Sgombro, il varietà mensile che dallo scorso ottobre va in scena il sabato sera al Nuovo Cinema Palazzo di Roma . Storia di un’occupazione di idee.
Un formicaio di persone, attori, artisti, musicisti, comici e burattinai, riscaldato al buio soltanto da coperte di pile dell’Ikea e da un fungo calorifero, partecipa alla serata di Sgombro, varietà romano che dallo scorso autunno e con cadenza mensile va in scena il sabato sera al quartiere di San Lorenzo nella sala del Nuovo Cinema Palazzo. Proprio lì dove occupati i posti, occupati i pensieri, occupata la scena da questo focolaio sempre più vivo di artisti e spettatori, si pretende di alimentare l’attività di uno spazio – la cui natura politica è stata riconosciuta dalla giunta capitolina nel febbraio 2012 – che altrimenti sarebbe destinato al silenzio.
È ormai il quarto appuntamento di questo contenitore dalla forma spettacolare un po’ vintage, mosso dalla curiosità di mettere alla prova quella che sta cercando di definirsi come la giovane e nuova guardia della scena contemporanea comica romana. La prima impressione è data dalla quantità di pubblico che affolla l’ingresso: «Dal primo appuntamento fino ad oggi il numero degli spettatori è cresciuto in maniera esponenziale. Prima solo le gradinate piene e poi tutto il parterre e poi più sopra, insomma all’incirca 250 posti». Così ci racconta Daniele Parisi, ideatore di Sgombro e tra gli organizzatori, che durante la serata oltre a esibirsi si muove per le due ore abbondanti di spettacolo nelle vesti di servo di scena. «Nonostante le difficoltà, qui si riscopre un luogo dove gli artisti si incontrano con il pubblico e parlano la stessa lingua. Ci siamo riconosciuti e ci stiamo capendo».
L’impressione, in effetti, è che in sala ci siano persone che hanno seguito i diversi artisti durante gli anni, e che stasera siano venuti con l’amico o l’amica: «Vieni a Sgombro? È una serata comica, sottoscrizione a 5 euro!».
Sa di piccola rivoluzione, nonostante il freddo che stringe le gambe nella struttura occupata di San Lorenzo, soprattutto perché un simile contenitore offre la possibilità a un pubblico eterogeneo di far conoscere nuovi artisti e far crescere poi il bacino di utenza dei singoli. L’idea, come ci racconta al telefono Parisi, nasce alla Tana Sarda, ristorante del quartiere; lì si sta creando una sorta di collettivo che vede Parisi insieme a Claudio Morici, Ivan Talarico, Davide Grillo, Marco Andreoli, Enoch Marrella, Dario Tacconelli, e con il “benestare” del giornalista e critico Graziano Graziani. «Ci vediamo, mangiamo e nascono idee, come quella di chiamare tutte le persone che secondo noi rappresentano il fermento artistico e culturale del momento, tra cui Cecilia D’Amico, Gioia Salvatori, il Nano Egidio, Fabbri, Gian Bartolo Botta. Vogliamo in qualche modo metterci assieme e creare un salotto intellettuale laico dal linguaggio comico, ironico e anche disperato, ognuno però con il proprio mondo. Ci piace invitare anche altre persone che stimiamo; per questo motivo la direzione artistica è in parte deresponsabilizzata: confidiamo negli attori che “portano un mondo”, e se a noi questo piace, è giusto quindi che ci incontriamo».
La serata ha i propri alti e bassi, che rientrano nella natura empirica di un simile contenitore; dal teatro di figura al reading, passando per la scrittura di scena, il teatro canzone e la stand-up comedy; pezzi di repertorio si alternano a pezzi nuovi in un provare e provarsi, pratica utile e necessaria al mestiere dell’attore. Sgombro si scopre per gli attori e per il pubblico come un luogo in cui sperimentare: «Io ti faccio vedere il pezzo, tu senti il mio, e invece di vivere in solitudine, facciamo sì che queste solitudini in qualche modo si confrontino. Una modalità simile al fare musica negli anni ’60: quello della scuola romana dei “quattro ragazzi con la chitarra” per dirla à la Venditti; o quello di Genova di Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Gino Paoli, Umberto Bindi».
Tra un esilarante racconto del Nano Egidio sul famoso mago di Roma, il “Mago Guarda”, un pezzo di Inviloop di Daniele Parisi e un monologo di Claudio Morici, dopo aver sentito più volte nei vari interventi “Roma Nord” e “Spritz e Pigneto”, il grande successo della quarta serata scopre però il fianco al rischio che può incorrere un’operazione del genere: ritrovarsi a proporre una comicità imprigionata all’interno degli impliciti culturali romani. Forse ancora il tutto è lasciato troppo alla capacità del singolo artista di alzare il tono della serata, anche se risulta essere un intento programmatico, come ci risponde Parisi: «Credo che accostare qualcosa di molto locale a pezzi più universali, l’alto al basso, il serio al faceto, dia movimento alla serata. Mogol diceva “la cosa importante del pop è che nobilita il rock” è vero, se fosse tutto rock ci stancheremmo; la ballata serve sempre a un certo punto, i gruppi rock ne mettono una attorno alla traccia 9 di un album». Non manca la musica a Sgombro, come quella del gruppo La Persona che accompagna il pezzo di Gioia Salvatori anticipando uno degli obiettivi futuri di Sgombro ovvero quello di aprire una sezione dedicata proprio alla musica, «una delle mie intenzioni è quella di invitare Filippo Gatti a suonare qualche pezzo».
Sgombro è il presente, insomma, l’oggi teatrale romano, indipendente e autonomo; del futuro, per ora, si sa solo che la prossima data sarà il 18 febbraio.
Luca Lòtano e Lucia Medri