Oggi, 22 ottrobre 2016, è la giornata dei Teatri Aperti, eventi a ingresso libero in più di cento teatri.
Cancellate tutti gli impegni in calendario per oggi, rovistate nel vostro armadio alla ricerca del vestito migliore, fatevi belli: mi raccomando le scarpe, attenti a scegliere il pantalone scuro, la giacca dal taglio giusto e per le donne una borsetta elegante, ma non sgargiante. E poi via, tutti fuori di casa dalla mattina alla notte! È la festa del teatro, dal festoso titolo “Teatri Aperti”, è giornata di giubilo per gli spettatori, gli attori e le maestranze, fuori i sorrisi. Il tempo è splendido, c’è il sole e se il vostro cielo è nuvoloso è solo perché siete pessimisti, ma vedrete che appena vi avvicinerete al vostro teatro preferito le grige nubi lasceranno il posto all’azzurro terso: guardate bene, non visualizzate montagne innevate? Che dite? Un palazzone vi copre la visuale? Siete ancora negativi, chiudete gli occhi e lasciate sparire il pessimismo che è in voi, ora sì, potete visualizzare il cucuzzolo bianco.
Dite che non c’è niente da festeggiare? Un altro respiro per cacciar via le energie negative e aprire i chakra. Ah, lavorate proprio in ambito teatrale e non riuscite a capire il perché di questa festa che dà a tante persone la possibilità, anche per la prima volta, di avvicinarsi al luccicante mondo teatrale? Siete egoisti, volete tenere le meraviglie della ribalta tutte per voi!
Non siate disfattisti, il Ministero, grazie all’intelligenza senza freni che contraddistingue sempre le sue scelte, ha pensato a tutto, già da febbraio. Non leggete articoli come questo, altro non sono che ingranaggi di una macchina del fango che vuole annichilire il sorriso, la bellezza. Non date retta a chi cerca di insinuare il dubbio dicendovi che sostanzialmente è la festa per una elite, perché non è stato stanziato un euro. Chi lo scrive (come quei cattivoni di Andrea Esposito su Fanpage e Andrea Porcheddu per Gli Stati Generali) non sa guardare oltre.
Non c’è bisogno dei soldi per fare una festa. Come nei migliori party, dove viene chiesto a ogni invitato di portare qualcosa, anche in questo caso è stato fatto tutto in famiglia, perché noi siamo una grande famiglia. Allora c’è chi mette una visita guidata, chi una tavola rotonda di approfondimento, chi uno spettacolo a ingresso libero fino a esaurimento posti, e così via. Come dite? Chi ha organizzato la festa non porterà neanche i bicchieri di plastica? Ma come siete ingenerosi, loro ci hanno messo l’idea geniale e uno spot radiofonico. E non dite che è poco, cosa pretendevate, una vera e propria campagna di comunicazione? Volevate fare le cose seriamente, anche senza soldi? Pretendevate forse una giornata di detassazione fiscale? Un giorno nel quale il Ministero avrebbe potuto rimborsare ai teatri attività di promozione e di formazione del pubblico? Ma quante cose pretendete, non riuscite proprio a capire cosa c’è di positivo in una scelta del genere. E poi non è mica colpa del Ministero se i teatri privati, non finanziati, non possono permettersi di partecipare all’iniziativa. Siete dei pessimisti cronici, come quei ragazzacci del gruppo Facciamolaconta, più di mille attori. Quante energie sprecate nello scrivere comunicati in cui vengono denunciate condizioni di lavoro sempre più «precarie, svilenti e sottopagate». Eppure, con quelle stesse energie, anche loro avrebbero potuto lavorare gratuitamente stasera. E poi basta con questo chiodo fisso dei soldi, sempre a pensare ai teatri pubblici che pagano in ritardo (che volete che siano sei mesi, un anno o più), a quelli con artisti e dipendenti in agitazione, alle nuove generazioni che arrancano, all’assenza di una legge sullo spettacolo dal vivo (date tempo al tempo, ci stanno lavorando), alla mancanza di una possibilità di defiscalizzazione sui finanziamenti privati, eccetera, eccetera.
Pensate per una volta al futuro, ecco, chi critica la giornata dei teatri aperti non scommette sul futuro ma preferisce il ritorno della Prima Repubblica! (No… forse questo lo avevano scritto per qualcos’altro…)
Andrea Pocosgnich