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Gli attori allo Stato: “vogliamo essere protagonisti attivi delle decisioni”

Gli attori riuniti nel gruppo Facciamolaconta scrivono al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ai ministri Dario Franceschini e Giuliano Poletti facendo il quadro della situazione sul lavoro dell’attore in Italia

LETTERA APERTA DEGLI ATTORI A

Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella

Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Dario Franceschini

Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Giuliano Poletti

Siamo un gruppo di attori professionisti italiani che lavorano in teatro e nell’audiovisivo (al momento 600) riunitosi, spontaneamente e senza alcuna bandiera politica, sotto il nome di FACCIAMOLACONTA. Siamo l’espressione della volontà di comprendere e di far comprendere le ragioni di questa pericolosa crisi occupazionale del settore, dal punto di vista di chi ne è componente fondamentale, gli attori e le attrici, tra i più penalizzati e meno tutelati del settore dello Spettacolo.

La crisi occupazionale è tale da aver determinato l’ATTIVAZIONE DELLO STATO DI CRISI del settore dello Spettacolo dal Vivo, richiesto in maniera congiunta dalle Segreterie Nazionali dei Sindacati, e con la quale ci dichiariamo in totale accordo.

Una democrazia ha il compito di occuparsi della crescita umana e spirituale dei cittadini, per questo lo Stato deve investire nella Cultura e nell’Educazione.
Le questioni sono molto ampie, per cui ci concentriamo in questa lettera solo su alcuni aspetti molto critici dello Spettacolo dal Vivo.
Attraverso il nostro impegno vogliamo porci come soggetti propositivi e dialoganti con le istituzioni, al fine di presentare richieste di tutela per la nostra professione e il riconoscimento della centralità dell’attore nel Teatro di Prosa.
Vogliamo essere protagonisti attivi delle decisioni che vengono prese a proposito delle norme che regolano lo Spettacolo dal Vivo, e non assistere passivamente alle conseguenze di decreti decisi dal Ministero, dopo un confronto con le sole Imprese (AGIS).

Non abbiamo potuto non notare che nel Decreto Ministeriale che reca la firma del Ministro Franceschini, non compare neanche una volta la parola “attore”. Si può fare Teatro di Prosa senza gli attori e le attrici? No!
Eppure, malgrado le dichiarazioni di intenti del Presidente del Consiglio Renzi, sulla necessità di investire nella Cultura, e l’impegno del MIBACT nell’approvare il Disegno di Legge sull’Audiovisivo e lo Spettacolo dal Vivo, gli attori e le attrici, che dovrebbero essere centrali proprio per il raggiungimento dell’obiettivo del riordino del settore, non esistono.
Non c’è impresa culturale teatrale senza attori, bisogna prenderne atto; eppure si continua a svilire gli Artisti.

Vi forniamo un esempio concreto e documentato:
dal bilancio 2015 del Piccolo Teatro di Milano, struttura di eccellenza in Italia, il più trasparente e chiaramente leggibile, si ricava che di tutto il finanziamento pubblico ricevuto dal Ministero e Enti locali, solo il 5% è destinato agli artisti. Saremo più chiari mostrando che da quei dati, operando una semplice divisione delle spese per numero di lavoratori impiegati nelle diverse mansioni, si evince che la retribuzione media annua di un Attore è €5.000, di un Tecnico stagionale €27.000, di un Dirigente €100.000, e del Personale a tempo indeterminato €47.000 (categoria nella quale non rientra neanche un Artista).
I dati parlano chiaro, la crisi occupazionale della nostra categoria è gravissima: si lavora poco e sempre meno pagati, perché i finanziamenti non sono destinati al palcoscenico ma a tutto ciò che ci gira intorno, con una sproporzione abnorme.

Numerosi, inoltre, sono gli episodi di sfruttamento degli artisti a titolo gratuito: esempi di ciò sono Zétema a Roma ed Expo a Milano, e non si sottrae neanche il Ministero della Pubblica Istruzione, che organizza eventi per gli studenti in cui si chiede agli attori di prestare la loro opera gratuitamente. E vogliamo pensare che anche il Ministro Franceschini, quando ha annunciato l’apertura gratuita dei teatri per il prossimo 22 ottobre, non abbia supposto che gli attori debbano lavorare gratis quella giornata, e quindi avrà previsto le giuste coperture economiche.

