Inizia a Torino la ventiduesima edizione del Festival delle Colline Torinesi. In scena l’ultima regia firmata Chiara Guidi. Recensione
Quasi una liturgia: nel buio, una luce a occhio di bue su un leggio e, verso il fondale, un musicista che distilla suoni al vibrafono. Dopo gli attimi di rarefazione, la presenza e il suono della voce di Chiara Guidi colmano lo spazio della Lavanderia a Vapore: le sue parole sono tratte dalla raccolta di testi di Nelly Sachs, poetessa ebrea, sfuggita all’Olocausto e dalla sua corrispondenza con l’amico e sodale Paul Celan.
Inizia così lo spettacolo di Societas Raffaello SanzioLettere dalla notte – tra i primi in scena per la 22esima edizione del Festival delle Colline Torinesi – Chiara Guidi, immersa in un’atmosfera densa, volge la sua vocalità potente alla lettura del verbo lirico di Nelly Sachs. Si tratta di missive senza destinatario, salvo quando indirizzate esplicitamente al poeta; meditazioni sulla morte e sull’esistenza, sulla caducità di un nomadismo imposto, sulla condizione di esule e di superstite. «Ma cosa tiene unita la nostra trama? / Noi, ormai senza respiro, / la nostra anima è volata a lui dalla mezzanotte / molto prima che il nostro corpo si salvasse / nell’arca dell’istante – Noi superstiti, / stringiamo la vostra mano, / riconosciamo i vostri occhi – / ma solo l’addio ci tiene ancora uniti, / l’addio nella polvere / ci tiene uniti a voi».
È una tessitura che si arricchisce dell’armonica polifonia di un coro sparso tra il pubblico. Levandosi in piedi uno per volta si compone l’insieme delle voci, mentre un controluce abbagliante alle spalle degli spettatori staglia le sagome delle loro ombre. Dai gradini della Lavanderia a Vapore l’ensemble contrappunta e accompagna le parole e le melodie di Chiara Guidi che, sul proscenio con il microfono, dirige l’articolarsi di una partitura in cui le parole si mescolano al suono, vero protagonista e soggetto. Non esiste una narrazione: questa drammaturgia di respiri e versi si dipana attraverso la molteplicità degli accenti vocali, orchestrati e diretti con precisione da Guidi. Un coro che cambia di data in data, un gruppo liquido formato in occasione di un workshop tenuto dalla regista per pochi giorni.
I versi di Nelly Sachs – che sembrano a tratti sfumare nella composizione musicale di vocalità – contengono immagini di dolore, nella pienezza metaforica del verso riproducono paesaggi di sofferenza. L’elemento della polvere affastella questo cammino poetico, rievoca i solchi degli esuli, la transitorietà dei popoli e i suoni della moltitudine. Adorno nel 1949 sentenzia che scrivere una poesia dopo Auschwitz non sia altro che un atto di barbarie; proseguirà lungo questa linea di discorso, focalizzando la necessità per ogni tipo di cultura di farsi carico di quanto accaduto e contemporaneamente l’impossibilità per ogni forma d’arte di sopravvivere nel «terreno vago», impresso dai drammatici eventi della storia. Il caso di Nelly Sachs esemplifica – tra tanti altri, invero – l’inesattezza di questa tragica profezia, e la scelta di Guidi di assumere questa prospettiva rivela un felice incontro di codici linguistici tra frammenti lirici e sonorità in accordo.
Giulia Muroni
Torino, Lavanderia a Vapore – Giugno 2017
Lettere dalla notte di Nelly Sachs regia Chiara Guidi con Chiara Guidi e il coro della città musica eseguita dal vivo dall’autore Natàn Santiago Lazala cura del suono Andrea Scardovi traduzione Anna Ruchat produzione Socìetas in collaborazione con Liberty in collaborazione con Fondazione Piemonte dal Vivo
Giulia Muroni, giornalista pubblicista, lavora per Sardegna Teatro dal 2017. Per il TRIC cura la programmazione artistica del festival Giornate del Respiro, è referente di alcuni progetti europei larga scala, è direttrice responsabile del magazine anāgata, componente della giuria del Premio Scenario e è responsabile dell'ufficio stampa.
Lavora inoltre per Fuorimargine – Centro di produzione di danza e delle arti performative della Sardegna, per il quale si occupa di programmazione artistica e ufficio stampa.
Ha pubblicato su diverse testate giornalistiche e scientifiche, riguardo ai temi dell'arte performativa, della filosofia del corpo e del portato politico dei processi artistici nei territori e nelle marginalità. Nata a Cagliari, è laureata in filosofia all'Università di Siena, si è specializzata all'Università di Torino e ha conseguito all’Università di Roma3 un Master di II livello in Arti Performative e Spazi Comunitari.
Ha effettuato un tirocinio alla DAS ARTS di Amsterdam, nel periodo della direzione di Silvia Bottiroli.
Ha beneficiato del sostegno Assegni di Merito e Master&Back della Regione Autonoma della Sardegna per i risultati del percorso accademico.
A Romaeuropa Festival un altro atteso debutto: Giorgina Pi, regista del collettivo romano Bluemotion, si confronta con l'ultima opera di Bernard-Marie Koltès, Roberto Zucco....
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