Abbiamo assistito al primo esito pubblico dell’Ecole des Maîtres – Corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale, condotto quest’anno dal collettivo belga Transquinquennal.
La trama – nella vita, come a teatro – si ostina a voler essere il segreto della narrazione per cui essere grati, quel meccanismo con cui cerchiamo di riflettere sul momento dello spettacolo come sintassi basilare per la comprensione del mondo. In molti hanno provato a manomettere questo processo di sopravvivenza, che segue l’ostinata insistenza a ricavare un senso dalla vita e dal mondo che ci circonda. Il teatro, dal suo canto, diventa così un gioco di pazienza, una sequenza di costruzioni e diroccamenti che mostra la vanità delle imprese umane e di una loro logica narrativa – ma anche e soprattutto le contraddizioni del tempo scenico.
Sono queste le riflessioni che ciclicamente riemergono in chi guarda il teatro, più spesso in chi lo fa. E sembra che il collettivo Transquinquennal sia partito proprio da qui per lavorare con i propri allievi dell’Ecole des Maîtres – il progetto di formazione teatrale avanzata ideato da Franco Quadri nel 1990 e che si avvale della collaborazione di diversi partner: CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia (Italia), Centre de Recherche et d’Expérimentation en Pédagogie Artistique (CFWB/Belgio), Teatro Académico de Gil Vicente, Colectivo 84 (Portogallo), La Comédie de Reims, Centre Dramatique National, Comédie de Caen – Centre Dramatique National de Normandie (Francia).
Questa ventiseiesima edizione presenta sulla carta la scelta ardita di scegliere maestri che non si concepiscono tali. Transquinquennal è di fatto un collettivo che rifiuta al suo interno ogni tipo di gerarchia e va contro al tipico istinto umano di sopravvivenza. Negli anni in cui forte è il dibattito su testamenti biologici ed eutanasia Transquinquennal ha infatti programmato la fine del proprio percorso artistico nel 2022 (peraltro saranno per la prima volta in Italia per la Stagione Contatto del CSS). Cinque anni o poco più per riflettere e lavorare sul tema del lutto e sulle sue cinque fasi: rifiuto, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Con gli allievi dell’Ecole hanno deciso di indagare la terza fase della contrattazione declinandola in un dialogo tra attori e spettatori che ha avuto il suo esito pubblico al Teatro San Giorgio di Udine. Non è uno spettacolo, e ci teniamo a dirlo per quella parte di pubblico che si aspetta che il teatro assecondi i meccanismi di consumo, pagare (un biglietto) e ascoltare una storia. Ma anche in questo caso la gratuità dell’evento faceva decadere il presunto sillogismo. Eppure una storia, a volerla rintracciare, c’è. È quella del disorientamento di giovani attori, che senza personaggi e trama da raccontare hanno subito lo sguardo implacabile di un pubblico scettico.
Un timer sullo sfondo segna il tempo che rimane perché questa contrattazione abbia luogo. Arbitrariamente si parte da sessanta minuti, venti dei quali passano a osservarsi. Quindici attori di fronte a un pubblico che aspetta in silenzio. Uno spettatore rompe gli indugi, e qualcosa si muove. Nulla che non sia già stato visto altrove, ma è sempre bene riflettere su quanto sia famelico lo sguardo del pubblico: “Mostrateci qualcosa”, “qualcosa che faccia ridere” “qualcosa che emozioni” “qualcosa di fantastico”. Gli attori provano a mettersi in gioco, corrono sul pericoloso filo che separa la verosimiglianza dalla realtà. Si esibiscono in qualche claudicante scena ad effetto. È un gioco difficile a teatro: quell’ossessione di rappresentare qualcosa di comprensibile e chiaro, e l’ossessione uguale e contraria di non cadere nell’insignificanza, di non suscitare l’indifferenza dello spettatore. In generale è uno dei problemi dell’arte, a teatro lo si avverte un po’ di più, e spesso l’eccellenza di alcuni attori e registi placa questa contraddizione. Quello a cui abbiamo assistito sceglie però di essere esibizione della contraddizione. Transquinquennal ha deciso di giocare con l’attrito tra attore e spettatore, ma esponendo i suoi allievi ancora troppo giovani a un evidente imbarazzo, buttandoli a mani nude a trovare la chiave d’accesso per impennare lo sguardo del pubblico, accedere alle zone aperte delle autonome fantasie dello spettatore. Ci si aspetta dai maestri che suggeriscano gli strumenti per accedere a queste zone cave? Meglio sarebbe vederli più responsabili con i propri allievi, mentre di queste zone oscure li rendono consapevoli.
Mentre sono intenti a mettere su qualcosa di attrattivo per il pubblico, una delle allieve prorompe in una lucida riflessione, “io non voglio vedere il pubblico reagire così, voglio fare teatro, farlo bene, non voglio vedere più delle facce che mi guardano in questo modo”. Si rumoreggia se faccia sul serio o meno. Ma interessa davvero a qualcuno la verità del gesto? O forse è meglio la realtà delle parole? Capiamo che anche gli spettatori raccontano storie, persino terribili, e possono decidere di sottrarre lo sguardo compiaciuto che spesso per gli attori è un angolo di rifugio. E infine chiedersi se hanno trasformato di fatto il teatro in un rito sacrificale.
Merito di questo esito pubblico è stata l’esibizione di domande che ciclicamente si ripresentano a teatro, sul ruolo dell’attore e quello dello spettatore, quello dei registi e dei maestri, sul perché si possa ancora parlare di maestri. Scopriamo così che ci sono riflessioni su cui si torna, con desiderio segreto di recuperare e rinnovare il pensiero perché nulla è completo finché non l’abbiamo compreso.
Doriana Legge
Visto a Teatro S. Giorgio (Udine) 29 agosto 2017
ECOLE DES MAÎTRES 2017
Corso internazionale itinerante di perfezionamento teatrale
Prossime dimostrazioni aperte al pubblico
11 settembre 2017 Bruxelles, Théâtre La Balsamine (Belgio)
15 settembre 2017 Roma, Teatro India, Short Theatre (Italia)
18 settembre 2017 Reims, La Comédie de Reims – Petite salle (Francia)
21 settembre 2017 Caen, Théâtre d’Hérouville (Francia)
24 settembre 2017 Coimbra, Teatro Académico de Gil Vicente (Portogallo)
allievi: Angelo Campolo, Desy Gialuz, Elena Gigliotti, Francesco Napoli (Italia); Assiya El Mhaier, Emilie Marechal, Patrick Michel, Mathilde Rault (Belgio); Benjamin Tholozan, Lola Felouzis, Sophie Lebrun, Tom Politano (Francia); Oscar Silva, Catarina Campos Costa, Márcia Antónia Gomes (Portogallo)