Il nuovo numero di Stratagemmi Prospettive Teatrali è dedicato allo stato attuale del teatro, attraverso un’indagine riflessiva tra artisti e critici
Stratagemmi Prospettive teatrali – data alle stampe dal marzo 2007 per volontà di Pontremoli Editore con Francesca Gambarini, Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti e Gioia Zenoni – è arrivata al numero 33, che si potrebbe definire come una sorta di “numero monografico anomalo”.
Da un lato c’è un caso di studio: il racconto del progetto De-generazioni, nato presso il Teatro i di Milano nella stagione 2014/2015 dietro iniziativa di Francesca Garolla e Oliviero Ponte di Pino e con il supporto di Stratagemmi; un calendario di programmazione affiancato da uno degli incontri pubblici con gli artisti nel tentativo, si legge nell’introduzione al volume, di «tracciare connessioni tra il singolo percorso e un panorama più ampio». Dall’altro c’è il salto dal particolare al generale: il focus sull’iniziativa milanese lascia invece spazio a una ben più ampia e accurata riflessione sullo stato dell’arte (o dovremmo dire lo “stato di salute”) del nostro teatro di oggi.
Agli artisti chiamati in causa in De-Generazioni (Fortebraccio Teatro, Maniaci d’Amore, Davide Iodice, Masque Teatro, Teatro delle Albe, Claudio Morganti, Teatro i, Fibre Parallele) è dedicata la seconda parte, il Taccuino, che si apre alle loro riflessioni; la prima parte di Studi propone come di consueto un mazzo di riflessioni coraggiose, a firma di Ponte di Pino, Roberta Ferraresi e Gerardo Guccini.
Il risultato è uno strenuo tentativo di andare più a fondo del solito refrain secondo cui «non esiste una storia del teatro, esistono le storie del teatro», provando a infilzare il presente con un’analisi partecipata che metta in luce i processi e le pratiche, seguendo anche quel monito di Claudio Meldolesi che invitava a non occuparsi soltanto degli apici della storia, ma anche delle «fasi di stagnazione, meno cariche di fermento».
Dov’è allora questo “nuovo” o “nuovissimo” teatro? Che lettera dobbiamo mettere accanto al termine “generazione”? Tra “prima, seconda, terza e quarta ondata”, tra “anni Zero” e “anni Dieci”, tra “post-” e “post-post-post-avanguardia”, tra “under” e “over 35”, tutte queste etichette identitarie, siano esse imposte o autocertificate, si fanno con i processi e con la consapevolezza della loro liquidità.
Roberta Ferraresi promuove una «biodiversità» estetica da preservare. Perché magari, a metterli in fila uno dietro l’altro, i linguaggi non si somigliano affatto, ma di certo condividono almeno in parte le stesse condizioni produttive e distributive. Almeno di regione in regione. Quel forte filo rosso materiale sono i conti da far tornare, quel sistema economico cui abbiamo dato tanto potere da renderlo distruttivo per tutti.
Che si sia o meno affezionati a questo desiderio compulsivo di storicizzazione, perché è importante leggere studi simili? Oltre ai preziosi contributi degli artisti, è curioso come nelle note al testo compaiano praticamente tutti i nomi di coloro che stanno provato a tracciare una linea delle evoluzioni e delle involuzioni del “nuovo” a teatro. Ma magicamente non c’è autoreferenzialità, se non quella necessaria a guardarsi allo specchio. Chi fosse interessato a capire meglio come e perché si è arrivati a questa situazione – non sempre disastrosa, anzi spesso incredibilmente vitale, soprattutto agli occhi di chi sta girando molto l’Europa – troverebbe in queste 150 pagine un sentiero molto ben attrezzato.
Sergio Lo Gatto
STRATAGEMMI- PROSPETTIVE TEATRALI
(redazione: Francesca Gambarini, Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti, Gioia Zenoni)
numero 33 / 2016
Interventi di : Oliviero Ponte di Pino, Roberta Ferraresi, Gerardo Guccini, Roberto Latini, Francesco d’Amore e Luciana Maniaci, Davide Iodice, Lorenzo Bazzocchi, Marco Martinelli, Claudio Morganti, Francesca Garolla, Licia Lanera e Riccardo Spagnulo.
Pagg: 150
ISSN: 2036-5233
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