A Volterra Dopo la tempesta. L’opera segreta di Shakespeare, l’ultimo lavoro di Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza nella trentesima edizione del festival VolterraTeatro. Recensione
«Io sono tutti i sudditi che avete, / Io che prima ero il mio proprio Re. / E voi mi stipate in questa dura roccia. / Da tutto il resto dell’isola / Mi avete escluso. / Mi avete insegnato / A parlare come voi: e quel che ho guadagnato / È questo: ora so maledire. / Vi roda la peste rossa / Per avermi insegnato la vostra lingua!». Un esplosivo rancore si mescola al dolore e all’angoscia, nelle parole che Calibano rivolge a Prospero: l’ambigua frontiera che separa la schiavitù dalla libertà, sull’isola de La tempesta, è tracciata con i colori della creazione magica, della finzione, della parola. È anche attraverso il dono avvelenato del linguaggio che il “selvaggio” Calibano esperisce una salvezza possibile ma lontana nello spazio e nel tempo, il cui drammatico e irraggiungibile splendore si confonde con la miseria della quotidianità e della prigionia: come uno straccio di cielo azzurro intravisto al di sopra di mura troppo alte per essere scavalcate. La stessa rabbia riluce fiammeggiante nello sguardo e nella voce di Fabio Valentino, quando avvicinandosi ad Armando Punzo pronuncia questi versi tratti dall’ultimo dramma scespiriano; il cortocircuito tra arte e vita, all’interno dello Spazio Artaud della Fortezza Medicea di Volterra, assume così aspetti di lancinante ferocia.
Dopo la tempesta. L’opera segreta di Shakespeare – creazione che il regista e drammaturgo campano ha presentato come di consueto all’interno della trentesima edizione di VolterraTeatro e che prosegue nel percorso tracciato lo scorso anno con Shakespeare. Know Well – si insinua soltanto in prima istanza tra le pieghe sottili e impalpabili dell’opera del genio di Stratford: perché ad andare in scena è la stessa relazione tra Punzo e la Compagnia della Fortezza, e l’ibrido destino dei suoi membri.
Su un tappeto di sabbia costellato di imponenti croci, ammassate sui fianchi delle mura o abbandonate sul terreno, si aggirano spettrali presenze che accolgono il pubblico, sistemato su due lati del perimetro, come in tableau vivant. I corpi scultorei e tatuati si intravedono tra drappi e gorgiere, tra pepli e mantelli, creazioni di Emanuela Dall’Aglio: una contaminazione estetica che confonde barocchismi e cultura di strada, simboli carnali di appartenenza e rivolta con i placidi retaggi di un’epoca ancestrale. Accanto a un letto in ottone, Punzo aspetta di donare un soffio di vita e di voce alla galassia umana che lo circonda, che trascina stanca le vestigia di un combattimento fratricida, o brinda nel silenzio a impossibili vittorie.
Proprio quei pesanti calici in argento, la cui sola presenza dovrebbe promettere celebrazioni e festeggiamenti, continuano a cadere sul terreno e a produrre spaventosi rimbombi: le stesse mani di Punzo non riescono a trattenerli e a preservare con essi la possibilità di un’apoteosi o di un trionfo. Due donne in abiti anni Cinquanta si muovono a passi lenti, piangono disperate, rovistano tra vecchi bauli, mentre alle altre anime intrappolate è concesso, nel breve spazio di un monologo, di narrare il proprio dolore e di sfogare quell’odio che così tanto si amalgama all’amore. È il regista stesso ad avvicinarsi agli attori, e a porgere alle loro labbra il proprio microfono: ecco Giulio Cesare, ecco Otello, ecco Enrico IV, ecco i personaggi che il silente drammaturgo, signore di una «fortezza che la natura si è costruita contro ogni contagio», ha plasmato. Come in un collage, i brani delle tragedie – accompagnati dalle musiche di Andrea Salvadori – si rincorrono l’uno dopo l’altro, e dal loro accostamento ha origine quel nuovo disegno, quella figura che svela un non detto, un omesso celato ma veridico, e che, senza alcuna velleità di trasformarsi in intreccio, racconta di un Prospero moderno le cui magie hanno luogo in un carcere. Sono i fantasmi di Shakespeare a trascinare le pesanti spade sulla sabbia, a pronunciare le battute di una drammaturgia che indaga gli spazi bianchi e i silenzi nascosti tra le pagine dei drammi, a inerpicarsi sulle alte scale che compaiono sulla scena, erette verso un cielo inaccessibile: eppure sono anche gli spettri dello stesso Punzo, demiurgo e involontario sovrano di una comunità che anche nell’arte teatrale trova una necessaria ragion d’essere e una provvisoria panacea alle condanne, ai codici, al dittico della sorveglianza e della punizione.
