Festival dello spettatore edizione 0 organizzato dalla Rete Teatrale Aretina, all’interno del quale si sono incontrati i diversi gruppi di spettatori attivi sul territorio nazionale. Il racconto della giornata
«Non ci sono ostacoli. Perché andare a teatro è una scelta culturale e se fai questa scelta affronti qualsiasi cosa. Andare a teatro è una scelta che presuppone uno sforzo sia esso emotivo che psicologico e oggi sembra quasi di aver perso l’abitudine di usufruire della cultura». Mentre negli ambienti direttivi si cerca di immaginare un provvedimento – futuro, da rielaborare, in grado di, finalizzato a – che possa dare legge al sistema teatrale italiano; mentre gli intellettuali si interrogano e organizzano convegni, intervengono con editoriali teorico critici; mentre gli artisti si destreggiano in equilibrismi infaticabili; ci sono proprio loro, gli spettatori, che con simili affermazioni sembrano ridimensionare l’immobilismo inquinato che a momenti rende irrespirabile l’aria teatrale.
A partire dalla nostra quotidiana attenzione e in dialogo permanente con organismi di indagine progettuali attivi sul territorio (Crescere nell’assurdo e Be SpectACTive), ci auspichiamo che la nuova iniziativa della Rete Teatrale Aretina possa riconfermare anche l’anno prossimo il prosieguo del Festival dello Spettatore, la cui edizione 0 si è svolta la penultima settimana di ottobre nella città di Arezzo. Una quattro giorni di festival organizzata con il sostegno e il patrocinio del Mibact, Regione Toscana e Comune di Arezzo, in collaborazione con l’Università degli studi di Siena e di numerosi partner come AGITA, CapoTrave/Kilowatt, Fondazione Fitzcarraldo, Fondazione Unipolis, Rete Toscana Educazione e Sosta Palmizi. Come riportato nel programma, l’obiettivo è quello di focalizzarsi «sulla figura e sull’arte dello spettatore». Nei pochi ma densissimi giorni (dal 19 al 23 ottobre) si sono alternati momenti di approfondimento, di formazione e confronto e sono stati inseriti nel cartellone spettacoli di drammaturgia contemporanea accuratamente “spiegati” alle scuole del territorio in una serie di appuntamenti di didattica alla visione organizzati nei giorni precedenti al festival.
Nella difficoltà di muoversi in un orizzonte culturale frammentato e all’insegna della relatività, in cui non conta tanto andare a teatro quanto piuttosto il come ci si va e con quale livello di attenzione, avere e dare la possibilità di incontro e vicinanza ai gruppi di spettatori attivi sul territorio nazionale risulta essere un’occasione di tipo strutturale, poiché rinforza l’ossatura di un sistema minacciato dal dissolvimento, nel quale l’atto del guardare si configura come il più vulnerabile. Per tale ragione parleremo di “spettatori resistenti” per due motivi: non solamente per la resistenza nel prendere parte, nonostante le limitazioni, all’esperienza teatrale, ma in particolar modo per quelle resistenze personali, intime, biografiche, alla visione. Resistenze proficue e indispensabili da dover condividere per imparare non ad annullarle ma a stimolarle; veri e propri indici e reattori di ascolto, strumenti indispensabili al mestiere di spettatore.
Durante la grand reunion #1 in cui abbiamo assistito a una restituzione assembleare dei tavoli di lavoro del pomeriggio, i diversi gruppi di spettatori hanno avuto la possibilità di “guardarsi in faccia” e condividere esperienze. Sono intervenuti presentandosi a turno e parlando sia della natura del proprio gruppo che del territorio in cui operano: Rete Teatrale Aretina, Spettatori Erranti Valdarno, Spettatori Erranti (Arezzo) – padroni di casa dell’iniziativa e che hanno lanciato il nuovo sito spettatorierranti.it – 42° Parallelo Primavera Extra (Castrovillari), Artificio L’Italia dei Visionari (Como), CapoTrave/Kilowatt L’Italia dei Visionari, Be SpectActive (Sansepolcro), Murmuris Casa Teatro (Firenze), Teatro dei Venti/Festival Trasparenze La Konsulta (Modena), Lo spettatore critico Teatro Metastasio, Spettatore Professionista (Foligno), Teatro Excelsior Compagnia dell’Orsa e Osservatorio festival dello spettatore con gli allievi del secondo anno del Liceo Teatrale Vittoria Colonna.
Tre le questioni che hanno avviato la discussione dei sei tavoli: «cosa cerchiamo quando andiamo a teatro?», «cosa impedisce o rende difficoltosa la fruizione?» e, non per ultima, «esperienze di visione ritenute significative tra ricordi e aneddoti». In un ascolto random e incuriosito, girovagando per i vari punti di dialogo, siamo attratti dalla diffusa richiesta di una maggiore comunicazione tra il teatro e lo spettatore, tra l’operatore teatrale che programma gli spettacoli e la risposta di colui al quale quegli stessi spettacoli sono offerti: «vado a teatro e non so più neanche il perché, visto che comincio ad essere profondamente critico rispetto a quello che vedo»; «trovo molta difficoltà nella scelta degli spettacoli, a volte vorrei essere guidato». Anche i ragazzi del liceo hanno avuto modo di far presente che a loro sembra mancare un’offerta di spettacoli adeguata a loro stessi e ai fratelli minori (bambini delle elementari o delle medie) e «se ci sono, io non saprei quali sono, come si chiamano e quindi non so come posso consigliarli». «Costruire un percorso di insegnamento e attenzione che alimenti l’andare a teatro» è un altro degli aspetti nevralgici che è stato sollevato e che ha molto a che fare ad esempio con l’educazione al teatro contemporaneo, spauracchio più volte citato all’interno dei gruppi parlando di qualcosa «complicatissimo che so che non capirò mai». Tra gli spettatori più esperti, quelli che hanno forse maggiori esperienze di visione, è stato anche appuntato come all’estero ci siano «spettacoli che riescono a “raggiungerti”, mentre molte compagnie italiane sono alquanto autoreferenziali». Stimolante è stato inoltre ascoltare riflessioni riguardanti il modo in cui si esperisce del “momento teatro” se da soli o in compagnia, sentire il bisogno di parlare delle proprie sensazioni alla chiusura del sipario o invece isolarsi in un soliloquio silenzioso che possa lasciar depositare i pensieri; come partecipare al rito del teatro e quali gesti di routine compiere…
Un vero e proprio corso di aggiornamento per gli addetti ai lavori che si è concluso la sera stessa con lo spettacolo Io di Antonio Rezza, il quale ha riempito il Teatro Petrarca di Arezzo fino al secondo ordine di palchi, e il mattino seguente con Passi Erranti, visita e performance itinerante per le strade del centro storico, a cui hanno partecipato i danzatori di Sosta Palmizi.
Sono proprio le difficoltà e le incomprensioni che tengono viva l’attività dello spettatore, ed è un arricchimento sempre proficuo poter essere messi in crisi dal proprio mestiere: avere la consapevolezza che andare a teatro non sia per alcuni aspetti scontato e non sia per tutti fruibile non è un fallimento, sono forse proprio quei tasselli indispensabili affinché si possano ripensare nuove e adeguate strategie di comunicazione.
Lucia Medri
Festival dello spettatore edizione 0, Arezzo – ottobre 2016