Teatro Medico Ipnotico di Patrizio Dall’Argine fa del teatro di figura un nucleo di resistenza a difesa della purezza dell’arte
L’artigianato in teatro corrisponde in misura massima fin troppo categoricamente ai materiali, alla sapienza di composizione scenica, all’uso di pratiche tradizionali che rivendichino il primato dell’homo faber. Eppure, con un’opera di astrazione, possiamo ricondurre questo ragionamento anche oltre la materia e riconoscere la riduzione a un concetto scalare – ma più che intenso – dell’arte anche nelle forme di racconto scenico. All’origine, dunque, del pensiero di rappresentazione c’è una miniaturizzazione dell’umano, c’è nelle parole e nelle azioni, nelle situazioni esemplari, lì deve essersi imposta l’idea del burattino come nucleo sperimentale dell’uomo, privo di un proprio spirito e dunque atto all’accoglienza di caratteri indotti, funzionali alla rappresentazione.
Patrizio Dall’Argine è un burattinaio. Passato da diverse esperienze professionali fin dai primi anni Novanta, solo nel 2010 prende vita il Teatro Medico Ipnotico, compagnia con la quale egli porta in scena un proprio teatro di figura fortemente caratterizzato, ideato e interamente costruito con l’aiuto di Veronica Ambrosini, prima, di Thea e Virginia Ambrosini nei lavori di questi ultimi anni. La sua presenza sul territorio nazionale è non troppo nota oltre un ristretto nucleo di conoscitori più o meno esperti di figura, ma la sua caratura di artista è decisamente più alta di quanto la celebrità l’abbia premiato. Ma già nel nome scelto per firmare la compagnia è chiara una visione che riconosce al teatro una funzione duplice: lenitiva, curativa, ma attraverso il ricorso a metodi di attrazione sensibile, dunque emotiva. Là dove il patto di rappresentazione comprime le distanze e raffina il legame tra scena e platea, il teatro di figura lo rende ancora più esplicito e per questo maggiormente esposto, lo conchiude nella sagoma che agisce in vece dell’uomo che la manovra.
Leonce und Lena è un adattamento per teatro dei burattini scolpiti nel legno della commedia di Georg Büchner, visto al festival Teatro fra le generazioni, dove Teatro e Critica era presente all’interno del progetto Planetarium. Lo spettacolo si presenta all’interno di una baracca con un boccascena in 16/9 che posiziona l’azione verso l’alto, permettendo una visione prospettica in cui la vicenda si articola seguendo l’orma di un testo, come mai accaduto prima all’artista. Si tratta di una storia fiabesca, costruita per sottrazione, in cui i due protagonisti – principe e principessa – fuggono dal proprio destino trovandolo invece nel punto più lontano che si potesse immaginare.
L’allestimento dell’opera si succede per dialoghi di diversi personaggi che puntellano la vicenda, ma c’è come un ineludibile sentore dissonante fatto di sonorità cupe, di colori sfumati, di ombre e di luci che rendono sempre viva la presenza degli artisti manovratori, rivelano cioè di continuo il gioco che alimenta il patto scenico, lo rendono esplicito fino all’estrema, incantevole, conseguenza di raccogliere l’attenzione sulla mano che irrompe nell’intreccio, lo consiste e insieme lo nega. Patrizio Dall’Argine è un artista che difende alacremente la purezza della propria intenzione; destino dei nascosti è non perdere il fuoco della propria arte, disconosciuto ai mondani resta chi solo il teatro ammette di vivere, burattinaio di burattini o burattino dei propri pupazzi che sia, verso qualunque direzione tiri il filo invisibile che li tiene – pupazzi e uomini – sulla scena.
Simone Nebbia
Teatro del Popolo, Castelfiorentino – marzo 2017
LEONCE UND LENA
Adattamento per teatro dei burattini della commedia di Georg Büchner
Burattinai:Patrizio Dall’Argine, Veronica Ambrosini
Assistenti di baracca: Thea e Virginia Ambrosini
Musiche: Marco Amadei, Luca Marazzi
Burattini, scene, costumi: Patrizio Dall’Argine, Veronica Ambrosini