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Stereoptik. Dark Circus Live

A La Pelanda di Testaccio, nel programma di Romaeuropa Festival, Dark Circus di Stereoptik. Un concerto tra musica e live art di grande fascino. Recensione

Stereoptik
Photo : Christophe RAYNAUD DE LAGE

Questo è uno di quegli articoli che iniziano senza parlare di questioni intellettuali, di visioni teatrali, di grandi nozioni culturali, ma con il consiglio diretto e non poco partecipe di andare a rintracciare tutto questo da soli, dentro le sale de La Pelanda a Roma dove Romaeuropa Festival 2016 sta ospitando, con prezzi accessibili da 10 a 15 euro, il quarto lavoro di Stereoptik, Dark Circus. Si tratta di un concerto coordinato a un particolare, affascinante, lavoro di live art, da godere senza troppi racconti che finirebbero per svilire la portata di quell’innesco di bellezza, al fine di non sovrastare una presenza diretta e non mediata dalla mia, ché dalle righe successive renderò il giusto merito agli artisti, ponendoli però in un discorso già fin troppo esterno all’esperienza. Quindi facciamo questo esperimento, lettore: arriva fino a qui, vallo a vedere. Il resto, se ti va, lo leggi quando torni a casa.

Stereoptik
Photo : Christophe RAYNAUD DE LAGE

La nostra epoca, vittima del concetto di “real time”, appalta all’accadimento inquadrato dal monitor buona parte del concetto di verità. E sbaglia. Sbagliamo. Perché quella “realtà” è “reality”, è dunque una copia conforme dell’evento, la verità sarà pertanto già altrove mentre lo schermo produce la propria, derivata. Tale monito antimonito-r è necessario per distinguere tra il “live” replicato, distorsione percettiva dell’evento, che si tratti di un concerto musicale o di una doccia nella casa del Grande Fratello, e ciò che si produce da presenza a presenza, tra gli occhi e la distanza. Lo sa bene il duo di Stereoptik, Jean-Baptiste Maillet e Romain Bermond, disegnatori e poli-strumentisti che dal 2009 perseguono una commistione artistica in grado di miscelare competenze tecniche ed evocazione ideale in una creazione unitaria.

La struttura del visibile risponde a una geometria lineare: l’uno sul lato sinistro circondato di strumenti musicali, l’altro sul lato destro impegnato con un piano di lavoro arricchito di una piccola videocamera in alto, tavole, pennelli, materiali vari; nel mezzo, in alto, uno schermo che riprodurrà il gesto esatto e la sapienza tattile dei disegni in tempo reale di Bermond. Ognuno dei segni che pian piano si prendono l’immagine e le contendono la sfera del racconto avrà la musica modulare di Maillet come innesco e come derivato, attraverso una combinazione di rimandi evocativa e fluttuante. C’è un clima tetro, l’oscurità e il racconto penetrano l’aria e avvolgono l’intera sala fino a comporre uno spazio immateriale che la creazione nobilita in una continuità di senso drammatico: il primo disegno è il tendone di un circo, appunto il Dark Circus sarà ciò che si farà in quel tendone, i cartonati dei personaggi abiteranno lo spazio circolare sotto la tela e i numeri si succederanno con continui – ma forse previsti – colpi di scena. L’equilibrista, l’uomo cannone, il lanciatore di coltelli, il domatore, ognuno nel Dark Circus lascerà un po’ di sé e noi ignari spettatori ci perderemo nell’incanto di ciò che pur previsto ci sorprenderà, perché non sarà la storia a stupire, bensì la materia utilizzata per renderla concreta, tocco dopo tocco, linea dopo linea.

Stereoptik
Photo : Christophe RAYNAUD DE LAGE

Le immagini sovrapposte sopra l’incedere lento del rullo dispongono il paesaggio in un dialogo tra le ombre e la luce; le architetture realizzate con la sabbia, dipinte con l’acqua attraverso trasparenze e dissolvenze, vuoti e pieni di colore, nobilitano il dispositivo teatrale più puro che trasforma la materia mentre la dichiara inesistente, mai stata lì, che lascia intuire come creato qualcosa di generato, un’apparizione indotta che mantiene segreto quel silente accordo tra le mani che plasmano e l’argilla che sembra sapere fin dove esse la toccheranno, per averne indietro qualcosa di ideato, concertato, costruito, ma incredibilmente ogni sera: mai visto prima.

Simone Nebbia

Visto a Romaeuropa Festival, ottobre 2016

DARK CIRCUS
Durata 60′
Concept STEREOPTIK Con Romain Bermond, Jean-Baptiste Maillet
A partire da una storia originale di Pef (Pierre Elie Ferrier)
Sguardo esterno Frédéric Maurin
Regia generale Arnaud Viala in alternanza con Frank Jamond
Produzione STEREOPTIK
Coproduzione L’Hectare scène conventionnée di Vendôme, Théâtre Jean Arp scène conventionnée di Clamart, Théâtre Le Passage scène conventionnée di Fécamp, Théâtre Epidaure de Bouloire – Cie Jamais 203
Sostegno Théâtre de l’Agora scène nationale di Evry e l’Essonne, L’Echalier/Saint-Agil, Théâtre Paris Villette, MJC Mont-Mesly Madeleine Rebérioux/Créteil
Dark Circus beneficia del sostegno alla produzione del Ministère de la Culture et de la Communication / DRAC Centre-Val de Loire et de la Région Centre-Val de Loire

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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