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Haters gonna hate. Raccontare l’odio della rete

Gabriele Linari dirige #LORO – Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo, spettacolo nato insieme ai ragazzi del centro di aggregazione giovanile Matemù e andato in scena al Teatro Cometa Off. Recensione

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Un’uniforme anonima, tuta nera e maglietta bianca, sneakers e zaino, anche questi neri, indossati da otto ragazze e un ragazzo seduti dietro una postazione – un banchetto di quelli scolastici – e una maschera neutra dai tratti ferini a coprire il volto. Sono isolati, frontali al pubblico, singoli perché da quella sorta di scranno, e nell’individualità di un’insofferenza ormai giunta alla saturazione, si rivolgono agli altri, alla moltitudine. #LORO – Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo diretto da Gabriele Linari è l’invettiva mordace, l’affondo necessario nelle dinamiche social che innervano il tessuto relazionale e quotidiano, pratica performativa di un rituale dell’odio.

Tiziano Di Paolo, Janet Ferramo, Jaclin Gallo, Ailen Mecchia, Janette Isabel Mecchia, Salima Khan, Carlotta Petruccioli e Sofia Pittaccio sono gli attori ragazzi che con il sostegno registico e professionalizzante di Linari, il contributo ai testi di Marco Andreoli e l’aiuto regia di Adriano Rossi, hanno costruito – da novembre e fino al debutto al Teatro Cometa Off – questo lavoro nato negli spazi di Matemù, il Centro Giovani e Scuola d’Arte del Primo Municipio di Roma Capitale, ideato e gestito dal CIES Onlus. Nato nel 2010 seguendo la “pedagogia del desiderio” della Onlus Axé che in Brasile lavora nelle favelas, il centro accoglie i ragazzi dagli 11 ai 25 anni di estrazione e cultura eterogenee e ha attualmente all’attivo laboratori e servizi di vario tipo: giochi, corsi di musica e strumento (sax, chitarra, batteria), laboratori di rap, canto, danza e teatro; fornendo inoltre supporto psicologico e nell’orientamento al lavoro. Ma c’è altro. I ragazzi non frequentano il centro solo esclusivamente per “fare attività”, passano le giornate lì perché vogliono essere liberi di desiderare altro dalla loro vita e allontanarsi da situazioni familiari e passate difficili, che li hanno fatti diventare subito adulti.

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Il progetto Laboratorio – Ipotesi – Teatro, che dà il nome alla Compagnia LaBit di Linari fondata nel 2000, prosegue coi ragazzi di Matemù nell’intento di dialogare con le nuove generazioni e lo fa in questa occasione proponendo la sintesi di un lavoro che ha visto incontrarsi la professionalità del regista con la reattività partecipativa dei ragazzi. La scrittura drammaturgica, concentrata sull’alternarsi di testi interpretati in scena rispettando lo scorrimento di un comune feed, è il frutto di un attento lavoro di osservazione di fenomeni come hate-speech, vamping, craving, exclusion, challenge, like addiction… di cui è intriso il web, con riferimento particolare alla pagina WeHate. Basta però dare una rapida scorsa per rendersi conto dell’esistenza di un’enorme quantità di gruppi finalizzati a scagliarsi contro qualcuno o qualcosa. Questa ricerca ha coinvolto congiuntamente gli educatori e i ragazzi che, dopo aver creato un gruppo facebook e whatsapp, hanno iniziato a scambiarsi le fonti raccolte rielaborandole attraverso l’inserimento di spunti personali. Come ci racconta Adriano Rossi, tra gli educatori di Matemù, la tensione dei ragazzi durante queste quattro giornate di tenitura è stata palpabile, in quanto per la prima volta sono stati coinvolti in uno spettacolo autonomo e che rivela anche la maturità dei percorsi fatti all’interno del centro. «Invece di proseguire il modello col quale abbiamo iniziato nel 2012, in cui presentavamo un grande evento dove venivano raccolti tutti i saggi delle varie discipline, da quest’anno, e anche grazie all’influenza dell’apertura verso le residenze artistiche, abbiamo deciso di alzare l’asticella degli obiettivi. Non stiamo qui a insegnare un mestiere, non ci interessa se poi questi ragazzi diventeranno attori o meno, crediamo piuttosto di dover andare oltre le logiche dell’assistenzialismo e mirare a una professionalizzazione, dando a chi prende parte ai corsi la percezione di essere coinvolto non in un’attività ricreativa ma in un progetto di valore che richiede sacrificio e impegno».

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Sacrificio che ha portato, nonostante il poco tempo (le prove si svolgevano una volta a settimana) e l’aggravante della discontinuità dovuta agli impegni di ciascuno – la scuola, gli esami all’università, il lavoro, la famiglia – a un approdo progettuale che vede i ragazzi coinvolti e concentrati nel dar sfogo, teatrale, al proprio bisogno di tirar fuori quella stanchezza di pensiero rispetto alla loro vita e ai messaggi che ci assalgono quotidianamente; ora diventati materiale scenico sonorizzato grazie ai contributi musicali originali di Andrea Pantaleone e Cristiano Urbani. Così, attraverso una pulizia registica e drammaturgica che punta all’essenzialità e all’immediatezza dei vari testi/post proferiti simultaneamente, gli attori sono come virtuali presenze che nonostante la giovane età dimostrano di essere all’altezza di un compito difficile: padroneggiano tanto il corpo quanto le sfumature dei vari registri interpretativi (ironico, drammatico, naïf, aggressivo) restituendo al pubblico un’ammirabile e inattesa presenza scenica.

Veniamo messi al muro sin da subito e questa volta non ci sono scappatoie, ora dobbiamo ascoltarli perché hanno tanto da dirci. Tra il pubblico alcuni si sono lamentati della mancanza di un sentimento di spensierata leggerezza da parte di questa giovane generazione; ed è vero, è assente ma perché a trasparire è innanzitutto quell’evidente e necessaria crudezza di chi desidera un altrove diverso.

Lucia Medri

Teatro Cometa Off – giugno 2017

#LORO
Uno di questi giorni prenderemo qualcuno e lo sbraneremo
CIES, MaTeMù e Labit
Con Tiziano Di Paolo, Janet Ferramo, Jaclin Gallo, Ailen Mecchia, Janette Isabel Mecchia, Salima Khan, Carlotta Petruccioli, Sofia Pittaccio.
Testo e regia Gabriele Linari
con il contributo di Marco Andreoli
e degli attori in scena.
Contributi musicali originali Andrea Pantaleone e Cristiano Urbani
Aiuto regia Adriano Rossi
Produzione CIES: coordinamento generale, assistenza alla regia, assistenza di palco e supporto alle attività laboratoriali realizzati dagli operatori di MaTeMù e dallo staff del CIES.

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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