Short Theatre 11 ha ospitato le mise en espace di cinque nuovi testi nell’ambito del progetto Fabulamundi – Playwriting Europe. Uno sguardo critico sulla drammaturgia di oggi.
«C’è bisogno, molto più che in passato, di una apertura internazionale, di una informazione attenta a ciò che accade in Paesi lontani. L’ampliamento dell’orizzonte della stampa e della comunicazione è un bisogno vitale per aiutare imprese e individui ad orientarsi, e poi a sapere competere rinnovandosi, innovando, rendendo sempre più rispondente alle nuove esigenze del mondo globale, il nostro modello di vita non solamente alla nostra economia, ma proprio alla nostra società».
A pochi giorni dalla chiusura di Short Theatre 11, mi colpiscono queste affermazioni di Carlo Azeglio Ciampi, datate 2005, a pochi anni dall’ingresso dell’Italia nelle linee di testa dell’Unione Europea, e riemerse ora alla luce della sua morte. Parole salde e significanti per il festival romano che quest’anno ha dedicato la propria programmazione all’idea di comunità. Con tutti gli acciacchi, le perdite, con un senso di appartenenza che non sempre trova nelle radici una forza vitale e non soltanto di forma, siamo Europa. Ma che cosa stiamo costruendo? Che cosa raccontiamo, quali le innovazioni che restituiamo e a chi parliamo?
A queste e altre domande rispondono gli artisti di Short, e in maniera ancora più puntale proviamo a seguire la traccia lanciata da Fabulamundi, network di cooperazione tra enti artisti, teatri e festival che dal 2013 indaga e promuove la drammaturgia contemporanea europea. Nei dieci giorni del festival – che, assieme a PAV (il project leader) e il Teatro i di Milano, costituisce la partnership italiana – cinque sono state le proposte presentate, letture che lasciano presagire un’evoluzione scenica rimasta, in queste prime presentazioni dei testi, segno da approfondire o da asciugare. Oltre agli spettacoli (Lullaby di Industria Indipendente, Attraverso un inverno di Alessandra Di Lernia, Lingua Madre Mameloschn di Sasha Marianna Salzmann e diretto da Paola Rota, Peppa™ prende coscienza di essere un suino di Davide Carnevali e Polices! di Sonia Chiambretto e diretto da Muta Imago) di cui proveremo a raccontare a breve, significativi sono stati i due incontri pubblici coordinati da Graziano Graziani intorno al tema del linguaggio (leggi qui l’approfondimento di Sergio Lo Gatto sulla drammaturgia collettiva transnazionale Harbour40 prodotta dall’Union des Théâtres de l’Europe, anche loro presenti all’incontro), all’interno dei quali è stato possibile seguire da vicino operato, poetica e moti fondativi della scrittura degli autori.
Se è vero che dentro il villaggio si avverte una resistenza nel confronto con l’esterno, sia che si tratti di una società (in Lullaby) o di un nucleo familiare (come nel caso di Lingua Madre, appena edito per i tipi di Cue Press), emerge la possibilità che l’inclusione possa essere più rivoluzionaria dell’esclusione. Interessante allora come questo possa tradursi sul piano formale in una drammaturgia libera, non legata necessariamente al dialogo, ma contaminata da altre forme di scrittura, in grado di andare, come per esempio sostiene Di Lernia, «anche oltre la logica del personaggio. Una lingua di rottura che si può permettere un tempo diverso da quello a cui socialmente siamo abituati. Una lingua che sia libera, cioè politicamente, socialmente libera».
E proprio Attraverso un inverno, il testo scritto e interpretato da Di Lernia (assieme a Costanza Cosi, Gabriele Linari, Carlotta Velda Mei, Sofya Yuneeva), spicca per la complessità a cui ancora non è stata consegnata una forma definitiva, all’interno della quale non rintracciamo un unico tema ma ci troviamo di fronte a una scrittura prolifica che prova a indagare il senso di perdita e della memoria; guarda all’indietro nella storia, comunitaria e personale, vedendo nelle arti (che sia l’archeologia o la grammatica, la pittura di Ingrès, la lirica o la danza) il luogo in cui compiere la prima rivoluzione. Ma, come una storia finita male, dall’arte si rischia di allontanarsi bruscamente, come una prospettiva quasi raggiunta e poi crollata a picco, accettando di partire e poi ritrovarsi a esser tornati non con la tristezza dell’aver lasciato le possibilità ma con la paura d’aver sporcato gli ideali dalle incombenze concrete, dalla sorella che ti chiede «come stai messa a soldi» dimenticandosi di sapere come stai.
