Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne messo in scena da Sotterraneo, visto a Teatri di Vetro, Centrale Preneste di Roma. Recensione
Era il 1873 quando venne pubblicato per la prima volta, con una tiratura di 108.000 copie Il giro del mondo in 80 giorni dall’editore Pierre-Jules Hetzel, il quale aveva ben compreso il valore della penna avventurosa e scientifica di Jules Verne contribuendo a fare dello scrittore il maggior interprete del positivismo industriale ottocentesco. Ma prima del successo planetario di questo e altri romanzi, Verne era anche uomo di teatro, amico di Alexandre Dumas, si dedicava alla scrittura di libretti per opere e tragedie in versi, una sua commedia riscosse un discreto successo al debutto del 1850 presso il Théâtre Historique dello stesso Dumas. Un legame tanto stretto con il teatro che lo portò a realizzare una trasposizione per il palcoscenico proprio del Giro del mondo in 80 giorni, la pièce debuttò un anno dopo la pubblicazione del romanzo con un successo travolgente seguita da centinaia di repliche.
Chissà cosa avrebbe pensato lo scrittore francese potendosi trovare di fronte al dispositivo teatrale creato dal gruppo Sotterraneo, di cui vedemmo un primo episodio lo scorso anno a Pistoia. Regia collettiva e adattamento di Daniele Villa per un lavoro che mette alla prova lo stile antirappresentativo del collettivo con un classico della letteratura mondiale. Non a caso il sottotitolo è in questo senso una dichiarazione di intenti: storygame tra Jules Verne e Sotterraneo.
Perché nell’invenzione di questa macchina teatrale – in grado di contenere qualcosa della rivista, del teatro ragazzi, ma anche una relazione con il pubblico che ricorda certe drammaturgie televisive – c’è anche la ricreazione del mondo raccontato da Jules Verne e soprattutto un approccio che fa subito dimenticare la distanza temporale. Quel secolo e mezzo che ci separa dagli avvenimenti viene bruciato immediatamente, non solo grazie a inserti extradiegetici ma soprattutto attraverso lo squadernamento del romanzo e la sua ricomposizione scenica.
Sara Bonaventura e Claudio Cirri sono i due presentatori ma anche concorrenti del gioco; nella versione quasi da un’ora e mezza (la compagnia sta anche lavorando su una modalità seriale divisa in episodi), vista al Teatro Centrale Preneste di Roma per Teatri di Vetro, alla sinistra della scena una grande mappa, antica cartografia che verrà puntellata e percorsa da nastri e vari oggetti che segnano l’avanzamento del gioco e dunque il giro del mondo. Sulla destra una postazione DJ occupata dal silenzioso Mattia Tuliozi; nient’altro in scena se non una pioggia di banconote che verrà lanciata in aria dai due performer durante lo spettacolo.
La scommessa dello storygame sta proprio nel considerare la scatola teatrale come luogo per le bizzarre avventure di cui sono protagonisti il ricco gentleman Phileas Fogg e il suo servitore Passepartout, ma la complessità sta nell’intento di farle vibrare continuamente attraverso una risonanza critica esercitata dagli spettatori. I cambi continui di registro narrativo, i passaggi da discorso diretto a indiretto, l’osservazione laterale dei due rispetto alla messinscena dei dialoghi tra i personaggi di cui momentaneamente vestono i panni, i quiz al pubblico (spesso assurdi e senza risposta), i personaggi che rompono la narrazione straniandola (il panda e Micky Mouse) o quelli che attraverso l’irriverente comicità determinano una messa in crisi degli stereotipi – è il caso del losco figuro incappucciato a mo di Ku Klux Klan pronto a entrare in scena appena si palesa nella storia un passaggio a rischio di razzismo – tutto, più che distorcere le avventure di Verne ne amplifica la fedeltà. È anche un teatro didattico questo ideato da Sotterraneo e prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese, ma la noia è messa al bando: siamo fermi sulle nostre poltrone eppure la sensazione è quella di essere sull’otto volante, da Londra al Giappone, passando per le Americhe, fino al ritorno finale al Reform Club. La sfida di Fogg qui è anche una sfida alle possibilità del teatro, un gioco serissimo e maledettamente divertente.
Andrea Pocosgnich
Il giro del mondo in 80 giorni
storygame tra Jules Verne e Sotterraneo
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Mattia Tuliozi
adattamento Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
sound design Mattia Tuliozi
costumi e props Francesco Silei
grafica Marco Smacchia, Isabella Ahmadzadeh
allestimento Giorgio Gori, Massimo Belotti (Associazione Teatrale Pistoiese)
ufficio stampa Francesca Marchiani
assistenza amministrativa Rosaclelia Ganzerli
coproduzione Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese
con il sostegno di Mibact, Regione Toscana, Comune di Firenze, Funder 35