È un’inutile armatura di cartapesta quella con cui il regista cerca di difendersi dagli assalti dei personaggi, da quelle parole antiche e violente come strali, forse anche dal commovente fascino che i suoi attori emanano con noncuranza. Arcane processioni di uomini orientali lasciano il posto a quelle di bambini, in un continuo susseguirsi di costruzioni visive dal fortissimo impatto scenografico, che sembrano convertire l’atto scenico in una liturgia profana, in una promessa di riscatto affidata – e non potrebbe essere altrimenti – alla bellezza, che sgorga inarrestabile e ineffabile al di fuori dei libri e delle drammaturgie.
Come Prospero, anche Armando Punzo depone il mantello di magia: senza alcuna reticenza, strappa una a una le pagine del libro da lui stesso scritto, lascia cadere a terra i monologhi del moro di Venezia e quelli di Riccardo II, le gelosie e gli intrighi, l’ansia per il potere, i tradimenti. C’è spazio per una nuova possibilità, innocente come quel bambino che lo conduce lontano dall’isola, fuori dalle scene: e che lascia i personaggi incontrastati signori di se stessi, a plasmare una libertà nuova.
Alessandro Iachino
visto alla Fortezza Medicea, Volterra, VolterraTeatro 2016 – luglio 2016
Compagnia della Fortezza
DOPO LA TEMPESTA. LOPERA SEGRETA DI SHAKESPEARE
creazione originale per VT | anteprima nazionale
regia e drammaturgia Armando Punzo
musiche originali e sound design Andrea Salvadori
scene Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo
costumi Emanuela Dall’Aglio
aiuto regia Laura Cleri
movimenti Pascale Piscina
assistente alla regia Alice Toccacieli
video Lavinia Baroni in collaborazione con VaiOltre!
aiuto scenografo Yuri Punzo
collaborazione drammaturgica Giacomo Trinci, Lidia Riviello
collaborazione artistica Adriana Follieri, Daniela Mangiacavallo, Pier Nello Manoni, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Debora Mattiello, Francesco Nappi, Marta Panciera, Luisa Raimondi, Francesca Tisano, Carolina Truzzi
assistenti stagisti Marta Fasulo, Gabriella Indolfi, Azzurra Lochi, Eleonora Risso, Edoardo Trentini
foto di scena Stefano Vaja
organizzazione generale Cinzia de Felice
coordinamento Domenico Netti
amministrazione Isabella Brogi
curatrice Rossella Menna
collaborazione amministrativa Giulia Bigazzi
direzione tecnica Carlo Gattai
light designer Andrea Berselli
suono Alessio Lombardi, Marco Ribecai
con Armando Punzo
e gli attori della Compagnia della Fortezza Salvatore Altieri, Sebastiano Amodei, Vincenzo Aquino, Mohammad Arshad, Andrey Ayala, Saverio Barbera, Nikolin Bishkashi, Pellumb Brhama, Rosario Campana, Maxwell Caratti, Roberto Cecchetti, Giuseppe Centamore, Ivan Chepiga, Giuliano Costantini, Ismet Cuka, Pierluigi Cutaia, Davide Demichele, Raffaele De Moro, Gianluigi De Pau, Luigi Di Giovanni, Amar Papa Diouf, Oktavian Dumitru, Nicola Esposito, Mohammed Essalmi, Vincenzo Fagone, Alban Filipi, Pasquale Florio, Massimo Fruttidoro, Heros Gobbi, Arian Jonic, Ibrahima Kandji, Nasser Kermeni, Kujtim Kodra, Giuseppe Lamacchia, Carmelo Dino Lentinello, Hai Tzen Lin, Matteo Macchiarelli, Domenico Maggio, Antonino Mammino, Massimo Marigliano, Paolo Marino, Gianluca Matera, Gaspare Mejri, Edmond Parubi, Emidio Paolucci, Marian Petru, Antonio Pilato, Ciprian Putanu, Hamadi Rezeg, Vincenzo Rubino, Tip Saiw Sai, Alvaro Sapana, Mario Serban, Vitaly Skripeliov, Lucian Tarara, Luciano Testa, Massimo Torre, Fabio Valentino, Alessandro Ventriglia, Sinan Wang, Tony Waychey, Qin Hai Weng, Antonio Zambo
e con Elisa Betti, Eva Cherici, Gillo Conti Bernini, Giulia Guastalegname, Francesco Nappi, Francesca Tisano
e i giovanissimi Gregorio Mariottini, Marco Piras, Andrea Taddeus Punzo de Felice, Tommaso Vaja
Si ringraziano di cuore Mariya Vovk, Luca Marrocco e Giancarlo Baronti per il prezioso aiuto dato ognuno a suo modo al nostro lavoro.
Un pensiero e un ringraziamento che dureranno per sempre a Renzo Graziani grazie al quale tutto ciò ha avuto inizio e a Franco Quadri, Piera Rolandi e Don Vincenzo Guttadaura per l’amicizia, l’attenzione e il sostegno datoci negli anni.
produzione VolterraTeatro/Carte Blanche
con il sostegno di MiBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Volterra, Comune di Pomarance, Comune di Castelnuovo V.C., Comune di Montecatini V.C., Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Ministero della Giustizia C.R. Volterra
in collaborazione con la Rassegna Fra Terra e Cielo
e con il sostegno di Enel Green Power