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Spettacolo dal vivo. In nome della Legge!

Verso il codice dello spettacolo dal vivo, svolto al Teatro Metastasio di Prato, è stato un incontro preparatorio per la definizione di alcuni parametri atti a immaginare un futuro provvedimento in grado di…

The Trial. Tratto dall'album THe Wall dei Pink Floyd
The Trial. Tratto dall’album THe Wall dei Pink Floyd

C’è un costrutto verbale in inglese – To Be Going To – che si usa nell’indicare il futuro, per determinare però l’azione nel pieno del suo svolgimento, come una sorta di accompagnamento a ciò che mentre lo si dice si compie, nella piena fluidità di una sequenza di gesti. Tale costrutto in italiano si rende, nella maggior parte dei casi, mancando una forma di precisa istituzione, con un rattoppo bidirezionale, derivato per metà da infinito del verbo essere più preposizione (stare per), per metà da una forma impersonale che termina in un ipoteticissimo gerundio, appoggiato quando non si sa bene che dire (si sta -ndo). Ecco, buona parte delle innovazioni che la politica italiana dispone per i propri cittadini è ipotetica, è in un To Be Going To infinito che da pessimisti tradurremmo in un Simple Future, un “divenire” che in italiano, per non sbagliare, non gli hanno nemmeno inventato un sostantivo adeguato. Sulla stessa dinamica comunicativa si è svolto l’incontro “in direzione de” la legge che riformi il sistema di finanziamenti pubblici e definisca confini rimasti sfumati dal precedente decreto. Sempre parlando di rattoppi.

L’incontro, dal titolo Verso il codice dello spettacolo dal vivo, si è svolto il 21 ottobre 2016 al Teatro Metastasio di Prato che, con il presidente Massimo Bressan, l’assessore culturale del Comune Simone Mangani, la Vice Presidente-Assessore alla Cultura della Regione Toscana Monica Barni, ha ospitato per l’occasione i due rami del Parlamento (rispettivamente il deputato Roberto Rampi e la senatrice Rosa Maria Di Giorgi) che hanno in carico la legge in “via di approvazione”, unendo le loro parole a quelle del Direttore generale dello spettacolo dal vivo (Ninni Cutaia), alla presenza di Andrea Campinoti sindaco di Certaldo, in rappresentanza dell’ANCI toscana.

Intenzioni. Non più di questo è stato possibile ascoltare. E neanche troppo facilmente. Perché gli interpellati hanno rispettato ognuno secondo le proprie caratteristiche oratorie la consegna che il titolo “Verso il” concedeva come spunto primario. Per primo il deputato che si arrampicava su un politicorum di nobile fattura, in cui la costruzione ipotetica oscillava secondo ognuna delle sue sfumature, i «noi speriamo il prima possibile di» lasciavano spazio a un progressivo «avere un tempo credibile per immaginare un percorso dedicato, creando dei percorsi stabili di finanziamento». Ecco, deputato, questo «mondo nella sua straordinaria complessità» ha un problema, questo mondo è il problema. Lei era qui per definire le soluzioni.
Pertanto la senatrice, con il campo ormai sgombro dalla fine retorica, ha potuto dedicarsi anima e corpo al secondo punto del decalogo per il politico perfetto: lo slogan. La speranza: «un po’ tutto il Parlamento la vuole questa legge…»; la comunità: «da far diventare patrimonio di tutti»; il colpo di teatro: «e io invece una data la voglio dire e sarà in primavera!». In primavera, che bello, quando tornerà la bella stagione e con essa i fiori raggianti di vivi colori e la presente e viva e il suon di lei…certo, magari qualcuno sperava a Natale, sotto l’albero, però pure nell’uovo di cioccolata per Pasqua fa la sua figura, dai. La cioccolata poi te la mangi, l’albero no.

Quando è stato il turno della Regione Toscana si sono un po’ scatenati i presenti, ossia chi poi con la Regione ci lavora. Monica Barni ha giocato un jolly prevedibile: i numeri; grazie ai numeri ogni politico può gestire anche i cani randagi, ammaestrandoli in un docile reintegro nel piano che regola l’erogazione. Parla, credo la prima in Europa, di fare rete. Farerete. Farerete è il futuro del verbo fare declinato alla seconda persona plurale: voi farerete, vi uni-rete attorno al fare, alle pratiche, farerete sicuramente meglio di quanto fareremmo noi.
Un intervento è toccato anche al gruppo riot: la lettura dell’opportuno comunicato, dedicato alla ridicola giornata dei Teatri Aperti, ad opera del gruppo Facciamolaconta. No ma era anche arrivato al Ministero, però niente il ministro aveva capito Facciamolatorta, sicché ha risposto bravi e che poi di certo l’avrebbe almeno assaggiata.

Ultimo a parlare, Ninni Cutaia. Il solo in verità che abbia saputo aprire il discorso su un piano dialogico focalizzando, con un semplice «bisogna mettere al centro del ragionamento i lavoratori dello spettacolo», i problemi di ognuna tra le parti in causa con più equilibrio che in precedenza. Ma più ancora il suo intervento si spinge fino a individuare alcuni accenni di masochismo in una situazione che ha i caratteri di un unico grande sacrificio, di un intero settore culturale, definendo una soluzione non possibile ma ormai urgente come la «grande alleanza con il mondo dell’educazione, con la scuola». Non sorprende trovare queste parole: Cutaia a teatro ci va, è un uomo del teatro che per mestiere si trova a gestirlo, in lui appare chiaro come l’ampiezza di uno sguardo derivi da quanto si sia stati capaci di nutrirlo di curiosità per l’arte, cardine di evoluzione, attivatrice di coscienze, propellente di umanità. E unica grande assente da questo incontro.

Simone Nebbia

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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