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Nuda vita. Emma Dante e le sue bestie

Debutta al Piccolo Teatro di Milano il nuovo lavoro di Emma Dante, Bestie di Scena, una riflessione sul lavoro dell’attore, tra vita pubblica e vita privata. Recensione.

Foto Masiar Pasquali
Foto Masiar Pasquali

La «nuda vita» – secondo una felice espressione resa nota da Giorgio Agamben – indica la semplice esistenza biologica che, spogliata di ogni diritto, precede la dimensione politica; è il grado più basso dell’umano e possiede il singolare privilegio di essere ciò sulla cui esclusione si fonda la comunità umana. L’homo sacer, che possiede soltanto il proprio corredo biologico, bandito dalla comunità, è perennemente fatto oggetto dell’esercizio della forza sovrana, che ne decide vita o morte.

Su questo sfondo sembra sensato inquadrare gli “imbecilli”, da in-baculum ossia senza bastone, quegli esseri fragili e esposti, reietti e vulnerabili che sono i componenti di Bestie di scena di Emma Dante, che abbiamo visto al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Mentre il pubblico entra in teatro, questi si scaldano e si coordinano, trovano ritmi e li alterano, sovrapponendosi e disponendosi lungo assi di geometrica imperfezione. Quindi si liberano dei vestiti e, bagnati di luce calda, volgono lo sguardo alla platea.

Foto Masiar Pasquali
Foto Masiar Pasquali

Il gesto di spogliarsi e lanciare – quasi con protervia – gli abiti al pubblico si tramuta in fretta in un contorcimento pudico, nella vergogna della nudità. Di lì è un attraversamento di stazioni, in balia di accadimenti azionati da un demiurgo invisibile e rimbalzati sui performer, agenti reattivi a livello epidermico – nude vite – al giogo di stimoli fugaci. Si assommano corse e camminate, i respiri si affannano e gli sguardi vagano in cerca di qualcosa. Uno per volta attori e attrici si appropriano di un carattere – lo spadaccino, il carillon, la ballerina, la scimmia – fino a comporre ensemble disordinati, in cui l’attenzione si conserva nell’attimo precario tra uno stimolo e un altro. Perciò acqua e stracci per asciugare, noccioline da scartare, trangugiare e sputazzare, scope giganti per sgombrare il palco. Il tappeto sonoro è una trama di sussulti, passi, sospiri e parole mozzicate, in cui l’unica fenditura è aperta da Only You dei Platters, che suona sardonica in questa danza di corpi che sono soltanto (meravigliosamente) corpi. Soli, immersi in un’immanenza terrena che non fa sconti e non promette redenzioni.

Foto Masiar Pasquali
Foto Masiar Pasquali

Alcune letture di questo spettacolo ne hanno evidenziato aspetti di sadismo gerarchico o di banale ripetitività del quotidiano; ci sembra che corrano il rischio di mantenersi appiattite su un piano letterale di visione. Se un aspetto fondamentale della semiosi teatrale si ritrova nella presenza in essa di sistemi di segni eterogenei e interdipendenti, un approccio miope che non concede allo sguardo di rinviare il segno a un universo di senso, può esporsi alla possibilità della noia, vedendo un gruppo di corpi nudi compiere azioni inutili in sede scenica, o addirittura all’indignazione…ci sono (parecchi) corpi nudi che fanno cose inutili sopra un palco!

Foto Masiar Pasquali
Foto Masiar Pasquali

Invece l’antropologia esposta cui dà vita Emma Dante sembra che riassuma ed evochi il disagio dell’esistenza corporea, materica quindi fallibile, elementare nella sua finitezza ma scomposta in sezioni di indefinita complessità. La fragilità, il senso atavico di manchevolezza e insufficienza, la rincorsa sragionata di fini vani, sono alcune gradazioni dell’evocazione immaginifica e potente costruita dalla regista palermitana, ben consapevole della lezione vivissima e struggente del Tanztheater bauschiano. L’opera parte dalla volontà di raccontare il lavoro dell’attore – si legge nel programma di sala – ma inizia con la rinuncia a qualsiasi tema e, risalendo allo stadio originario e primitivo cui si presta chi va in scena, si avvicina all’essenzialità umana, ancestrale, sacra e impura al contempo senza contraddizione alcuna.

Foto Masiar Pasquali
Foto Masiar Pasquali

Quella nuda vita corporea che s’inscrive nella sfera dell’intimità e accompagna, sotterranea, la vita pubblica. Scrive Agamben: «Il peso di una compagna senza volto è così forte che ciascuno cerca di condividerlo con qualcun altro e tuttavia estraneità e clandestinità non scompaiono mai del tutto e permangono irrisolte anche nella convivenza più amorosa». Su questa atroce e drammatica cifra si possono leggere i tratti dell’opera perturbante e commovente di Emma Dante, capace di destrutturare e disincantare i meccanismi della rappresentazione, esponendo la caducità dell’esistente con limpida e disarmante schiettezza. Il pubblico reagisce, partecipe e emozionato, Bestie di scena riesce a costruire un discorso che non sia ombelicale e, pur parlando di chi va in scena, si presta a dire qualcosa su chi quella stessa scena, complice, la osserva.

Giulia Muroni

Visto al Piccolo Teatro Strehler, Milano – Marzo 2017

BESTIE DI SCENA
ideato e diretto da Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara
elementi scenici e costumi Emma Dante
luci Cristian Zucaro
direttore di palcoscenico Gabriele Gugliara
assistente di produzione Daniela Gusmano
coordinamento Aldo Miguel Grompone, Roma
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon

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Giulia Muroni
Giulia Muroni
Giulia Muroni, giornalista pubblicista, lavora per Sardegna Teatro dal 2017. Per il TRIC cura la programmazione artistica del festival Giornate del Respiro, è referente di alcuni progetti europei larga scala, è direttrice responsabile del magazine anāgata, componente della giuria del Premio Scenario e è responsabile dell'ufficio stampa. Lavora inoltre per Fuorimargine – Centro di produzione di danza e delle arti performative della Sardegna, per il quale si occupa di programmazione artistica e ufficio stampa. Ha pubblicato su diverse testate giornalistiche e scientifiche, riguardo ai temi dell'arte performativa, della filosofia del corpo e del portato politico dei processi artistici nei territori e nelle marginalità. Nata a Cagliari, è laureata in filosofia all'Università di Siena, si è specializzata all'Università di Torino e ha conseguito all’Università di Roma3 un Master di II livello in Arti Performative e Spazi Comunitari. Ha effettuato un tirocinio alla DAS ARTS di Amsterdam, nel periodo della direzione di Silvia Bottiroli. Ha beneficiato del sostegno Assegni di Merito e Master&Back della Regione Autonoma della Sardegna per i risultati del percorso accademico.

2 COMMENTS

  1. […] Emma Dante in questi giorni è a Bologna dove sta concludendo le prove per un dittico formato da “La voce umana” e da “Cavalleria rusticana”, una delle tante sperimentazioni che questa regista ama compiere con il suo lavoro. Eppure interviene di istinto, immediatamente, appena sa che il 23 marzo prossimo, dalla Camera dei deputati, a nome del nostro gruppo Se non ora quando – Libere, dovrebbe partire un appello alle Nazioni Unite per dire no in qualunque paese alla maternità surrogata. […]

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