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Quotidiana.com: quel sentire esasperato, la follia

Quotidiana.com ha debuttato con sPazzi di Vita_la follia non è un refuso a OrizzontiFestival 2016 portando in scena un delicato lavoro sul disagio mentale. Recensione

Paola Vannoni in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto - foto Eleni Albarosa
Paola Vannoni di Quotidiana.com in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto – foto Eleni Albarosa

Roberto Scappin e Paola Vannoni fanno coppia artistica dai primi anni del 2000, sono emersi negli ultimi dieci tra i gruppi più interessanti e seguiti dal pubblico del teatro d’arte. Ultimamente sono tra quegli artisti ai quali alcuni critici e operatori chiedono spesso un cambio di passo: ma Quotidiana.com – questo il nome della compagnia riminese – ha potuto costruirsi un linguaggio originale costringendo il proprio teatro in un dispositivo ben preciso a cui rispondono determinati canoni per mezzo dei quali il duo ha impostato una relazione precisa con la parola e la sua fonazione, cercando anche un rapporto diretto con il pubblico. Quotidiana.com lavora su una recitazione scarnificata, un postulato antidrammatico che permette di accogliere il pubblico nei discorsi che i due mettono in scena. Non hanno bisogno di abbattere la quarta parete, semplicemente perché non l’hanno mai innalzata: così chi prende posto per la prima volta a un loro spettacolo è da subito parte di quel dispositivo, terminale ultimo di una relazione dialogica scritta verbalmente di fronte a una telecamera (qui tutte le recensioni). Questa la modalità con cui i due autori hanno creato anche parte dell’ ultimo lavoro visto a Chiusi per OrizzontiFestival. In sPazzi di Vita_la follia non è un refuso rimangono visibili proprio dei frammenti di quel percorso attraverso un video che, proiettato su di un telo circolare (appeso sopra teste degli interpreti, quasi fosse una luna), vede Scappin e Vannoni riflettere ad alta voce sul tema della malattia mentale, dando corpo a quel tentativo di avvicinamento approntato anche nelle note di regia: «[…] la follia ci abita senza aver pattuito il contratto, il canone di locazione. […] La follia è un angelo che bisticcia con la morale, con Dio […]».

Quotidiana.com in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto - foto Eleni Albarosa
Quotidiana.com in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto – foto Eleni Albarosa

Quotidiana.com ha reagito all’invito tematico del direttore artistico di OrizzontiFestival, Andrea Cigni, rispolverando appunti accumulati durante un’esperienza laboratoriale all’interno di una struttura dedicata al disagio psichico. I due artisti si sono trovati di fronte a un bivio: la messinscena di quelle nevrosi, dei tic visionari, delle battute da clown urbani, della comicità involontaria, come della sofferenza quotidiana, non poteva passare attraverso il consueto linguaggio. Il dispositivo doveva necessariamente subire una piccola mutazione per poter accogliere i fantasmi di qualcun altro. In sPazzi Scappin e Vannoni si prendono il rischio di interpretare – sempre appoggiandosi su schemi a loro vicini –  anche qualcos’altro oltre alle proprie elucubrazioni. Emerge così una serie di personaggi, schierata nel solito dualismo geometrico uomo-donna, sono autori di frammenti di una quotidianità alterata, protagonisti di quella «filosofia di un sentire esasperato» con cui Quotidiana definisce la follia.

Roberto Scappin di Quotidiana.com in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto - foto Eleni Albarosa
Roberto Scappin di Quotidiana.com in sPazzi di vita (la follia non è un refuso). OrizzontiFestival 2016, agosto – foto Eleni Albarosa

Non ci sono vie d’uscita al Chiostro S. Francesco di Chiusi dove, en plen air, in una scena vuota e dominata da forme ordinate e primarie, ha debuttato questo terzo progetto di Quotidiana.com per il 2016, in coproduzione proprio con il festival: cambi di luce, con una sorta di montaggio cinematografico, alternano le parti recitate a quelle video, come se le prime fossero delle strip di segno opposto rispetto alla razionalità espressa dalle seconde.

Non sappiamo di chi siano quelle vite, ma ci vengono offerte in sintesi velocissime: scambi spesso attivati da una comicità ovattata, in sordina come le voci microfonate. Scene che iniziano ogni volta con un un semplice e diretto saluto:

Lui: Ciao, come stai?
Lei: Male
Lui: Perché?
Lei: Voglio morire.
Lui: Quanti anni hai?
Lei: 94!
Lui: Non dovrebbe esserci molto da aspettare.

Sono piccoli deliri quotidiani, sempre un pelo sopra o sotto il livello del mare, prima di affondare; eppure la miseria, con la sua triste poesia, è tutta lì, nei piccoli gesti: nelle sigarette, accese solo nel finale, con cui viene misurato il tempo che passa prima dell’ennesimo: «Ciao, come stai?».

Andrea Pocosgnich

Visto a Chiusi, OrizzontiFestival 2016, Agosto

sPazzi di vita (la follia non è un refuso)
di e con Roberto Scappin, Paola Vannoni
produzione quotidiana.com | Fondazione Orizzonti D’arte, Chiusi
con il sostegno di Regione Emilia Romagna

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

1 COMMENT

  1. In effetti noi la cosi detta “quarta parete” preferiamo chiamarla botola o tombino da dove affacciarsi e scrutare le nostre reciproche e non sempre tristi miserie . So che stai bene, o preferisci che te lo chieda? Buon sentire Andrea, ma se quel percepire si esaspera, una birretta può fare da transitoria sospensione.

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