Geppetto e Geppetto è l’ultimo spettacolo scritto e diretto da Tindaro Granata, lo abbiamo visto in anteprima a Primavera dei Teatri. Recensione
Non è un caso che il volume edito da Cue Press e da poco disponibile si intitoli Familiae. Tindaro Granata sin dal suo esordio autoriale, quell’Antropolaroid che aveva conquistato pubblico e critica qualche anno fa, ha messo al centro della propria ricerca la famiglia. E quel sostantivo latino indica proprio la complessità alla base di un sistema relazionale che molti invece intendono come immutabile pietra angolare della civiltà occidentale. Dopo quel primo guizzo da solista, l’indagine di Granata ha scavato nell’oscurità riflettendo attorno a un fatto di cronaca straziante, il caso di pedofilia che muoveva l’urgenza di Invidiatemi come io ho invidiato voi. Infine al festival Primavera dei Teatri 2016, nella sala del Teatro Sybaris di Castrovillari gremita – come sempre accade nel festival diretto da Dario De Luca e Saverio La Ruina – l’ultimo capitolo di questa trilogia, Geppetto e Geppetto, è andato in scena in un’anteprima molto attesa.
Come il falegname di Collodi i due protagonisti, Toni e Luca, interpretati da Tindaro Granata e Paolo Li Volsi, creano la vita dove non esiste, contravvenendo a quelle leggi di natura a cui si sono appellati anche coloro che hanno voluto stralciare la parte della norma Cirinnà dedicata alla stepchild adoption. Ed è la stessa idea biblica di natura a essere invocata da un’amica della coppia e dalla madre di Luca, entrambe contrarie alla volontà dei due di affrontare il difficile percorso della genitorialità attraverso la maternità surrogata.
La struttura è quella di un vero e proprio dramma didattico, scenograficamente rappresentato solo da un tavolo – epicentro simbolico della vita familiare – dal quale pendono tre cartelli che con calligrafia bambinesca nominano la funzione dell’oggetto: agenzia, cucina, scuola. Due file di sedute laterali offrono alloggio agli attori “fuori scena” che, rimanendo visibili, diventano spettatori. Non c’è altro se non le magliette nere degli attori sulle quali appaiono i nomi di ogni personaggio interpretato.
Tutto avviene dentro la famiglia, o al massimo a scuola, che è una sorta di sua propaggine; quel poco che accade fuori viene raccontato invece che espresso in dialoghi, un’alternanza quella tra dramma e narrazione che crea un meccanismo funzionale quando ben gestito, ma che qua e là sconta una certa mancanza di precisione. La prima parte dello spettacolo sviluppa una notevole attenzione nello spettatore, i due protagonisti devono affrontare i propri dubbi e quelli degli altri, l’ambientazione poco tratteggiata ci suggerisce che entrambi vengano dalla Sicilia – regione che colora il parlato della pièce – ma si siano poi trasferiti al nord. Il tratto fondamentale però sta proprio nel voler trattare la vicenda fuori dallo stereotipo geografico e ideologico, anche se in alcuni momenti le dichiarazioni aberranti dei partecipanti al Family Day colpiscono mostrando quanto la realtà del Paese possa essere radicale. Alla scelta di mettere al mondo un bambino tramite un’agenzia con cui troveranno una gestante negli Stati Uniti è contraria non solo la madre (Roberta Rosignoli) siciliana di Luca ma anche l’amica Franca (Alessia Bellotto) tutt’altro che meridionale e lo stesso Toni deve superare l’indottrinamento di stampo cattolico e convincersi di essere nel giusto prima di affrontare la situazione. E poi c’è lui, il figlio (Angelo Di Genio) che nella seconda parte dello spettacolo sarà un giovane ribelle incapace di accettare la morte precoce di uno dei due genitori mostrando una rabbia che lo porterà ad attaccare Toni, insomma a dimostrazione che una coppia gay ha gli stessi problemi di tutte le altre famiglie.
Come si può non essere d’accordo? Le difficoltà però nascono quando per far coincidere il disegno scenico con quello concettuale, ovvero con la tesi, l’autore immagina un futuro lungo decine di anni nel quale succede un po’ di tutto quello che potrebbe accadere a una famiglia (ché appunto è questa le tesi). Ma la macchina scenica non regge a tale sforzo immaginifico utilizzando come carburante solo la realtà. Anna Bandettini ha parlato di “melodramma”, il rischio purtroppo, nonostante l’efficacia degli attori, è proprio questo. Le litigate del ragazzo con gli amici causate da differenti visioni della vita, lo scontro padre-figlio, il giovane che si fa uomo e va al lavorare all’estero per tornare dal padre in punto di morte: un campionario di classici nuclei narrativi che, se percorsi con gli strappi di cui uno spettacolo teatrale naturalmente deve fare uso (a meno che non utilizzi una forma seriale), rischia di banalizzare la complessità degli accadimenti.
Andrea Pocosgnich
Teatro Sybaris, Castrovillari – Primavera dei Teatri, giugno 2016
Prossime date
8 – 18 giugno 2016 Teatro Duse, Genova
Geppetto e Geppetto
di Tindaro Granata
regia Tindaro Granata
con (in ordine alfabetico) Alessia Bellotto, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Carlo Guasconi,
Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli
regista assistente Francesca Porrini
allestimento Margherita Baldoni
luci e suoni Cristiano Cramerotti
assistente ai movimenti di scena Micaela Sapienza
organizzazione Paola A. Binetti
coproduzione Teatro Stabile di Genova, Festival delle Colline Torinesi, Proxima Res
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