia di una dei passeggeri, questa Medea prima ancora di essere la sua sagoma classica, una donna allegra e loquace che si diverte all’autonarrazione per ascoltatori d’autobus. La strada è tutto ciò che ha tracciato il cammino dal proprio piccolo paese d’origine in Romania fino alle aree urbane d’Italia; la strada è il luogo dove si trova a svolgere il mestiere diventato proprio, desunto da un destino che – quello sì – appare già scritto per buona parte delle ragazze provenienti da territori disagiati e costrette alla prostituzione, ognuna ingranaggio di quella “tratta delle bianche” che resta una delle grandi fratture nell’Europa delle grandi trasformazioni politiche.
È lento il ritmo che accompagna l’ascolto fino alle porte infernali di un racconto sempre più astringente, sempre più abissale, profondo nei territori dove si espande un orrore progressivo e improvvisamente ammutolito. Elena Cutugno – che con Sinisi ha redatto il testo grazie a un lungo e virtuoso lavoro di indagine sociale e opera di volontariato – ha la qualità peculiare e decisiva di saper dosare attraverso il linguaggio e la presenza quella dilatazione del male, permettendo la coesistenza di estremità antitetiche e assecondando così il più disperato dei dolori giunto in uno spazio inizialmente invaso di tutt’altro spirito, non privo d’amore e di una delicata dolcezza.
Il merito è condiviso da una drammaturgia rispettosa, umile e da una regia coordinata, in grado di cogliere non gli aspetti di alterità del personaggio ma quelli della piena riconoscibilità con il mondo degli stessi ascoltatori, veicolati in un viaggio tra gli ambienti del proprio territorio e inseguiti dal crescente dubbio che la vita non accada altrove. C’è un luogo dove si incontrano gli opposti, dove coabitano ragioni e sentimenti con il bene ed il male, dove si muovono i passi per andare incontro e vedere o per andare via e ignorare, dimenticare. La strada, appunto.
Simone Nebbia
Teatro Eliseo, Roma – ottobre 2017
MEDEA PER STRADA
drammaturgia Fabrizio Sinisi ed Elena Cutugno
ideazione e regia: Gianpiero Borgia
luci Pasquale Doronzo
con Elena Cutugno