Zoe Teatro ha organizzato presso lo spazio Zut! di Foligno un momento di confronto tra le cinque residenze presenti nella Regione Umbria. Il racconto della giornata.
Siamo ritornati in provincia, non in quella romana ma umbra. Ci eravamo stati qualche giorno fa per vedere il lavoro di Livia Ferracchiati: una riflessione etnografica sulla realtà provinciale, su cosa voglia dire crescerci, viverci, allontanarsene e poi tornare. In quest’ultima trasferta invece siamo stati spinti dalla volontà di conoscere cosa voglia dire lavorarci, teatralmente parlando, e come si costruisca e si articoli un progetto di residenza artistica che solo due anni fa è stato riconosciuto dal Mibact.
Ospitati da Zoe Teatro presso Zut! – l’ex Cinema Vittoria su Corso Garibaldi a Foligno – e accompagnati dalla guida Stefano Romagnoli (fidato Spettatore professionista giunto al 218esimo spettacolo), abbiamo preso parte a una giornata di incontro e riflessione organizzata dai due direttori artistici Michele Bandini e Emiliano Pergolari. Un momento di apertura e di scambio di punti di vista con le altre residenze attive dal 2015 che ha visto presenti infatti Michelangelo Bellani e Mariella Nanni della Società dello spettacolo sempre di Foligno, Adriana Garbagnati e Paolo Pannaccio di La Mama a Spoleto e Massimiliano Donato del Centro Teatrale Umbro di Goregge.
Con questa occasione proseguiamo il discorso intorno alle residenze artistiche e, sin dai primi momenti di dibattito, percepiamo la temperatura di un fermento piuttosto reattivo che negli ultimi anni si è nutrito di stimoli e ha attivato sinergie, già operative prima ancora del “risveglio” delle istituzioni: «la politica non si era mai occupata prima di residenze, solo due anni fa la Regione Umbria ha aperto un bando trovando subito risposta da parte di un territorio in piena attività». Tale è la conferma giuntaci dall’intervento di Bellani a spiegare il contesto in cui nasce il progetto Foligno InContemporanea condiviso da Società dello Spettacolo e Zoe Teatro e che ha come obiettivo ambizioso, rischioso, l’offerta culturale di «proposte artistiche che posseggano un linguaggio alieno». Condividiamo allora il legittimo entusiasmo di Alessandro Sesti del Collettivo Strabismi, il quale afferma: «mentre al di fuori di qui tutto sembra cadere e sorreggersi a fatica, in Umbria, incredibilmente, sembra ci sia una resistenza di intenti». Nei luoghi di Zut! e dell’Auditorium Santa Caterina di Foligno una programmazione trasversale viene a sperimentarsi, sia come approccio lavorativo e di ricerca condotto dagli artisti sia nella programmazione.
Nella mattinata, la riflessione è proseguita con la presentazione di re:act rassegna di teatro contemporaneo 2016-2017 (che si affianca a quella musicale, re:play diretta da David Rinaldini e Elisabetta Pergolari). Inseriti nel cartellone spiccano nomi come Dispensa/Barzotti, Fanny&Alexander, Menoventi, Murmuris, Eugenio Allegri, Nerval Teatro, Teatro Persona, Motus e Lucia Calamaro; se per molti rappresentano dei punti di riferimento nel panorama nazionale, cui si associa una specifica e riconoscibile poetica, per una gran parte del pubblico, specie se di una piccola provincia umbra, questi artisti non sono nessuno. La scelta di Zoe Teatro, spiegano Bandini e Pergolari, risiede nel non proporre spettacoli rispetto ai quali lo spettatore si possa riconoscere, quanto piuttosto programmare in stagione lavori che creino delle crisi, scontri/incontri stimolanti al fine di incuriosire lo sguardo e non impigrirlo attraverso una visione confortante: «Questo dialogo tra teatro e comunità è quello che ci interessa, con tutte le insidie e complessità che implica tale rapporto. Una relazione, soprattutto qualora ci si trovi a lavorare in un contesto di provincia, in cui gli stimoli e l’accesso alla fruizione di progetti di ricerca sono molto limitati. Si tratta di un dialogo con quei contesti culturali minori che cercano di raccontare la società contemporanea attraverso visioni radicali, alternative, in cui si possa inscrivere una propulsione innovativa e di ricerca sull’oggi con tutte le sue sfaccettature, fragilità, criticità». In questa direzione organizzativa, si riconosce l’eredità dell’esperienza attoriale col Teatro delle Albe, bagaglio esperienziale che entrambi i direttori si portano sulle spalle e dal quale hanno tratto un approccio di tipo maieutico e «epidemico». Lo dimostrano ad esempio i percorsi laboratoriali di Zoe Garage che prendono spunto dalla Non-scuola di Martinelli e Lupinelli, e molti di quei ragazzi che vi hanno preso parte sono ora nuove «guide» per nuovi laboratori.
La discussione sulla residenzialità si è poi allargata maggiormente fino a raggiungere il contesto europeo, grazie all’intervento di Lorenzo Donati di Altre Velocità che ha puntato l’attenzione sull’aspetto sociale al quale si dedicano molti degli spazi occupati e non in Italia e all’estero: «la socialità come sostanziazione della cultura».
Zut! è un cortocircuito che congiunto alla rete delle cinque residenze umbre si prefigge, come obiettivo da portare a termine nell’anno prossimo, la costituzione di un sistema di relazioni che crei progettualità all’insegna di una comunione di pratiche e pensiero condiviso, auspicandosi di sostenere le future attività di residenza anche e soprattutto attraverso un aiuto specifico alla produzione. Speriamo che questo cortocircuito non si arresti di fronte alla mancanza di continuità data dalle amministrazioni, che permane come il più grande dei problemi da fronteggiare per i direttori e gli artisti.
Vogliamo restare così «persi e confusi, divertiti e sconvolti, emozionati e stupiti, in un luogo che non cerca il clamore e lo sfarzo, animazione e intrattenimento, ma intuizione e bellezza, e che non richiede conoscenza e ragione ma curiosità e abbandono».
Lucia Medri