Abbiamo bisogno che venga rispettato il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.
Abbiamo bisogno di un sistema che definisca chi è “attore professionista”, riconosciuto come un lavoro di alta specializzazione, indispensabile per l’arricchimento di una società democratica.
Abbiamo bisogno che chi lavora su un palcoscenico, in un set o in uno studio di registrazione, abbia tutele e sia pagato per l’opera che presta.
Abbiamo bisogno che venga riconosciuta la peculiarità e l’atipicità del nostro lavoro: lavoriamo senza continuità, nella maggior parte dei casi svolgendo mansioni di lavoratori subordinati e, nonostante sempre più spesso ci sia imposta dalle imprese l’apertura della partita IVA, non siamo “lavoratori autonomi”.
Abbiamo bisogno di leggi che ci tutelino, come avviene per le altre categorie di lavoratori: riconoscimento giuridico, infortunistica, maternità, disoccupazione, malattia, ammortizzatori sociali.

Le produzioni falliscono e i teatri chiudono; molti spettacoli vengono abbandonati in sede di prove; si sta sdoganando l’idea che per l’artista non debba esistere nessuna forma di tutela e che l’equilibrio dei conti aziendali venga prima del rispetto del Contratto Nazionale del Lavoro.

Il nostro è un mestiere di trasmissione e scambio di saperi e di tecniche, che avviene nelle scuole e in palcoscenico. Il teatro è sempre stato un luogo intergenerazionale, con ruoli per attori giovani e meno giovani, per necessità drammaturgiche e a seconda della maturazione e del talento degli artisti. Questo ha fatto grande la tradizione del Teatro Italiano. Sul palco il ricambio generazionale è sempre avvenuto naturalmente, lo stesso non si può dire degli uffici. Non comprendiamo quindi il senso della direttiva ministeriale di aprire scuole per attori in ogni Teatro Nazionale, che immettono poi sul mercato una moltitudine di giovani che non avranno nessuna possibilità di lavorare perché il sistema Spettacolo dal Vivo, prossimo alla paralisi, non potrà collocarli; né comprendiamo le agevolazioni per gli Under35 che, nella forma espressa nel Decreto Ministeriale e adottata da diverse normative per l’erogazione del FUS da parte degli Enti locali, discrimina il resto della categoria (gli attori sopra i 35 anni, che non hanno nessuna garanzia di continuità) e non promuove in realtà l’occupazione giovanile e il ricambio generazionale, creando di fatto un grande bacino di lavoratori a basso costo rimpiazzabili ogni 2/3 anni.

Noi attori e attrici di FACCIAMOLACONTA sentiamo una responsabilità morale verso noi stessi, verso i cittadini e verso le generazioni future, in difesa del talento, del lavoro e dell’espressione artistica, che ci spinge ad affrontare definitivamente questioni troppo a lungo lasciate in un limbo legislativo mai del tutto chiarito.
Riteniamo quindi sia fondamentale che la prossima Legge sullo Spettacolo dal Vivo, sia frutto anche e soprattutto del confronto con gli attori, e auspichiamo siano finalmente sancite tutele e garantiti diritti indispensabili alla salvaguardia dell’intero Teatro italiano!

Vi ringraziamo per l’attenzione e restiamo pronti a un costruttivo confronto.

Vi salutiamo ricordandoVi le parole del Bardo:
“Trattali bene, perché gli attori sono l’estratto, il sunto, l’essenza del Tempo.”
FACCIAMOLACONTA

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1 COMMENT

  1. Sì però il sottotitolo non è studiato bene. Sembra che gli attori vogliano partecipare alle decisioni in genere, la guerra in afghanistan, il taglio del deficit, la riforma socio sanitaria. quanto lamentato accadeva anche 30 anni fa. la struttura amministrativa fagocita quella artistica. Uno dei motivi è che i rapporti col ministero e gli altri enti pubblici sono gironi infernali kafkiani.

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