Un taglio ironico e dissacrante hanno invece i testi di Industria Indipendente e Davide Carnevali. Il primo, ambientato in universo distopico apparentemente perfetto, ribalta la logica del nostro tempo secondo cui a sedere sulle poltrone del potere sarebbero solo gli anziani. A Lullaby, dove tutto è perfetto, dove si continua a praticare sport, dove una voce (sorta di grande fratello di orwelliana memoria) ci ricorda di respirare, quattro personaggi dalla maschera ottuagenaria e le articolazioni bloccate (ottima la fattura e bravi gli interpreti), vogliono uscire e ritornare alla vita reale. Ma il problema rimane sempre lo stesso: se «prima i vecchi erano loro», quando si è raggiunta l’età anagrafica, si inverte il corso delle cose e a governare sono sempre “gli altri”, stavolta i giovani. Tuttavia al testo manca ancora quella spinta propulsiva in grado di proporre altro dalla provocazione indirizzata al sistema: «Abbiamo perso tutto con piacere, ci riprenderemo quello che è vostro, che è nostro» urlano contro il presidente degli Stati Uniti d’Europa, ma a mancare sembra quell’azione costruttiva (o decostruttiva) che ne seguirebbe.
Prima parte di un progetto più ampio dedicato al rapporto tra pedagogia e spettacolo è Peppa™ prende coscienza di essere un suino. Attraverso il racconto di un padre divorziato (pienamente in parte Fabrizio Martorelli) emerge ferocemente e concretamente la discrepanza tra mondo utopico (quello armonioso realizzato in certi cartoni animati) e mondo reale, in cui ogni azione è finalizzata all’arricchimento del mercato economico. La presa di coscienza assurda (ma nemmeno tanto) della figlia poco più che treenne passerebbe attraverso il sacrificio dell’icona cara all’infanzia per approdare dentro al mattatoio e ribellarsi al sotto-modello culturale imposto. Divertente, agile e diretto, senza il rischio del didattismo in cui potrebbe incorrere facilmente un’operazione del genere.
Infine un accenno sul lavoro di Sonia Chiambretto diretto da Muta Imago e anch’esso di prossima uscita per Cue Press. L’aspetto piu interessante di questa riduzione scenica lo si rintraccia nella traduzione dalla particolare scrittura della drammaturga francese (per la quale «la vitalità, le sonorità, l’emozione sono sempre comprensibili, e create innanzitutto dal ritmo della pagina») alla concertazione di suoni campionati live sulla scena di microfoni abitata da Monica Demuru. Il testo, costituito da rapporti d’archivio, testimonianze e centrato sulla figura del commissario Maurice Papon, famoso per la sua collaborazione con il regime nazista e autore di diversi rastrellamenti etnici negli anni Settanta, tuttavia non riesce sempre a bucare la quarta parete, rimanendo distante nella narrazione tranne nell’esempio sopra citato o nelle parole di una testimone durante un arresto di massa, intenta a snocciolare cosa – per lei – sia giusto e cosa no.
La lingua teatrale che raccontano gli artisti di Fabulamundi si pone il problema di come legarsi alla propria comunità, provando a far emergere, in questo regno in cui tutto è palesato, un’anima nascosta, un linguaggio che provi a riacquisire “potere di parola” e che sia latore di una trasformazione, che dal singolo arrivi a un altro, anche a costo di perdere parte del “mio”, a favore del “nostro”.
Viviana Raciti
Fabulamundi – Playwriting Europe a Short Theatre 11, settembre 2016
LULLABY
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe e di Dérive
prima presentazione italiana del testo
di Erika Z. Galli e Martina Ruggeri
con Francesco Bonomo Evita Ciri, PierGiuseppe Di Tanno, Margherita Massicci
Voice off Alice Torriani
organizzazione Giorgia Buttarazzi
produzione Industria Indipendente
con il sostegno di Carrozzerie n.o.t.
in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e Face à Face – Paroles d’Italie pour les scènes de France
ATTRAVERSO UN INVERNO
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
prima presentazione italiana del testo
di Alessandra di Lernia
con Costanza Cosi, Alessandra Di Lernia, Gabriele Linari, Carlotta Velda Mei, Sofya Yuneeva
riproduzione scultorea Alessia Nardi
realizzazione video Aura Ghezzi
luci Martin Emanuel Palma
foto Marta Renzi
grazie a Licia Lanera, Elvira Frosini, Daniele Timpano, Maura Teofili, Francesco Montagna, Rialto Sant’Ambrogio.
LINGUA MADRE MAMELOSCHN
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
prima assoluta
di Sasha Marianna Salzmann
traduzione di Alessandra Griffoni
regia di Paola Rota
con Elena Callegari, Francesca Cutolo, Maria Roveran
costumi Ursula Patzak
scene Sandra Viktoria Müller
luci Camilla Piccioni
produzione PAV nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
PEPPA™ PRENDE COSCIENZA DI ESSERE UN SUINO
Educazione transiberiana #1
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
testo e regia Davide Carnevali
con Fabrizio Martorelli
produzione PianoinBilico
con il supporto di IT Festival, Granara Festival, Short Theatre, Festival Quartieri dell’Arte
grazie a Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti
POLICES!
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
prima assoluta
di Sonia Chiambretto
traduzione di Gioia Costa
regia Claudia Sorace
drammaturgia e suono Riccardo Fazi
video Maria Elena Fusacchia
luci Gianni Staropoli
con Monica Demuru
produzione Muta Imago e Short Theatre nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
con il sostegno di MiBACT