QUINTA DI COPERTINA. Il più recente monologo poetico di Gualtieri, ora pubblicato da Stampa 2009 ne I quaderni de La Collana.
Le «voci di tenebra azzurra» provengono da La mia sera di Giovanni Pascoli, una poesia che ha la forza di un varco: gli elementi della natura – lampi, stelle, campi, foglie, cielo, bufera, tempesta, rivo, fulmini, nube, rondini – sono apparizioni visive che, con la semplicità del loro affacciarsi nel fraseggio strofico, già sembrano evocare la delicatezza della voce che le nominerà e che così lascerà tralucere un sistema quasi metafisico di attraversamenti. Questo sentimento del passaggio e del prolungamento, tanto vivo in Pascoli (le stelle si aprono, la tempesta confluisce nello scorrere di un «rivo canoro», i fulmini lasciano nel cielo un tracciato di filamenti di nuvola), è ciò che Mariangela Gualtieri raccoglie e fa diventare materia, misteriosa ma disponibile, del suo monologo.
Voci di tenebra azzurra è stato messo in scena per la prima volta l’11 dicembre 2014 al Teatro Valdoca di Cesena per la regia di Cesare Ronconi – che ha curato anche scene e luci – e l’interpretazione di Gualtieri.
In calce alla plaquette – edita a dicembre scorso da Stampa 2009 ne I quaderni de La Collana – c’è la Nota dell’Autrice: qualche riga di istruzioni per le messe in scena future, indicazioni sui movimenti tra le postazioni, il suggerimento di avere «grande cura» per la qualità del suono e per la messa a punto delle luci.
Una precisione che, ponendo le coordinate tecniche del lavoro, alleggerisce la sensazione di essere al cospetto di un’interrogazione metafisica e introduce a quell’allenamento all’attenzione, un movimento di umiltà e di ascolto, che, per Gualtieri e Ronconi, è al centro dell’atto teatrale, creato e ricevuto.
Questo canto poetico delicato, articolato in tre parti (tra la seconda e la terza, una traccia affidata a una voce fuori campo), è un appello alle creature del mondo – le invoca, le saluta, fa apparire e scomparire scenari di esistenza – che tesse una trama di richiami lirici (in corsivo nel testo, passaggi riportati a memoria da Pascoli, Dickinson, Rimbaud, Din Rumi, Laforgue, Adonis, Zagajewski) e, in controluce, di immagini provenienti dalle raccolte precedenti di Gualtieri.
La parola poetica è rituale e luminosa, per questo tensiva e rivelatrice, capace di riconsegnare una porzione di invisibile – le tenebre azzurre sono, per Gualtieri, anche le voci allucinatorie, il sentimento e la presenza energetica dei morti, l’ulteriore che solo l’orecchio ipersensibile del poeta capta – e di renderla pronunciabile. La trascrizione di questa indagine, così fragile anche nelle atmosfere alchemiche della scena, è un atto di coraggio e di fiducia: la consegna, ai futuri interpreti e a chiunque cerchi la guida durevole della parola scritta, di un sentiero che, nel fitto di questioni molto antiche, è già aperto e risuona di voci, «un canto da portare con noi come un viatico inconsumabile».
Ilaria Rossini
VOCI DI TENEBRA AZZURRA
di Mariangela Gualtieri
edizione Stampa 2009, Azzate (VA), 2016
ISBN 978-88-8336-312-2
prezzo € 6,00
pagine 25